Non si nasconde gli errori. Neanche però risparmia chi ha remato contro. Pierpaolo Nagni alla fine della sua analisi centra quella che sembra la pecca vera della classe dirigente che ha governato il Molise nella precedente legislatura e di cui lui ha fatto parte: non essere, cioè, riuscita a farsi apprezzare nonostante il lavoro compiuto e i risultati ottenuti. Per dirne qualcuno, Nagni è l’assessore della metropolitana leggera e dell’elettrificazione della ferrovia da Campobasso a Roma. Il primo progetto osteggiato e criticato, il secondo invece atteso da tutti. Sono, in realtà, l’uno la base dell’altro.
«Commentare una sconfitta, non è mai cosa semplice. Lo era da giovane allenatore di calcio, lo è da sempre in politica. E lo è ancor di più quando essa è condita con qualche rammarico e un pizzico di amarezza, non per il risultato, ma per una serie di piccoli episodi e sorprese che vanno ben al di là del “quantum” elettorale», osserva l’ormai ex assessore alle Infrastrutture.
Riferimento in Molise di Ap e poi di Civica popolare di Lorenzin, alle regionali è stato capolista de ‘Il Molise di tutti’, lista che ha raccolto solo l’1,86%.
«Nei settori che ho seguito, trasporti e lavori pubblici, ereditammo una situazione economica e gestionale nota a tutti, con criticità incredibili. Dal primo giorno, testa bassa a lavorare per ripianare debiti, riprogrammare somme, lavorare con il governo per ottenerne di aggiuntive. Un obiettivo in parte raggiunto, special modo nei trasporti, dove – rivendica Nagni – è stato ripianato il debito di 90 milioni di euro con Trenitalia e abbiamo avviato la gara per il gestore unico per il trasporto su gomma, attraverso una manifestazione europea, che garantirà l’accesso a chiunque vorrà proporsi con un’offerta seria, gestibile, garantita. Così come sull’ammodernamento della rete ferroviaria, che anche attraverso la riprogrammazione della delibera Cipe che finanziava l’autostrada, vede stanziati fondi per l’elettrificazione dell’intera tratta Campobasso – Roma. Finanziamento per dissesto idrogeologico, strade interne, cessione delle strade ad Anas, edilizia scolastica e sportiva».
Quindi evidenzia: «Chi si occuperà di trasporti e lavori pubblici, si imbatterà in parecchie criticità ma, con il rispetto di tutti, troverà una situazione migliorata rispetto al passato. Un quadro ordinato, sostenibile e specialmente improntato su progetto non evidente nell’immediato, ma che sarà certamente apprezzato in futuro. Per carità, la visione politica potrebbe essere diversa, ma mi piace pensare che il futuro assessore, dopo che riceverà le consegne, apprezzerà l’equilibrio e la bontà di quanto fatto, con l’auspicio che diverse tra le iniziative intraprese, siano giustamente e degnamente considerate».
Quanto alla politica, «con l’aria che tirava, come fatto da tanti, qualche mese fa si potevano prendere decisioni diverse, abbandonando la nave. Ma per me non funziona così, la politica. Non funziona così se si è protagonisti di un progetto, se si ricoprono o si sono ricoperti incarichi di vertice. E, in estrema ratio, avrei potuto scegliere un’altra strada, ossia quella strategica della non candidatura. Invece no. Io e quanti mi sono stati accanto, abbiamo preferito concorrere in una partita che sapevamo essere complicata e in salita, ma con dignità, serenità e anche entusiasmo insieme ai candidati della lista de “Il Molise di tutti” che ringrazio ancora». Doveroso, aggiunge, «un plauso a Carlo Veneziale, un amico, un collega, un uomo che con tenacia, professionalità e vivacità ha sposato un progetto difficile fin da subito, per puro spirito di servizio verso partito, alleati e coalizione».
Non gli difetta la chiarezza, quindi l’ex assessore ragiona: «Come si è arrivati a questa situazione, lo sanno anche i muri. Una coalizione disgregata, la creazione di gruppi alternativi che poi si sono rivelati non troppo competitivi, la fuga degli amministratori e dei candidati da un giorno all’altro. Il risultato dell’urna è sacro e va rispettato, così come le decisioni prese dai singoli candidati, basate su personali valutazioni e riflessioni. Ciò che però è difficile da comprendere è come proprio quella componente progressista che ispirò il progetto politico di cambiamento che Paolo (Frattura, ndr), nel bene o nel male, ha avviato, lasciando una Regione con i conti a posto, sia diventata la prima nemica. Forse una nostra grande responsabilità è stata proprio quella di non spiegare quel processo che stavamo portando avanti».
Personalmente, Nagni è stato il riferimento di molti amministratori, al di là delle stringenti appartenenze politiche. Anche di chi all’ultimo momento è passato col centrodestra, qualcuno ora è consigliere regionale. «Ho scelto di aprirmi al territorio, ai sindaci, agli amministratori. A tutti, indistintamente, anche se qualcuno mi rimprovera sia stato un errore strategico. Tuttavia, qualche rammarico su alcune scommesse perse, ma umane più che elettorali, resta. E chi fa politica questo lo sa, anche se non ci si abitua mai. Ma la politica, quella vera, quella appassionata, si può fare ovunque, anche al di fuori delle istituzioni e senza incarichi. L’importante è che non manchino le energie e gli stimoli per parlare con la gente».
Così, conclude, «buon lavoro a Donato Toma, ai nuovi eletti in Consiglio regionale. A tutti loro un sincero in bocca al lupo perché il compito di tutti sarà difficile. Un auspicio mio, al di là delle varie retoriche, è che si faccia tesoro dei risultati e si faccia una riflessione politica seria che conduca la cosiddetta politica “tradizionale” a ricucire con i cittadini. A “far pace” con loro. Anche su questo dovevamo fare di più, ma eravamo troppo presi da altro e non ci rendevamo conto dello scollamento che si stava verificando con la società civile, fino alla batosta (nessun termine migliore) del 4 marzo. Dunque, al di là di ogni delibera, determina, decisione o nomina, il compito più difficile e che auguro a tutti di raggiungere sarà proprio questo. Farsi apprezzare».

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