Quattordici voti a sette. Il consenso per Salvatore Micone, che varca i confini del centrodestra e aggancia il Pd, doppia il non consenso delle schede bianche. Tra le quali ce n’è comunque una di troppo. Aida Romagnuolo, che non diventa assessore della Lega e a cui la coalizione ha pure chiesto, ottenendolo, il ritiro della candidatura a presidente del Consiglio? Forse. Secondo altre voci, però, potrebbe appartenere a Quintino Pallante (FdI), che al sottosegretariato ha rinunciato davvero e in serata viene eletto a capo della Quarta commissione.
Poco prima delle 12.30 l’elezione del numero uno di Palazzo D’Aimmo. Dieci minuti prima più o meno, l’indicazione da parte del governatore: il nostro nome è Micone. E subito dopo l’adesione di Facciolla per i dem. «Indicazione unanime della maggioranza, noi volentieri votiamo Micone perché il presidente rappresenta tutti».
L’esponente Udc guadagna lo scranno più alto poco dopo, quindi. Stretta di mano con Nola, abbracci con il governatore Toma. Come d’ordinanza. Non nasconde, nel suo intervento avviato con gli occhi lucidi, «una grande emozione» per l’incarico di «guidare il massimo organo legislativo». Lo farà ispirandosi a tre parole chiave: dialogo, confronto e democrazia. E con una «conduzione rispettosa delle parti» perché per «fattivi risultati ciascuno deve contribuire. Maggioranza e minoranze hanno funzioni paritariamente preziose». Un lavoro produttivo ed efficiente e una «sinergica collaborazione fra giunta e Consiglio». Sarà una legislatura, questo il suo indirizzo, di «riforme e cambiamenti» in cui le commissioni diventino canale di «ascolto e approfondimenti delle istanze territoriali». Punta a una produzione legislativa semplice, norme facilmente applicabili. Ricorda il ruolo dei sindaci, che le risposte devono darle in fretta e non possono aspettare i tempi della Regione troppo spesso ‘fuori mercato’. Non dimentica le «tante vertenze, i tanti, troppi cassintegrati, disoccupati. Infine l’augurio ai colleghi: «Di vivere questa esperienza con meno sospetto e meno conflittualità».
E applica subito il principio. Domanda quasi a bruciapelo dopo l’elezione, solo un po’ ‘indorata’: lo sa che le diranno che è stato eletto anche da Facciolla che era suo capogruppo quando nella scorsa legislatura passò da destra a sinistra? Lui non si scompone. Chiarisce che con “Vittorio” c’è un rapporto personale che non si discute e poi aggiunge: «Penso che non sia più il tempo di parlare di queste cose. I molisani non hanno voglia di sentirle, vogliono sentir parlare di soluzioni ai problemi».
Grande soddisfazione per la sua elezione arriva da Roma, dal segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa: «Un momento di festa per tutta l’Udc nazionale. A lui (Micone, ndr) ci stringiamo tutti con un forte sentimento di vicinanza. Sono certo che Salvatore coniugando la giusta dose di esperienza amministrativa alla giovane età e alle sue capacità relazionali saprà ben guidare l’assemblea regionale volgendo in positivo il contributo sia della maggioranza che delle minoranze, favorendo quella necessaria sinergia tra Consiglio, giunta e territorio garantendo, in questo modo, i risultati che i cittadini si attendono e che soprattutto meritano per guardare al futuro con dovuto ottimismo».
Anche l’eurodeputato di Forza Italia Aldo Patriciello si congratula con Micone e si dice «certo che saprà assicurare il buon funzionamento della massima assise legislativa della Regione. In bocca al lupo e buon lavoro a lui, ai membri dell’ufficio di presidenza e ai neoeletti consiglieri regionali.
Il Molise ha bisogno dell’aiuto di tutti, nessuno escluso».

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