Amarezza da una parte e stoica rassegnazione dall’altra. «Alla fine se non c’è alcuna maggioranza e prosegue questa fase di stallo meglio andare al voto», commenta Annaelsa Tartaglione. I più decisi? I 5 Stelle. Anche se stavolta non partono favoriti e sono loro a rischiare di più. «Pronti a raccontare quel che è accaduto in questi mesi. Al voto, anche a luglio!», è Antonio Federico a confermare la linea al termine di una riunione degli eletti pentastellati.
Tutti al primo mandato, i parlamentari molisani fanno i conti con l’improvvisa accelerazione della crisi. Il terzo giro di consultazioni si chiude con un nulla di fatto cruento. Al termine dei colloqui il Capo dello Stato parla alla stampa parlamentare per otto minuti e richiama i partiti alla responsabilità: l’Italia ha bisogno di un governo, o appoggiate un esecutivo neutrale ma con pieni poteri, oppure riportate i cittadini alle urne, ma esponendo a gravi rischi il Paese.
A stretto giro la risposta di M5S e centrodestra. Luigi Di Maio su Twitter: «Nessuna fiducia a un governo neutrale, sinonimo di governo tecnico. Si vada al voto a luglio». E Matteo Salvini: «O governo di centrodestra o voto in estate. Non c’è tempo da perdere, non esistono governi tecnici alla Monti, contiamo che Berlusconi mantenga la parola data e abbia la nostra stessa coerenza, poi gli italiani ci daranno la maggioranza assoluta e cambieremo l’Italia da soli».
Forza Italia ago della bilancia: «Coerentemente con il voto degli italiani – si legge in una nota – valuteremo la posizione con gli alleati, tenuto conto degli impegni presi tra i leader. Non ci spaventa il voto, ma l’estate non aiuta la partecipazione. Meglio in autunno». Solo il reggente del Pd Maurizio Martina condivide «il richiamo alla responsabilità del presidente Mattarella» e assicura sostegno al governo neutrale. Solo il Pd fra le forze principali. Perché con Mattarella si schiera anche Leu.
Che il Presidente della Repubblica si fosse riservato una carta – il governo neutrale – era una sensazione diffusa a Roma giù dal primo pomeriggio. «Si è lasciata aperta una possibilità, vediamo cosa accade nelle prossime ore», osserva infatti dalla Capitale la deputata di Campomarino Giuseppina Occhionero.
Per l’avvocatessa, esponente di Liberi e Uguali, «la situazione di stallo deprime la maggior parte di noi. I leader questa partita la giocano con obiettivi e spirito diversi. Io personalmente ho visto comunque molta irresponsabilità da parte di tutti. Si sta giocando a chi tira più forte ma forse al ritorno al voto in molti non credevano».
Neanche il tempo di prendere le misure allo scranno. E il seggio a Leu in Molise è stato considerato un miracolo del Rosatellum, una vittoria alla lotteria.
Come vive queste ore? «Sarei ipocrita se dicessi che quello che sta accadendo è irrilevante. Non può che esserci una punta di amarezza e deriva dal fatto che avrei così tanta voglia di fare, come tutti coloro che sono alla prima esperienza, tanta voglia di fare per il Molise, di mettermi in gioco, ricostruire. Ognuno ha un progetto da portare avanti. Il realismo impone di non nascondersi la situazione complicata, diciamo però che un po’ di speranza resta».
Tartaglione segue il precipitare degli eventi dal Molise, a distanza perché da coordinatrice di Forza Italia sta anche curando la partita delle amministrative del 10 giugno. «Noi di Forza Italia siamo stati fin da principio aperti a qualsiasi soluzione di governo per far uscire il Paese dallo stallo. Ci sono stati veti senza senso nei nostri confronti. Gli italiani si aspettavano risposte, mentre Di Maio fa solo capricci. Noi, invece, abbiamo una cultura di governo. La gioventù non sempre funziona. Quando si tratta di governare ci vuole la responsabilità che Berlusconi ha sempre dimostrato». Aperti a qualsiasi soluzione, ma – precisa Tartaglione – gli azzurri non daranno l’appoggio esterno a un esecutivo 5S-Lega. «Di Mai poi si è incartato da solo. Ha perso in Molise e Friuli, dove addirittura è all’8%. Gli italiani stanno capendo che è il centrodestra la soluzione per il Paese. Se non si trova una maggioranza – conclude – meglio il voto, gli italiani si chiederanno chi ci ha portato a questa situazione».
Antonio Federico è, infine, stringato e lapidario: «Siamo pronti a raccontare agli italiani cosa è accaduto in questi due mesi e siamo pronti ad andare a votare al più presto, anche a luglio».
Per il Molise tre elezioni in sei mesi, se si vota in autunno. Quattro nei centri che rieleggono il sindaco (fra cui Venafro, Guglionesi e Larino). Il ritorno alle urne si abbatte, è il caso di dirlo, sull’estate dei molisani. E su chi contava in una riavvio dell’attività istituzionale non solo a Campobasso ma pure a Roma.
r.i.

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