Le donne escluse anche dai ranghi della magistratura come dimostrano le ultime nomine – 21 in tutto tra Csm, Consulta, Corte dei conti e giustizia tributaria – che hanno mandato su tutte le furie una sessantina di costituzionaliste. Un fatto piuttosto grave che perfino il Capo dello Stato ha rimarcato esortando le istituzioni politiche a tenere sempre in conto che il mondo – e in esso l’ordine giudiziario – è composto da donne e da uomini e non soltanto dal genere maschile.
Si protesta anche in Molise in questi giorni, ma il problema è piuttosto datato. Dal 2013 infatti il governo regionale è senza una rappresentanza femminile. Nessuna donna nella giunta dell’ex presidente Paolo Di Laura Frattura, così come in quella appena varata dal governatore Donato Toma. Entrambe ‘illegittime’ secondo un pool di donne impegnate a vario titolo nelle istituzioni che oggi scendono in campo per un ‘battaglia culturale’ e senza ‘colori politici’, chiedondo al Tar di annullare i decreti che hanno portato alla nomine degli assessori Cotugno, Niro, Cavaliere, Di Baggio e Mazzuto. Una squadra ‘anticostituzionale’ – dicono – perché in contrasto coi principi sanciti dagli articoli 3,51 e 117 della magna carta.
Il ricorso – depositato lunedì scorso, ultimo giorno utile – è stato firmato da Beatrice Matalone, oggi cittadina elettrice, nelle ultime regionali candidata nella lista ‘Unione per il Molise’ in sostegno di Carlo Veneziale. A darle man forte Micaela Fanelli, ex segretaria del Pd e dallo scorso aprile inquilina dem a Palazzo D’Aimmo, la consigliera di parità della Regione Giuseppina Cennamo, Bice Antonelli e Celestina Terzano, entrambe avvocate, e le assessore della giunta municipale di Campobasso Bibiana Chierchia, Alessandra Salvatore e Lidia De Benedettis. Un team di donne di sinistra che prova a invertire la rotta pubblicamente, e non più dentro le segrete stanze, con due iniziative parallele: un ricorso davanti ai giudici amministrativi e la modifica dell’articolo 6 dello statuto regionale. Uno solo l’obiettivo: garantire una rappresentanza equilibrata dei due generi dentro la giunta regionale. «Perché così composta non ci può rappresentare» dice la consigliera Cennamo. E perché «il treno della politica non può deragliare dai binari della legalità» spiega ancora l’avvocato Bice Antonelli il cui ragionamento trova conforto nella natura vincolante dei principi costituzionali che vanno immediatamente applicati.

Un Commento

  1. Mara Iapoce scrive:

    Questo pd che pensa al NULLA, ai ‘pride’ (orgoglio per che cosa, poi?) e all’offesa del genere umano, dopo aver affossato la regione in tutti i modi. Non so più se provare vergogna, rabbia o che cosa… Il Molise si sta scavando la fossa con le sue stesse mani. Stappero’ un Gancia riserva 1980 quando andremo alla macroregione.

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