Alle 16 di ieri il giuramento, poi il passaggio di consegne fra Paolo Gentiloni e il nuovo presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Diciotto i ministri del governo gialloverde che è così da ieri nel pieno dei suoi poteri.
Ma sul governo e sui rapporti fra Lega e 5 Stelle sui territori ieri il Carroccio molisano ha sfiorato il cortocircuito. Aida Romagnuolo, capogruppo in Consiglio regionale, infatti, ha dichiarato in mattinata: «Non si esclude in un prossimo futuro una leale intesa con il M5S molisano su temi e problemi di carattere generale che interessano il bene dei cittadini, considerato che in politica tutto può e deve accadere pur di avvantaggiare e sostenere il territorio e chi in quel territorio ci vive».
Nell’esprimere l’augurio di buon lavoro al governo è andata oltre. Forse anticipando i tempi, ma di sicuro creando qualche imbarazzo nel centrodestra. Conseguenze fisiologiche perché la Lega governa col centrodestra le Regioni e il Paese coi 5 Stelle. E la tentazione di cambiare, posizionamento e assetti della politica, è stata forte per Salvini nei giorni scorsi.
Nel pomeriggio, la sua collega consigliera Filomena Calenda ha corretto il tiro: «Il programma elettorale che Salvini ha inserito nel contratto di governo, condiviso con il M5S, darà alla nostra Italia, una nuova identità storica e non sarà più il fanalino di coda in un’Europa sbilanciata verso le nazioni che fino a oggi hanno dettato le regole dei giochi politici ed economici. Sottoscrivere con il M5S un’intesa programmatica non significa stringere alleanze strane».
Il coordinatore regionale Luigi Mazzuto, assessore della giunta Toma, ha rimesso ordine evidenziando che «in Regione in questo momento esiste una maggioranza definita e una opposizione altrettanto chiara e definita. La Lega ha vinto le elezioni regionali con Toma e il centrodestra ed è impegnata col centrodestra alle amministrative del 10 giugno». Quindi, ha proseguito, «il libero pensiero, anche dei consiglieri regionali, va bene e lo rispetto. Ma non può passare come linea di partito. Quella la decidono il Consiglio federale e Salvini e, in regione, si attua per il tramite del coordinatore. Basta fughe in avanti».

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