«Il traguardo storico del regionalismo differenziato e dell’autonomia per la Lombardia si avvicina sempre di più. Quello di oggi in Consiglio dei Ministri è stato un passaggio decisivo e siamo fiduciosi di poter chiudere l’intesa già a febbraio». Così commentava venerdì scorso, dopo il Cdm, l’assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli.
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna vedono ormai il ‘risultato’ a portata di mano. Secondo l’accordo siglato, le tre Regioni – le uniche interessate al progetto, ma anche le più virtuose dello Stivale – avranno «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia».
«Grazie al Governo – dice l’assessore Galli – per aver rispettato la tabella di marcia prefissata, mantenendo l’impegno assunto con i cittadini della Lombardia e delle altre Regioni virtuose che hanno richiesto maggiori forme di autonomia. Stiamo procedendo nei tempi previsti e ha ragione il vicepremier Matteo Salvini quando afferma che l’autonomia sarà realtà entro la fine del 2019 e in quel momento la storia istituzionale del Paese scriverà davvero una nuova pagina, approdando al federo regionalismo».
Le forze politiche di destra e di sinistra del Sud guardano invece con molta preoccupazione al regionalismo differenziato.
Il timore in tutte le regioni del Mezzogiorno è che si stia lavorando per dividere il Paese il che avrà effetti pesanti su sanità, istruzione, lavoro e ambiente. Parla di regalo di Natale pericolosissimo per il Sud e in particolare per il Molise la consigliera dem Micaela Fanelli che attacca i 5 Stelle per essersi genuflessi all’ennesimo ricatto politico della Lega. Il regionalismo diffuso infatti è un cavallo di battaglia del Carroccio che vuole riconoscere maggiori competenze legislative e finanziarie alle regioni più ricche. Per l’ex sindaca di Riccia però il progetto «smonta il principio costituzionale di equità orizzontale, strappando in due l’Italia».
Dopo la ratifica dell’accordo in Cdm, il Parlamento dovrà varare una legge ad hoc che consentirà alle tre Regioni del Nord di avere competenza rinforzata e maggiori risorse per tutte le 23 materie consentite dalla Costituzione.
Ma questo – fa notare la consigliera del Partito democratico – «amplierebbe a dismisura il divario Nord-Sud che in economia ha già ricominciato ad ampliarsi, come la Svimez ci testimonia (per stare al solo dato degli occupati, il Nord ha recuperato i livelli pre crisi, mentre il Sud segna quasi 400mila occupati in meno del 2008: noi con un tasso di occupazione pari al 44% e nord pari al 66%)».
A preoccupare l’ex segretaria dem è anche il silenzio della politica che accompagna questo processo, in particolare quello degli esponenti della Lega molisana: «Costoro hanno capito che significherebbe spazzare via il Molise? Non mi pare. E se lo hanno capito, perché tacciono?»
Qualcuno potrebbe obiettare che c’è anche la rossa Emilia Romagna amministrata dal centrosinistra. «Non mi nascondo e non faccio tattica politica» spiega la consigliera Fanelli contraria al regionalismo differenziato perché «sarebbe devastante per il Molise e tutto il Meridione d’Italia. Per questo, per rompere il silenzio, per capire chi avrà il coraggio di contrastare questo scellerato intendimento del Governo, presenteremo una mozione urgente per interessare il Consiglio regionale. E attiveremo altre iniziative pubbliche per aumentare la consapevolezza e svegliare dal torpore il Governo regionale. Spero così che il Presidente Toma, che sul tema della fiscalità ha tutte le competenze per poter comprendere la gravità della situazione, si attivi, a nome di tutti i molisani, chiedendo maggiore rispetto per la nostra regione, che più di tutte rischia di essere penalizzata da questo governo a trazione nordista. Ai colleghi pentastellati regionali chiedo di aiutarci in questa battaglia e ai parlamentari regionali tutti di far mancare la fiducia politica a un Governo che con questo atto certificherebbe la chiusura della nostra regione».

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