L’Asrem ha prorogato di un anno i contratti a termine di medici e infermieri che scadono il 31 dicembre prossimo.
Le procedure di stabilizzazione e mobilità interregionale – che avrebbero dovuto chiudersi entro la fine del 2018 – non sono state infatti ancora completate. Il protocollo per la stabilizzazione dei precari fu firmato nel 2016 con l’allora commissario Frattura. La sua integrazione, necessaria a prolungare il rapporto con gli operatori e garantire i livelli di assistenza, è stato siglato il 18 dicembre scorso dalla direzione generale della Salute della Regione, dai vertici dell’Asrem e dalle organizzazioni sindacali. Ieri, quindi, il provvedimento di proroga dei contratti da parte della direzione dell’azienda sanitaria. La proroga di un anno è disposta, naturalmente, nelle more della definizione delle procedure di stabilizzazione già avviate in esecuzione del protocollo. Procedure «tutt’oggi in corso di definizione – si legge nell’integrazione all’intesa del 2016 – anche in considerazione del contenzioso giudiziario attivato avverso i provvedimenti di indizione delle procedure di mobilità e stabilizzazione». Le sentenze del Tar sui ricorsi sono state depositate a giugno e luglio. Regione, Asrem e sindacati hanno concordato che i concorsi in atto debbano (o possano) chiudersi entro giugno prossimo, salva una eventuale ulteriore e inderogabile proroga al 31 dicembre 2019, previa però verifica con le organizzazioni sindacali entro il 30 maggio prossimo.
Con lo stesso provvedimento, l’Asrem ha anche disposto di indire l’iter per la stabilizzazione e la mobilità interregionale per le figure di ostetrica, tecnico di laboratorio, tecnico di radiologia, di neurofisiopatologia e tecnico audiometrista.

Ma la Fials respinge al mittente il nuovo piano delle assunzioni

Ha riserve pure sulla proroga dei contratti a tempo determinato. Perché, dice il segretario regionale della Fials Carmine Vasile, «l’Asrem avrebbe dovuto chiudere i concorsi entro il 2018, invece le procedure sono ancora in corso e di proroga in proroga si continua a precarizzare il comparto».
Ma è chiaro che per assicurare i servizi sanitari non si possono sguarnire reparti e ambulatori già ridotti all’osso. Per questo il sindacato ha firmato l’integrazione al protocollo del 2016 sulla stabilizzazione, chiedendo però con forza – e ottenendolo – il passaggio di verifica al 30 maggio: per capire se entro giugno il primo piano di assunzioni straordinario potrà dirsi finalmente concluso e potrà essere avviato il successivo.
Il punto su cui però il capo della Fials non transige è quello che riguarda il nuovo piano triennale di assunzioni. «Intanto dovrebbe essere definito correttamente biennale perché il 2018 è finito», precisa Vasile. Sul piano, discusso nei giorni scorsi con il direttore generale Gennaro Sosto, il segretario è netto: «Lo respingiamo al mittente e chiediamo di aggiornare il tavolo. Lo respingiamo nella sua interezza perché a fronte di un fabbisogno certificato dalla stessa Asrem nell’atto aziendale di 1.244 unità, che non sono altro – aggiunge Vasile – che la carenza di organico che si è determinata dal 2007 fino a oggi, viene proposto un piano assunzionale di 224 unità. Più di mille unità in meno».
La trattativa sul nuovo piano assunzionale, sintetizza il sindacalista, si è arenata il 28 febbraio scorso, quel giorno l’ultimo incontro, c’era ancora il commissario Frattura. «Trovo assurdo che sia trascorso un altro anno. A seguito di informativa, ho chiesto dieci giorni fa di convocare il tavolo e quindi c’è stata la riunione con le parti. Si parla di piano 2018-2020, dovrebbe essere 2019-2021. Dovrebbe, soprattutto, essere in linea con quanto l’Asrem ha dichiarato nell’atto aziendale. Invece siamo di fronte a un numero di assunzioni che non è nemmeno la metà di quelle necessarie».
Al piano, entra nel merito Vasile, manca una relazione con la pianificazione delle attività da svolgere nel triennio e finalizzate a organizzare gli ospedali, le strutture territoriali, gli uffici aziendali. Non sono previsti, in particolare, «ausiliari, operatori socio-sanitari, autisti di ambulanza a sufficienza». Altro tasto dolente per la Fials, il fatto che non sia prevista la valutazione delle competenze e la riconversione in base al progresso tecnologico. Il sindacato chiede, inoltre, che i servizi siano reinternalizzati, soprattutto quelli legati all’assistenza.
L’azienda fa riferimento al parametro economico e finanziario nel definire le assunzioni, un parametro condizionato dal fatto che la sanità molisana è ancora in piano di rientro. «A fronte di una revisione dell’1,4% della spesa storica del personale – contesta però Vasile – parliamo di un complessivo pari a 201 milioni, il piano che ci è stato sottoposto prevede una spesa di 185 milioni».
Ruoli differenti e posizioni distanti. «Capisco le difficoltà della direzione strategica – aggiunge – ma ho la sensazione che i vertici dell’azienda facciano i ragionieri e non i manager».
E conclude: «L’assistenza si fa con la programmazione e con l’intento di garantire a tutti i cittadini servizi efficienti, che possano attrarre pazienti da fuori regione nella sanità pubblica molisana, creando così mobilità attiva, se non altro per compensare quella passiva».
ppm

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