Il 31 maggio, la svolta. Anzi, i 5 Stelle rivendicano di averla costruita il 30. Durante e dopo l’infuocata assemblea degli eletti pentastellati.
Di Maio sotto accusa, la sintesi della stampa nazionale. «Un’assemblea ‘vissuta’ – la definisce generoso col leader Antonio Federico – che è servita per certi aspetti a cambiare le cose».
Ormai, però, le divisioni e le differenze sono alle spalle.
Di Maio ha proposto di spostare Savona ad altro ministero. Salvini ci ha pensato, poi ha detto sì. All’Economia va Giovanni Tria, prof a Tor Vergata ed ex collaboratore di Brunetta.
Ieri una full immersion per i due leader a Roma, un lunghissimo incontro a Montecitorio. Nel pomeriggio è arrivato anche Giuseppe Conte. Al termine della riunione una nota congiunta dei capi di Lega e 5 Stelle: «È stato raggiunto l’accordo per un governo politico M5S-Lega con Giuseppe Conte presidente del Consiglio».
Alle 19.30 Cottarelli è salito al Colle per rinunciare all’incarico. Alle 21 il reincarico al prof dell’università di Firenze. Salvini all’Interno, Di Maio al Lavoro: saranno entrambi vicepremier. Oggi pomeriggio il giuramento del governo.
Scongiurate le elezioni a luglio, questo è certo. E tutti concordano: se il governo parte, si arriva piuttosto lontano, nessuno schioda i parlamentari degli scranni.
Si parte, allora? «Dopo l’ultima mossa di Di Maio, è stata trovata la quadra. Di sicuro – evidenzia il deputato molisano dei 5 Stelle – ci sarà un’altra proposta per il governo e a questo punto ci aspettiamo che non ci siano difficoltà». Nei palazzi romani della politica circola voce che al Senato il governo Conte potrebbe andare domenica, anche per rassicurare i mercati del lunedì. «C’è tutta la volontà di fare le cose seriamente. È vero che c’è un esecutivo formato in parte da persone non elette a partire da Conte. Ma, per quanto riguarda quelli del Movimento, si tratta di persone che erano state presentate agli elettori come squadra. Si tratta di un governo politico, perché sostenuto dai parlamentari che rappresentano il popolo e formato dai partiti, Lega e 5 Stelle».
Federico poi respinge la critica di aver ceduto ai mercati e alla Ue: «Il tema è quello che c’è scritto nel contratto, e ribadisco che non c’era neanche l’uscita dall’Euro. Adesso possiamo iniziare a realizzare ciò che abbiamo detto in questi anni. È il primo banco di prova vero, di governo e non più solo di amministrazione. Il Molise – conclude il parlamentare – ha prospettive importanti. Noi eletti dei 5 Stelle siamo in commissioni importanti, la regione sarà protagonista».
Grande entusiasmo anche nella Lega. Luigi Mazzuto, coordinatore regionale e assessore al Lavor della giunta Toma, è convinto che sia la volta buona per la rivoluzione del buon senso targata Salvini: «In cima alla sua agenda e alla nostra ci sono gli italiani».
r.i.

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