I governatori sono sul chi va là ed hanno incaricato il presidente della Conferenza delle Regioni a fare un ultimo tentativo con l’esecutivo pronto al blitz per eliminare i contributi all’editoria. L’ultima dichiarazione resa dal vicepremier in commissione vigilanza della Rai non lascia dubbi sulle intenzione del Movimento 5 Stelle: «Il nostro obiettivo – ha detto infatti Di Maio, parlando da ministro per lo Sviluppo – è ‘disintossicare’ le testate dai contributi pubblici dando loro il tempo di accelerare la raccolta pubblicitaria».
Il governo gialloverde insomma, stando agli annunci fin qui fatti, si appresterebbe a presentare un emendamento alle legge di bilancio che abbatterà in tre anni i contributi diretti all’editoria fino ad azzerarli. Con buona pace della Lega che, secondo i bene informati, si sarebbe accordata per avere in cambio della chiusura dei giornali il via libera ad oprere pubbliche che il movimento ha sempre combattuto. Alla vigilia del voto della manovra ‘blindata’ dalla fiducia, in molti contestano anche la modalità con la quale si dà un colpo di spugna al settore dell’informazione: non una legge parlamentare, ma un atto del governo senza alcuna discussione né in aula né in commissione.
Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, ha scritto al ministro Di Maio e al sottosegretario Crimi riferendo le preoccupazione del settore e dei territori per la norma del decreto Milleproroghe con cui «si prevede che l’assegnazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali avvenga sulla base di una graduatoria unica nazionale. Tra i parametri previsti per l’elaborazione della graduatoria, oltre al numero di dipendenti, rientrano i dati di ascolto come rilevati da Auditel. Dati che sono assegnati senza essere rapportati al bacino demografico di riferimento delle emittenti, ossia non risultano parametrati alla popolazione regionale». E questo penalizzerebbe oltremodo il Molise che conta poco più di 300mila anime. Tant’è che Bonaccini scrive: «Siamo di fronte ad un approccio che determinerà un grave pregiudizio per le emittenti che operano in alcune realtà territoriali e, in particolare, nelle Regioni meno popolose, penalizzandole nel punteggio raggiunto e quindi nell’importo del contributo pubblico conseguito».
Un incontro con il ministro Di Maio servirà per chiedergli di rivedere
i criteri di riparto di questo Fondo, «avendo come obiettivo la tutela del pluralismo dell’informazione e dell’occupazione nel settore». Nella lettera inviata invece al sottosegretario Vito Crimi, il governatore dell’Emilia Romagna ha «espresso preoccupazione per le riduzioni dei contributi per l’editoria». Anche in questo caso – ha concluso Bonaccini – ho chiesto al sottosegretario un incontro con le Regioni per approfondire il tema ed evitare che molte realtà editoriali locali possano andare incontro alla cessazione delle loro attività.
Una questione che ha preso a cuore anche il governatore del Molise che auspica un incontro con il ministro Di Maio e il sottosegretario Crimi. «Sarà l’occasione – spiega Toma – per comunicare ai referenti governativi i diversi criteri, da me indicati e condivisi in Conferenza delle Regioni, che proponiamo per il riparto delle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali, riparto che, in forza della nuova normativa, ora avviene in base al numero dei dipendenti e ai dati di ascolto Auditel. In sede di Conferenza delle Regioni abbiamo convenuto, invece, che i parametri di valutazione non possono non tener conto del bacino demografico di riferimento delle emittenti e che, pertanto, devono essere rapportati al numero di abitanti di ciascuna regione in cui operano le aziende radio-televisive».
In merito all’altra questione, quella riguardante la riduzione e la paventata soppressione dei contributi all’editoria «si dovrà necessariamente aprire un tavolo di confronto con il Governo al fine di scongiurare il pericolo che molte testate, in assenza dell’intervento statale, finiscano sul lastrico e siano costrette a chiudere».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.