I 5 Stelle dicono: i nomi di commissario e sub commissario della sanità la ministra Grillo li ha indicati, «sono sul tavolo del Mef da due mesi circa». Fermi, perché pare che Tria voglia una copertura normativa certa per scegliere un tecnico che non è il governatore.
A Roma, impegnato alla Stato-Regioni, Toma ha incontrato Massimo Garavaglia. Il sottosegretario leghista del Mef gli ha chiesto: perché non firmate gli accordi di confine con le Regioni vicine? Si ottiene un duplice obiettivo: risparmi e servizi che il Molise ai sensi del Balduzzi non può più offrire. Garavaglia non sa perché Toma non firma gli accordi di confine? «Massimo, io li firmerei domani – la risposta del presidente – ma senza il commissario non posso farlo».
Un labirinto politico finora senza uscita. L’incompatibilità che Tria vorrebbe in vigore prima di proporre i nomi al Cdm è nel decreto Semplificazione di cui non si ha più traccia. Andrà a finire che sarà reinserita nella legge di Bilancio (stessa norma che ha sospeso lo stop ai governatori nell’accesso alla carica di commissario) e questo significa che ci vorranno altri 40 giorni almeno per l’approvazione.
Intanto il Consiglio regionale tenta un’altra strada. Votato dalla maggioranza, assente il Pd e contrari i 5 Stelle, un ordine del giorno a prima firma Tedeschi impegna il presidente della Regione a mettere in campo anche diffide e messe in mora nei confronti del governo centrale per porre fine alla «situazione di paralisi in cui versa la sanità molisana» nominando «con la massima urgenza il commissario, già individuato nella figura del governatore Toma ai sensi della legge 232/2016».
Rivendicazione ancora una volta politica, da parte del centrodestra. Lo stesso Toma ha ammesso: la legge permette di nominare persone che non siano i presidenti. Ma il punto di partenza resta quello. In punto di principio, il governatore manda a dire a Palazzo Chigi: «Io ritengo che il commissario debba essere il presidente. Ma qui sta accadendo che il governo non si prende responsabilità di nominare un commissario. Allora dico, se l’esigenza è quella di realizzare la copertura normativa, nominate me e poi avrete tutto il tempo di fare la norma».
Il dossier di Salute e Asrem. L’informativa di Toma all’Aula si basa sulle relazioni della dg Salute Lolita Gallo e del manager Asrem Gennaro Sosto. Sei mesi senza commissario hanno causato «gravi criticità rispetto all’attuazione delle linee programmatiche del Programma operativo 2018-2018». Piano, peraltro, in scadenza e per la nuova programmazione c’è bisogno del confronto con gli stakeholder locali e i Ministeri.
Non solo, il tavolo tecnico a luglio ha rilevato che si sta profilando un disavanzo, bisogna intervenire sul bilancio, senza commissario non può farlo nessuno. Tra l’altro, l’obiettivo di raggiungere il pareggio al 31 dicembre 2018 e cominciare a uscire dal commissariamento, a questo punto, è bello che andato. Il direttore della Salute ha approvato i bilanci, della sanità e dell’Asrem, ma il commissario dovrà confermarli.
Lo stallo riguarda pure – prosegue Toma – le procedure di stabilizzazione dei precari, «se non sarà nominato il commissario non si potrà procedere a ulteriori proroghe», l’organizzazione della rete oncologica, il documento è stato inviato a Roma ma manca sempre chi possa firmarlo. Si rischia di perdere i 105 milioni del piano di investimenti per la sanità pubblica.
«Volevate il nome da me – aggiunge poi Toma replicando ai 5s -, io sono lontano dalle consorterie, non ho avuto incarichi dalla sanità né pubblica né privata».
Il Pd contro tutti. Micaela Fanelli parla di «guerriglia fra i 5 Stelle e il governo di centrodestra sulla pelle dei molisani». In campagna elettorale, punta il dito, «avevano promesso una rivoluzione, sei mesi dopo stiamo peggio: non si aprono le case di riposo sul territorio, reparti bloccati, ordini dei macchinari non si possono fare». Chiede decisioni rapide e una rapida chiusura dello «scazzotta mento», ma condanna entrambi: «Il governo è bloccato da assenza di forza politica a Roma, la Lega non riesce a sbloccare la nomina a favore di Toma, e i 5s bloccano la nomina di Toma. Tutto questo danneggia i più deboli, i malati».
