La sentenza arriva poco prima delle 22, sei ore dopo la fine della lunga udienza in Cassazione sul caso ‘Zuccheropoli’: l’ex presidente della Regione Michele Iorio e l’ex assessore Gianfranco Vitagliano assolti dall’accusa di abuso d’ufficio perché il fatto non sussiste.
Al telefono, Iorio si dichiara «felice, dopo aver rinunciato alla prescrizione che era un dato di fatto, il verdetto elimina definitivamente ogni perplessità e mi dà la possibilità di tornare a fare politica nel ruolo che i molisani mi hanno dato il 22 aprile».
Condannato dalla Corte d’Appello qualche mese fa, a pochi giorni dalla presentazione delle candidature per le politiche, ha potuto scendere in campo sia per il Parlamento sia per le regionali. Nel secondo caso è risultato eletto consigliere per la lista che porta il suo nome. Ma sapeva che sarebbe rimasto fermo per un altro giro: la legge Severino, applicata già nei suoi confronti quando fu condannato per Bain & Co. nel 2013, è scattata di nuovo. Sospeso dalla carica (al suo posto siede Eleonora Scuncio) finché non sarà assolto o non sarà dichiarata la prescrizione.
Insieme all’ex assessore Vitagliano, dalla Corte d’Appello Iorio fu riconosciuto responsabile di abuso d’ufficio per la cessione delle quote dello Zuccherificio di Termoli a Remo Perna. Iorio e Vitagliano non avrebbero esercitato il diritto di prelazione della Regione sulle azioni nella trattativa tra gli imprenditori Tesi e Perna, causando dunque un vantaggio alla società di fatto riconducibile a Perna stesso. In primo grado, il Tribunale di Campobasso aveva assolto entrambi con formula piena.
Dopo l’udienza al Palazzaccio, il suo avvocato Arturo Messere commenta così: «Non voglio mettere il carro davanti ai buoi per cui ogni commento è rinviato a quando mi verrà comunicato il dispositivo. Ho discusso davanti alla Suprema Corte e ho chiesto in via principale l’assoluzione del mio assistito perché il fatto non sussiste. Ho sempre sostenuto che non c’è reato». Il procuratore generale ha chiesto invece di dichiarare la prescrizione e il rinvio degli atti davanti al giudice civile (Iorio e Vitagliano erano stati condannati anche al risarcimento danni).
Il Codacons, rappresentato da Fabio Del Vecchio, ha eccepito l’inammissibilità dei ricorsi. E dopo la sentenza sottolinea che la formula specifica che «il reato non sussiste, non il fatto»
L’esito del verdetto spiazza un po’ i pronostici. Non quellidi Iorio e del suo collegio difensivo: Messere incassa l’accoglimento della sua tesi e non quella del pg che a tutti sembrava molto più alla portata.
L’ex governatore rientra quindi a Palazzo D’Aimmo. Tra le fila della maggioranza di centrodestra, con la sua esperienza politica e le posizioni nette che non ha risparmiato ai suoi in questi mesi pure essendo fuori dall’Assemblea legislativa.
r.i.

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