Gli ‘esclusi’ sperano. Il presidente eletto è in fase di riscaldamento ma adesso comincia a sentire l’urgenza di scendere in campo. La proclamazione relativa alle regionali del 22 aprile tiene tutti col fiato sospeso.
Sedici giorni fa i molisani hanno votato per il rinnovo del vertice della Regione e del Consiglio di via IV Novembre. I dati presenti nella banca dati di Palazzo Vitale – consultabili sul sito internet appositamente allestito – sono “non ufficiali”. Di che numeri si tratta? Di quelli inseriti, sulla base dei verbali dei seggi, direttamente dal personale dei Comuni. Errori di inserimento, di battitura, sono assolutamente possibili. La legge elettorale approvata a fine novembre prevede che sia l’ufficio unico circoscrizionale (commissione composta da tre giudici del Tribunale di Campobasso coadiuvati nelle operazioni dal personale delle cancellerie) a ‘effettuare lo spoglio’ in base ai verbali delle sezioni. Terminate le verifiche, trasmette gli atti con le risultanze all’ufficio centrale regionale (insediato in Corte d’Appello) che provvede poi a proclamare gli eletti: e cioè a individuare il presidente che ha preso più voti e ad assegnare i seggi fra le forze politiche.
Bene, dopo 16 giorni l’unica notizia ufficiosa su cui varie fonti concordano è che probabilmente entro oggi dal Tribunale saranno inviati i verbali di chiusura delle operazioni alla Corte d’Appello. Verosimilmente, entro mercoledì è attesa la proclamazione.
Ma perché è una proclamazione al cardiopalma?
Il governatore. Giovedì a Roma è in agenda la Conferenza delle Regioni, poi la Stato-Regioni e la Unificata. Al vaglio dei presidenti provvedimenti importanti che saranno discussi, in pre riunione mercoledì pomeriggio. Donato Toma, per mercoledì pomeriggio, sarà proclamato o no? Nessuno, ad oggi, ne ha certezza. E in caso lui non fosse ancora formalmente presidente come si procede? Frattura, ancora in carica, tuttavia di fatto non può più prendere decisioni che non siano di ordinaria amministrazione. Un riparto di fondi, un parere su un provvedimento del governo nazionale non sono propriamente decisioni ‘ordinarie’. Se a questo si aggiunge che Massimiliano Fedriga, eletto il 29 aprile in Friuli (regione che ha1.300 sezioni elettorali da scrutinare e non 394 come il Molise) è stato proclamato appena quattro giorni dopo il voto, si comprende come l’attesa si stia caricando di una certa tensione in Molise.
Gli ‘esclusi’. C’è una partita parallela che si sta giocando ed è anche questa – anzi questa di più – una sorta di guerra di nervi. Numerosi candidati, che si sono classificati in zona ‘eleggibile’, hanno lamentato dalle ore immediatamente successive al voto una serie di difformità fra i dati che avevano raccolto attraverso gli staff e i rappresentanti di lista e quelli inseriti dai Comuni nel database della Regione. È accaduto a Nicola Romagnuolo, secondo dei non eletti di Forza Italia, e ad Alberto Tramontano, stessa posizione nella Lega. Entrambi hanno sottoposto all’ufficio unico circoscrizionale la questione, indicando anche le sezioni in cui i numeri del sito della Regione non rispecchiano quelli raccolti e che, a loro dire, sono registrati sui verbali compilati dal presidente di seggio. Alla loro istanza, una sorta di riconteggio ante litteram o verifica mirata, l’ufficio ha risposto come in altri due casi, parzialmente differenti: in sostanza si tratta di una verifica che esula dalla competenza del Tribunale ordinario in questa fase. Eventali ‘doglianze’ del genere, relative ai dati ufficiali – che saranno appunto quelli della Corte d’Appello – potranno quindi essere proposte al Tar. Ma ciò non toglie che, se nei verbali ci sono i voti che Romagnuolo e Tramontano hanno contato nel loro personale database, la graduatoria delle liste potrebbe cambiare. Diventare primo dei non eletti significa, in base alle modifiche statutarie approvate in via definitiva a febbraio, entrare in Consiglio regionale se uno degli eletti di Forza Italia e Lega diventa assessore.