L’ex presidente-commissario. Michele Iorio è stato presidente, presidente e commissario, ha perfino subito un commissariamento da Tremonti. In Aula evidenzia le storture dei piani di rientro e offre una visione ad ampio raggio. In sostanza, però, arriva a un ‘dunque’: «Non c’è il commissario, non c’è commissariamento». La sua proposta va oltre le diffide: riprendersi, cioè, attraverso un’iniziativa legislativa le competenze della sanità ed esercitarle quindi come Regione.
«Colpa di Tria e Frattura». Il capogruppo 5s Greco contesta in radice l’odg, «ero venuto in Consiglio per discutere due proposte di legge, perdiamo tempo in Commissione?». La relazione di Toma, un tentativo di «ipnosi collettiva», «mezz’ora di numeri di cui non mi è rimasto nulla, tranne sui precari per i quali avrei qualche suggerimento». Se il commissario ancora non è stato ancora nominato, dicono i grillini, non è colpa nostra o della ministra della Salute. I nomi sono sul tavolo di Tria. «Se qualcuno ha intenzione di aspettare il varo di una norma sulla incompatibilità tra le cariche di governatore e commissario una legge del genere non può essere varata esclusivamente dai rappresentanti del Movimento». Lo stallo in cui versa la sanità molisana, invece, accusa Primiani è causato da un «piano straordinario sbagliato, concepito, realizzato e in parte attuato da diverse forze politiche, alcune delle quali adesso sostengono la maggioranza attuale. Osteggiato esclusivamente dal Movimento 5 Stelle, ora a bocciarlo è lo stesso Toma nel momento in cui ci racconta tutto ciò che vorrebbe fare per la sanità ma che non è previsto all’interno del Pos».
Muro dal centrodestra. Dura la replica di Antonio Tedeschi. «Il Molise è l’unica Regione commissariata a non avere il commissario, sono passati ormai 7 mesi», dice l’esponente dei Popolari per l’Italia addossando la responsabilità anche ai colleghi pentastellati molisani. «Siete andati negli ospedali chiedendo poi all’Asrem che si applicasse questo piano sanitario», affonda. E chiude: dovreste avere il coraggio di votare questo documento come fa la Lega, schierandovi col Molise e non col partito».
Il rilancio. Durante la replica prima del voto, il governatore accenna sorridendo a un ticket possibile: lui commissario, il consigliere regionale dei 5 Stelle Nola sub commissario. Una provocazione, che però si basa su un retroscena. Da Nola il presidente ha avuto un’apertura: andiamo insieme a Roma a parlare con la ministra Grillo. Come nel caso della Gam, dove il deputato Federico ha agevolato l’incontro urgente al Mise, chissà che non si possa sbloccare allo stesso modo la partita della sanità. E quindi, Toma ha rilanciato con un assist a Nola.
Gli auguri. Durante il dibatitto è emerso che la ministra Grillo è diventata mamma, di un maschietto. Ha partorito al Gemelli. Da Toma che stava illustrando la sua relazione, gli auguri a nome suo e dell’Aula.
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Calenda contro Salvini: «Così è la fine del Molise»

«Essere eletta nella Lega non vuol dire essere serva, di nessuno».
Sulla sanità si consuma un’altra rottura nel Carroccio molisano. Filomena Calenda non risparmia Salvini, l’alleanza di governo coi 5 Stelle «sta decretando la fine del Molise».
Alla posizione della capogruppo Romagnuolo, critica dall’inizio del mandato nei confronti dei vertici regionali del partito, si aggiunge quella della consigliera isernina.
Un minuto e mezzo di intervento in Aula durante il dibattito sull’odg della maggioranza che impegna Toma a diffidare Palazzo Chigi per la mancata nomina del commissario. Un minuto e mezzo di fuoco. «Sono certa che mi arriverà un altro cartellino rosso da parte del consigliere Greco, sono certa che dovrò cercare casa. Ma lo dico con grande convinzione», dice Calenda. L’8 dicembre, all’evento di Roma in cui Salvini incontrerà a Roma gli amministratori del territorio lei non ci sarà. «Sono della Lega ma soprattutto sono molisana e ho a cuore il bene e la salute dei molisani, affossata ad oggi dalla mancanza di un commissario. Per questo non sarò a Roma. È un atto di dissenso nei confronti del governo centrale. Approvo in pieno la proposta dell’ex presidente Iorio di inviare un atto legislativo al governo centrale con cui ci riappropriamo del tema della sanità
Ho scritto due volte al ministro Salvini – ricorda -, non ho ricevuto risposta. Essere eletta nella Lega non vuol dire essere serva di nessuno, io sono al servizio dei molisani».

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