Palazzo D’Aimmo chiede al governo Conte di nominare il presidente della Regione commissario della sanità in Molise.
Lo fa con una mozione approvata dalla sola maggioranza. Il Movimento 5 Stelle, partner di governo della Lega e titolare con Giulia Grillo della Salute, è uscito dall’Aula al momento del voto ma al documento ha detto e ribadito il suo no durante il dibattito: i pentastellati puntano all’arrivo in Molise di un esterno, per loro (nel dibattito lo hanno rimarcato Greco, Primiani, Manzo e De Chirico) la prassi di affidare al presidente in carica il mandato di occuparsi del piano di rientro dal debito non ha funzionato e ha portato all’attuale assetto che secondo i 5 Stelle favorisce i privati.
Il Pd alla mozione ha detto no.
Prima di affrontare il tasto dolente, inserito in agenda con una mozione presentata da Andrea Di Lucente (Popolari per l’Italia) insieme a tutti gli altri capigruppo del centrodestra, tra le comunicazioni del presidente Salvatore Micone all’Aula, quella sul ricorso presentato dall’ex governatore Michele Iorio che si oppone alla sua sospensione applicata ai sensi della legge Severino e chiede quindi di accertare il suo diritto a rivestire la carica di consigliere regionale.
Poi, spazio alla sanità. Dal 22 aprile sono passati oltre tre mesi: del nuovo commissario non si sa ancora nulla. Si è capito però che nel governo nazionale le posizioni sono distinte: la Lega
propende per l’incarico al presidente della Regione. Per la ministra della Salute, 5S, ha un presidente non può fare anche il commissario. Intanto, però, il tempo passa. «E noi siamo bloccati. Il presidente Toma non può dare risposte. Ora c’è la protesta per la Senologia a Isernia, fra qualche giorno magari ci sarà quella per Otorinolaringoiatria. Ma non sappiamo cosa dire. Il presidente non può neanche sedere ai tavoli dove si decide il futuro della regione». Così Di Lucente.
Lunedì 24 luglio c’è stata la riunione del Tavolo tecnico. Toma avrebbe voluto porre in quella sede, ha detto durante il suo intervento, la questione del sub commissario: 180mila euro di indennità ogni anno a carico del bilancio della Regione. Per Toma dovrebbe essere a carico della Salute: «L’eccezione l’ho fatta, ma al Tavolo tecnico non mi hanno nemmeno invitato!». Dalla maggioranza Scarabeo ha aggiunto: «I gravi fatti di Larino, con la morte di un 47enne e l’invio degli ispettori da parte del ministro Grillo rappresentano un ulteriore campanello d’allarme per la nostra sanità regionale che non va sottovalutato. La chiusura dei punti di primo intervento di Venafro e Larino, quella paventata del reparto di Senologia al Veneziale confermano la necessità impellente di conferire a Toma l’incarico di commissario. Il Molise e i molisani non possono più attendere!».
M5S e Pd hanno respinto l’iniziativa. Nel primo caso perché non ne condividono l’assunto principale – che cioè il commissario debba essere il governatore – e comunque entrambi hanno bocciato la mozione come «pretestuosa» o viziata perché il Consiglio regionale non ha competenza o perché eccede i suoi poteri (ha rilevato Fanelli). Dito puntato anche sul dispositivo – nel mirino di Facciolla il fatto che Toma debba «farsi portavoce» presso l’esecutivo nazionale per ottenere la nomina a commissario – e sulla chiamata in causa dei prefetti.
Sui richiami e le critiche, più o meno velati, Toma non ha glissato. «Non sono firmatario di questo atto, non l’ho chiesto io», ha spiegato sostenendo che la maggioranza autonomamente ha deciso di portarlo all’attenzione dell’Aula. Una mozione a sostegno ma “a sua insaputa”, queste le frecciatine delle minoranze.
«Non mi metto in polemica con il mio governo, sto portando avanti una ‘political suasion’», ha aggiunto il presidente. Che ha sgombrato poi il campo dalle voci che ancora tirano in ballo la permanenza nella carica dell’ex governatore Frattura: «Attualmente c’è un vuoto. E del vuoto è colpevole chi non lo colma». Roma si sbrighi, questo il senso ultimo della mozione ‘Di Lucente & Co.’. «Se la decisione non dovesse essere nel senso che ci aspettiamo (se arriverà un esterno, ndr), mi chiederò e chiederò: perché al Molise no e ad altri sì?», la conclusione di Toma. Il botta e risposta si è protratto ancora. Al termine il governatore ha sfidato le opposizioni: «A questo punto faccio mia la mozione. Mi avete convinto – ha detto con sarcasmo – Evidentemente questo documento fa paura».
Prima dell’appello nominale, i 5 Stelle hanno abbandonato l’Aula parlando poi di «teatrino» e rilanciando l’accusa a Toma: «A parte le assurde promesse fatte in campagna elettorale, continua a non rispondere a un’unica semplice domanda, se vuole o non vuole riequilibrare il rapporto pubblico-privato in sanità». I due dem hanno invece votato no.
Ora i riflettori tornano ad accendersi sulle ‘stanze romane’.
Forza Italia con la deputata Tartaglione, il gruppo consiliare e gli assessori regionali rivendica: la nomina spetta a Toma. Gli azzurri denunciano «intollerabili ritardi e ambiguità» e chiedono «l’intervento risolutivo da parte del governo nazionale», oltre che il rispetto della richiesta di un intero territorio evidenziata dal prounciamento del Consiglio. Infine, un appello alla Lega: a «non consegnare il destino della regione nelle mani di figure esterne che non conoscono la nostra realtà e le esigenze e problematiche di questa comunità».
Tuonano, infine, i parlamentari 5S: «La nomina del commissario della sanità è appannaggio esclusivo del Consiglio dei Ministri su indicazione del ministro della Salute e di quello dell’Economia. Non è concepibile, né suffragato da qualsiasi norma, qualsiasi tipo di prevaricazione o influenza da parte del Consiglio regionale del Molise. La mozione portata in Aula dalla maggioranza, dunque, non ha alcun fondamento giuridico né alcun senso politico». Per loro è «evidente che le relazioni tra sanità privata e politica in Molise non hanno mai tremato così tanto, perché per la prima volta non trovano la sponda da parte del governo nazionale».
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