Il Consiglio dei ministri è convocato per oggi pomeriggio alle 16. E le voci dai palazzi romani confermano che dovrebbe decretare lo stato di emergenza per il terremoto di metà agosto in Molise.

Entro il 7 settembre, aveva detto in Consiglio il governatore Toma, il governo si esprimerà sulla richiesta del Molise. Se il governo sarà in seduta oggi è difficile che sia convocato anche per domani. Dunque, la seduta del pomeriggio dovrebbe essere quella giusta.

A Roma c’è già il presidente Toma per altri incontri istituzionali, seguirà i lavori di Palazzo Chigi. Come ha anticipato nei giorni scorsi, il suo pressing è costante.

Sul tavolo del governo Conte l’istruttoria del Dipartimento nazionale di Protezione civile che illustra e completa la richiesta della giunta Toma. Quanto al fabbisogno finanziario per far fronte agli interventi di urgenza, l’esecutivo di Palazzo Vitale lo ha quantificato in quattro milioni, da Roma hanno già fatto sapere che immediatamente ne sono accreditabili due.

La dichiarazione di Palazzo Chigi è, comunque, importante sotto molti profili. Anche per definire le competenze: chi deve fare cosa in relazione a edifici pericolanti e da abbattere, a infrastrutture strategiche da trasferire, alle tendopoli da sostituire con strutture più confortevoli e adeguate.

Tra gli amministratori e le popolazioni colpite (essenzialmente l’area fra Montecilfone, Palata, Guglionesi e Larino) c’è quindi molta attesa, negli ultimi giorni anzi molta preoccupazione perché il governo nazionale non ha ancora approvato un provvedimento la cui importanza è evidente.

Con la prima ordinanza di Protezione civile sarà nominato anche il commissario per l’emergenza, quasi sicuramente il presidente della Regione Toma.

Ancora aperta, invece, la partita della sanità. Le posizioni in campo sono chiare: la ministra Grillo e i 5 Stelle puntano a un commissario esterno, un dirigente del Ministero della Salute probabilmente. Il governatore Toma rivendica il diritto all’incarico (che è stato dei suoi predecessori Iorio e Frattura) mettendo sul tavolo competenze e il tema dei costi che con un esterno lieviterebbero (lui non prenderebbe alcuna indennità aggiuntiva). I grillini su questo fronte replicano: un solo commissario, senza il sub commissario. Che oggi c’è: 11mila euro lordi al mese a carico della Regione. Grillo non cambia idea, Toma non cede. E secondo i bene informati domani il governo non procederà alla nomina, nonostante siano passati quattro mesi e mezzo dalle regionali. Quasi cinque mesi senza il commissario della sanità: il riordino avviato non ne trae certo giovamento.

La procedura di individuazione coinvolge diverse istituzioni. Il Ministero della Salute indica il nome del commissario, il Mef lo conferma. Sulla nomina, inoltre, la Conferenza delle Regioni deve esprimersi con parere. Tutti atti, questi, che finiranno sulla scrivania del premier Conte: è il Consiglio dei ministri a chiudere la pratica col decreto di nomina. I tempi, però, stando ai rumors non sarebbero ancora maturi.

 

 

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