All’ufficio circoscrizionale si sono rivolti, con ragionamenti e obiettivi differenti, anche Oreste Scurti – secondo dei non eletti di M5S – e Lidia De Benedittis, candidata con Liberi e Uguali. Nel primo caso Scurti – che ha anticipato l’intenzione di proporre un’azione giurisdizionale dopo la proclamazione – lamenta la mancata assegnazione dei voti del candidato governatore Greco all’unica lista a lui collegata. Secondo questo ragionamento, ai 5 Stelle andrebbe un altro seggio (che perderebbe il Pd a quel punto rappresentato in Aula solo da Facciolla). Dal Pd fanno sapere: ipotesi destituita di fondamento.
Opposta, invece, la tesi secondo cui è il centrosinistra a poter recuperare – recuperando preferenze alla lista di Leu – un eletto che sarebbe Francesco Totaro (e i grillini in Assise sarebbero cinque, salterebbe il posto di De Chirico). A segnalare difformità da approfondire è stata De Benedittis che, secondo alcune voci, avrebbe ‘recuperato’ una cinquantina di voti nella verifica ordinaria del Tribunale (anche a lei l’ufficio circoscrizionale ha risposto infatti che il riconteggio non è previsto in questa fase). Però, secondo indiscrezioni a Leu servirebbero 200 voti in più per spuntare un terzo seggio per il centrosinistra. Né si è chiusa ancora la querelle secondo cui è il secondo seggio del Pd ad essere a rischio (sempre a favore di Leu).
Il cardiopalma. Le questioni sul tavolo sono tante. Ecco perché più passano i giorni e più l’attesa si carica di tensione. Perché sono necessari così tanti giorni? «Ci vuole il tempo che ci vuole…», si è sentito rispondere qualche delegato di lista che in questi giorni si è recato più volte a chiedere e sollecitare. Se stamattina l’incartamento passa alla Corte d’Appello, qualche altra ora ci vorrà. Sempre che tutto fili liscio. Perché se l’ufficio circoscrizionale ha rilevato casi controversi, potrebbe esserci bisogno di più di qualche ora.
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Quasi 3mila schede non valide. Il disgiunto resiste ma è nullo

Solo 3 le schede contestate. Quasi 3mila, invece, quelle annullate. O meglio, come si legge sul sito che la Regione ha allestito per la raccolta dati delle elezioni del 22 aprile, “schede non valide”.
Un’enormità. Impossibile fare una diagnosi certa sui concreti motivi di annullamento dell’espressione del voto. Ma fonti ufficiose, candidati e loro rappresentanti che hanno seguito lo scrutinio nei seggi, indicano come un errore molto diffuso sia stato quello del voto disgiunto. Errore diffuso e comune perché per anni, dal 1995 (anno in cui il presidente era solo indicato dallo schieramento e non ancora eletto direttamente) in poi i molisani hanno potuto scegliere un governatore di centrodestra e un consigliere di centrosinistra o viceversa. La riforma approvata a fine novembre, invece, ha scelto tutt’altra strada: votando il consigliere si vota anche il presidente a cui è collegato. Una croce su Veneziale, per fare un esempio concreto che però è solo un esempio, e un’altra su Cavaliere annullano la scheda.
L’abitudine di anni, probabilmente, ha in parte resistito agli spot su come si vota, ai facsimile distribuiti dall’esercito di candidati e alla campagna elettorale.
Se le schede non valide sono state 2.860, tante anche quelle bianche: ben 1.462 persone si sono recate ai seggi ma non hanno espresso il voto per nessuno dei competitor.

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