Europa e migranti: revisione del regolamento di Dublino ed equa ripartizione fra tutti i Paesi Ue. Reddito di cittadinanza e riforma dei centri per l’impiego, salario minimo orario. Infine, intesa possibile sulla tassazione.
In una lettera al Corriere della Sera, Luigi Di Maio definisce i temi su cui M5S e Pd possono incontrarsi e parlare. Sediamoci, è l’invito che ribadiscono i 5 Stelle a pochi giorni dalla direzione al Nazareno.
Non è affatto semplice. Le rispettive basi, quella del Pd e quella del Movimento, sono in rivolta. Ma i giorni passano e la rabbia scema. Variabile più significativa è il voto in Friuli. Esito scontato a favore del centrodestra a trazione Lega. Salvini ha promesso imponenti manifestazioni di piazza contro un governo 5 Stelle-Pd.
Al Nazareno mercoledì per la direzione dal Molise andranno – fra gli altri – Laura Venittelli, Micaela Fanelli e Paolo Frattura.
La segretaria uscente e neo consigliera regionale spera «prevalga la politica e che quindi non ci siano spaccature. Il Pd a ogni livello ha bisogno di meno conflittualità». Se si vota, con posizioni contrapposte, al di là dell’esito a suo parere il partito ne esce a pezzi. Peggio di come è già messo dopo la sconfitta del 4 marzo.
Che è stata, appunto, una sconfitta. Per cui, ragiona invece il governatore uscente Frattura, è giusto che si rispetti il responso delle urne. «Penso che i cittadini italiani abbiano deciso di dare fiducia al centrodestra e ai 5 Stelle. Giusto, dunque, che il centrosinistra e il Pd facciano una sana e costruttiva opposizione». Senza contare, è una preoccupazione diffusa fra i renziani che indicano lo spauracchio della famosa diretta streaming fra Bersani e Grillo, che l’abbraccio con M5S potrebbe essere mortale per i dem. «Se si deve dar vita un governo che abbia degli obiettivi – prosegue Frattura – allora meglio il governo del presidente. Con un programma, le cose da fare tra cui la legge elettorale e poi si va a votare».
Il ‘contratto’ fra gli acerrimi nemici (per ora ex acerrimi nemici) è l’ultimo tentativo possibile anche per i pentastellati. Se fallisce questa strada, dicono oggi, si torni a votare. «Abbiamo chiesto al Pd di metterci a un tavolo e confrontare i nostri programmi, mettendo poi nero su bianco cosa si vuole fare, come e in che tempi. Nella lettera al Corriere della Sera, Di Maio ha indicato i punti chiave. Certo – osserva il deputato M5S Antonio Federico – il percorso è complicato. Il Pd deve verificare nella sua direzione la volontà politica di intraprendere questa strada». Anche M5S, se si riuscirà a formare questo tavolo e a individuare con più chiarezza e decisioni i temi su cui le due forze politiche – il primo e il secondo partito in Italia sulla base del voto del 4 marzo – possono provare a governare insieme, consulterà gli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Dopo, però, che ci si sarà seduti al tavolo per capire cosa si può fare. In ogni caso, è l’ultima spiaggia nelle indicazioni di M5S. Se fallisce questa strada, chiosa Federico, non resta che tornare al voto.

ritai

Un Commento

  1. Bellissimo !!!!! E’ frattura, a dire che serva coerenza nel piddì. Parlando di piddì, “frattura” è giusto quello che serviva. Ma è un militante del piddì, frattura ??? Tra poco il piddì si fratturerà minuziosamente.

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