Il governo Conte impugna la legge del Molise sui vaccini obbligatori. Rilievi di segno opposto, che quindi si integrano e fanno restare sullo sfondo la sensazione – che pure fra Palazzo Vitale e Palazzo D’Aimmo è circolata – che l’azione un po’ strumentale lo sia.
La decisione nel Consiglio dei ministri di giovedì sera. Mentre tutti aspettano la nomina del commissario della sanità, da Roma arriva invece il disco rosso alla norma per cui in Molise non può essere iscritto alla scuola dell’infanzia un bimbo non vaccinato. Ed è questa la prima censura: il decreto Lorenzin, convertito in legge e interpretato dalla circolare dei ministri Grillo e Bussetti, prevede che non possano frequentare ma che l’iscrizione ai servizi educativi resti. Altro articolo che secondo il dipartimento degli Affari regionali – guidato dalla 5s Stefani – è incostituzionale perché sconfina in competenze che sono affidate allo Stato in via esclusiva è quello secondo cui «in sede di prima applicazione, per i minori di età non in regola con gli obblighi della presente legge che siano già iscritti o che si iscrivano per la prima volta alle strutture di cui all’articolo 1, comma 1, nel rispetto del calendario vaccinale, è sufficiente aver avviato il percorso per l’assolvimento dagli obblighi vaccinali entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge». In questo caso, secondo Palazzo Chigi, le disposizioni nazionali prescrivono che sia depositata la documentazione.
In un caso troppo restrittiva e nell’altro troppo permissiva: così si possono riassumere i rilievi alla legge presentata dal Pd e condivisa dalla maggioranza di centrodestra.
Ma il tema è di quelli sensibili: i 5 Stelle di Palazzo D’Aimmo contestarono il fatto stesso che il Molise approvasse una legge regionale. E così ieri mattina, un po’ più tardi degli altri consiglieri, il capogruppo dei pentastellati Greco è entrato in Aula. A favore di telecamere ha attraversato l’emiciclo con una Costituzione in mano e l’ha regalata all’ex assessore Facciolla perché la rileggesse. Più avanti, nel suo intervento ha spiegato perché: il governo ha impugnato una legge di cui Greco aveva previsto l’incostituzionalità. Ma ha intervallato il suo attacco al Pd definendo Facciolla, più volte, «il leguleio di San Martino». Avvocato di mezza tacca, insomma. Il capogruppo dem non ha reagito subito. All’ennesimo «leguleio» ha ribattuto: allora tu sei il pagliaccio di Agnone. Lo spettacolo è andato avanti ancora oltre. Perché Greco in sintesi ha detto all’Aula: dai vaccini al taglio dei fondi per l’editoria, quest’Aula si affanna a votare atti inutili perché riguardano provvedimenti già decisi a Roma. Ha poi invitato le consigliere della Lega a non votare l’odg contro l’azzeramento del fondo per il pluralismo contenuto nella manovra finanziaria perché è un provvedimento su cui c’è pure la firma di Salvini, altrimenti – ha concluso – bisognerà avvertire la segreteria nazionale. Il ‘centralismo a 5 Stelle’ ha provocato altre polemiche. Intanto Calenda e Romagnuolo hanno votato l’odg sull’editoria. Ulteriore replica di Facciolla: «Avete fatto tanti condoni, chiediamo al governo nazionale di fare un condono per il cervello di Greco».
Per il governatore Toma, nel merito, le censure mosse dal Cdm alla legge sui vaccini sono «rimuovibili». L’intento, quindi, è di modificare la norma, così «sarà cessata la materia del contendere». Quanto alle dichiarazioni di Greco sul fatto che, una volta deciso a Roma è inutile agire diversamente in periferia, il governatore ha risposto: «Siamo in democrazia, contano ancora le Regioni, le rappresentanze territoriali e i cittadini. Se loro pensano che il regime sia cambiato, mi dovrò attrezzare… Qui vigono ancora la democrazia e la ragionevolezza, ascoltiamo tutti e scriviamo sotto dettatura del nostro cervello». Non resisterà alla Consulta, dunque, sulla legge per le vaccinazioni anche se non nasconde che l’impugnativa gli sembra strumentale.
Ma non è finita qui. Il capo dei 5s ha postato sui social il video in cui consegna la Costituzione al suo collega del Pd. La ripresa non è quella del sistema interno del Consiglio. Facciolla ne ha chiesto al presidente Micone (che ha dato l’ok) l’acquisizione, a suo parere non è una ripresa che poteva essere autorizzata in Aula né diffusa perché effettuata «per esporre il consigliere al pubblico ludibrio».

r.i.

Palazzo D’Aimmo vota contro il taglio dei fondi all’informazione. In Consiglio protestano i lavoratori di Gam e formazione professionale

I grillini sono usciti dall’Aula, non hanno quindi partecipato alla votazione: per loro l’argomento è superato, il loro governo sul punto ha già deciso. Senza di loro, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza di centrodestra (primo firmatario Antonio Tedeschi che lo ha pure illustrato all’Aula) contro il taglio del fondo per il pluralismo dell’informazione.
Nello specifico l’atto di indirizzo votato dall’’Assemblea, partendo dalla considerazione «che nel Dpef vi è una particolare norma riguardante le società editrici che prevede lo stanziamento di 52,5 milioni di euro che nel 2019 verrà dimezzato e nel 2020 azzerato», impegna il presidente della Giunta a «far voti al governo nazionale e al Parlamento affinché si proceda alla modifica e/o integrazione della iniqua norma inerente l’azzeramento dei contributi alla Stampa, promuovendo ogni ed eventuale correzione anche a tutela dell’occupazione nel settore».
Toma è anche impegnato anche a coinvolgere la Conferenza Stato-Regioni e a procedere «per quanto di ragione a dare prosieguo e attuazione alla normativa regionale, sottoponendo la materia alla Commissione competente per le interpretazioni e le valutazioni del caso già richieste, nonché alle eventuali modifiche alla normativa regionale ed a tutte le azioni atte a sostenere la libera informazione e l’editoria». Alla Conferenza delle Regioni, l’8 novembre dovrebbe essere in discussione la posizione sollecitata dallo stesso governatore del Molise sul Milleproroghe che ‘legifica’ il regolamento di riparto delle risorse nazionali alle tv locali, penalizzante per le piccole regioni.
Il Consiglio ha poi approvato all’unanimità un ordine del giorno della consigliera Calenda, che l’ha anche illustrato all’Aula, sulle “agevolazioni tariffarie agli utenti terremotati”. Il testo, partendo dalla considerazione che dallo scorso 14 agosto i terremotati, nonostante non utilizzassero le utenze domestiche, hanno continuato a pagare regolarmene le tariffe, impegna Toma a «porre in essere ogni azione utile a portare all’attenzione dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente l’adozione di misure tariffarie agevolate, nonché alla presidenza del Consiglio dei ministri ad emettere idonee ordinanze di Protezione Civile».
Davanti al Consiglio, anche ieri, la protesta degli ex dipendenti della formazione professionale: il progetto a cui lavoravano è scaduto a giugno e per il loro reimpiego manca ancora, pare, una comunicazione dell’Inps.

 

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