I nodi non si sono ancora sciolti. Anzi, se n’è aggiunto qualcun altro.
Lunedì si vota il presidente del Consiglio regionale, mancano tre giorni. Tempo congruo per le fiammate improvvise prima del verdetto delle urne di Palazzo D’Aimmo.
Sulla carta, ad oggi, la maggioranza non è compatta. C’è un accordo, in calce 11 firme, siglato in via Genova lunedì sera. Accanto alla casella più importante dell’Assise c’è scritto: Udc – Micone. Ma martedì pomeriggio Aida Romagnuolo, che pure aveva detto sì all’intesa la sera prima, ha cambiato idea e ha messo per iscritto la richiesta al presidente Toma: voglio concorrere per la carica di presidente del Consiglio. Se la poltrona andasse alla Lega, il Carroccio non avrebbe l’assessorato e, sussurrano i custodi più ortodossi del patto siglato in giunta, neanche la presidenza di commissione per la seconda eletta Filomena Calenda.
Al momento, però, né l’ostilità di pezzi consistenti della maggioranza né i richiami che arrivano dalla Lega stessa a «tornare con i piedi per terra» fanno retrocedere Romagnuolo. Non rilascia dichiarazioni ma resta in corsa per la guida dell’assemblea legislativa. Insidiata dal coordinatore regionale Mazzuto, su cui sarebbe ricaduta la scelta di Salvini per la giunta (e il segretario nazionale l’avrebbe indicato a Toma), la consigliera di Casacalenda forse ha giocato d’astuzia. Nell’elezione del presidente del Consiglio un partito di fatto può poco. I più maliziosi sospettano che la mossa possa essere legata anche al rebus deleghe (è sfida fra Cavaliere e Cotugno per esempio riguardo all’Agricoltura). Ma si tratta di un rebus che sarà risolto lunedì. Non prima.
Intanto le voci di corridoio raccontano del ritorno in gioco di Quintino Pallante. A lui il metodo D’Hondt applicato per attribuire le caselle (nella prima repubblica era il manuale Cencelli) assegna il ruolo di sottosegretario, all’Udc – che ha preso mille voti in più di FdI – il vertice dell’Assise. Sembrerebbe, invece, che nelle ultime ore Pallante abbia avuto contatti con colleghi di maggioranza, in cerca di alleati per provare a portare al partito di Meloni (che accampa un accordo nazionale che lo vedrebbe in giunta con un assessore vice governatore) la presidenza di via IV Novembre.
Sul suo nome, nei giorni scorsi, si sarebbe registrato un consenso ampio e trasversale. Ma sempre a patto che sia l’unico della maggioranza. Uno schieramento che si presenta diviso, infatti, ridà forza e margini di manovra alle minoranze.
A proposito di minoranze, qualche giorno fa il Movimento 5 Stelle ha incontrato Toma candidando ufficialmente Patrizia Manzo alla vicepresidenza. Mentre col Pd, dichiara Vittorino Facciolla, l’argomento non è stato affrontato. «Lunedì parleremo di tutto. Diciamo che prima di andare da Toma avrebbero dovuto affrontare l’argomento della rappresentanza delle minoranze con noi e farlo in Consiglio. Diciamo che gli mancano dei file della politica. Ora cerchiamo di recuperare sul terreno della correttezza. Ma attenzione – avverte il primo eletto dem – Qui non stiamo parlando del Cda di Molise Acque o di un altro qualunque ente. Si tratta del massimo organo che sovrintende al funzionamento dell’Assemblea legislativa e che per Statuto garantisce la rappresentanza alle minoranze. Il presidente, peraltro, rappresenta tutti, anche noi. Per quanto ci riguarda, siamo consapevoli di essere minoranza della minoranza, ma se i 5 Stelle pensano di fagocitarci perché loro sono sei e noi solo due vorrà dire che cercheremo altri numeri per essere rappresentati. È nostro diritto». Ce n’è per essere accusati di consociativismo. «Assolutamente no. È realpolitik – ribatte l’ex assessore all’Agricoltura – E per inciso noi non siamo andati da Toma a parlare della rappresentanza delle minoranze nell’organo di vertice del Consiglio. Ma chiediamo rispetto per il nostro ruolo, altrimenti chiederemo comunque i numeri anche per qualcuno dei nostri».
A Palazzo D’Aimmo è tutto pronto. La maggioranza siederà dove nei passati cinque anni c’era la minoranza. Ci sono già le targhette nominative sugli scranni. Ne manca una, naturalmente. L’unica sedia ancora ‘anonima’ è quella più importante.
ritai

Un Commento

  1. Michele Rocco scrive:

    Insomma non è cambiato nulla, se si parla sempre di “poltrone” da occupare

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