Sarà nominato lunedì prossimo il relatore della proposta di legge di modifica allo statuto regionale che elimina a metà legislatura, la rielezione del presidente del Consiglio regionale e dell’Ufficio di presidenza. E già da venerdì prossimo il provvedimento potrebbe essere sottoposto all’esame della prima commissione dove il testo è appena approdato. Il ddl che allunga per l’intero quinquennio e senza alcuna interruzione il mandato al capo dell’assise di Palazzo D’Aimmo porta la firma del governatore Toma. Oggi l’articolo 24 – che disciplina le modalità di elezione del presidente e dell’Ufficio di presidenza – stabilisce che gli organismi eletti nella prima seduta della legislatura restino in carica per due anni e mezzo e sono rieleggibili. Un passaggio questo che la proposta di legge del capo dell’esecutivo vorrebbe eliminare.
Superato il vaglio della prima commissione presieduta da Andrea Di Lucente, il ddl passerà all’esame del Consiglio regionale dove però saranno necessarie, trattandosi di modifica statutaria, due letture a distanza di 90 giorni l’una dall’altra per l’approvazione definitiva.
Un po’ di malumori già si sono fatti sentire in maggioranza. I tempi troppo celeri imposti a una proposta per la quale è piuttosto arduo spiegare la ratio dell’urgenza e anche poco condivisa con la coalizione di governo hanno procurato qualche fibrillazione nel centrodestra. Evitare il tagliando di metà mandato favorirà gli organismi in carica: il presidente Salvatore Micone, i vice Gianluca Cefaratti e Patrizia Manzo, i segretari Filomena Calenda e Vittorio Nola. In passato il giro di boa del presidente del Consiglio è stato un momento decisivo per puntellare gli equilibri interni, rimodulare incarichi e deleghe. Nell’ultima legislatura per esempio il presidente Vincenzo Niro per via di accordi preelettorali, veri o presunti che fossero, ha dovuto cedere lo scranno a Vincenzo Cotugno finendo le legislatura da consigliere semplice.

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