Otto mesi di governo Toma, per il Pd «molto fumo e poco arrosto». Così Micaela Fanelli. Vittorino Facciolla va giù più ruvido: «Navigano a vista».
Fine anno di bilanci. La minoranza traccia il suo, al centrodestra il Pd concede l’attenuante del tempo, otto mesi sono ancora pochi. Ma un giudizio complessivo i dem se lo sono fatti: «Non c’è un disegno, una visione. Gli unici atti di programmazione messi in campo – questa è Fanelli – derivano dall’amministrazione Frattura o dal governo nazionale, parlo della Zes e dei lavori pubblici per esempio. L’attività del Consiglio ha riguardato atti per la maggior parte proposti da noi e dall’altra opposizione (5s, ndr). Siamo stati commissariati, la sanità vale l’80% del bilancio e non è servita l’unica filiera istituzionale che è quella della Lega». L’ex segretaria del partito ricorda il viaggio di Toma a Pontida e la scelta di «mettere Mazzuto in giunta contando sulla difesa del Carroccio, così non è stato». Aggiunge: a Toma piace parlare per spot. Elenca alcune dichiarazioni del presidente poi smentite dai fatti: «Aveva assicurato che avrebbe completato la giunta con la quota rosa, aveva parlato di velocizzazione dei pagamenti alle imprese e le recenti denunce dell’Acem dimostrano che non è stato fatto nulla. Abbiamo un partenariato arrabbiato, sindaci che vengono ricevuti dai collaboratori dal presidente e non da lui. E poi la ferrovia lungo la Bifernina, io mi accontenterei di terminare l’elettrificazione fino a Roma che ha avviato il governo Frattura. Le passerelle a Civitacampomarano, e poi?».
Dalla legge che modifica lo Statuto e rende più efficace la parità di genere in giunta e nei Cda alla norma sui vaccini (impugnata poi dal governo gialloverde), dalla proposta sull’emergenza cinghiali a quelle per la riduzione dei vitalizi degli ex consiglieri e per il taglio delle indennità, ma anche una nuova legge forestale (che è ferma in commissione, denunciano gli esponenti dem) e poi mozioni e interrogazioni: oltre dieci pagine il bilancio del Pd sul proprio operato a Palazzo D’Aimmo.
Sulle quote rosa, Fanelli ricorda che c’è un ricorso e sottolinea la necessità di una giunta non più solo al maschile: «Non perché debba entrare a farne parte la collega Calenda o la collega Romagnuolo, come questo non riguardava me nella passata legislatura. È che mancano politiche sociali orientate». Sull’unica riforma statutaria, cinque anni di mandato per l’ufficio di presidenza del Consiglio e non più due e mezzo, «la marcia indietro della maggioranza, che evidentemente non tiene». Inizialmente, il testo sarebbe entrato in vigore subito. La mediazione interna, altrimenti il ddl non sarebbe passato evidentemente, ha portato alla formulazione attuale: una volta approvata in seconda lettura, sarà efficace dalla prossima legislatura.
Troppi spot, accusa Fanelli. «Sono affetti da annuncite acuta», rincara il capogruppo Facciolla. Ex assessore, approfondisce il tema della programmazione. «Il 31 dicembre scade il piano sociale che approvammo noi, in otto mesi il governo e la maggioranza non hanno mai incontrato il partenariato. E si sono visti costretti a prorogare il nostro piano di sei mesi. Non ce la faranno lo stesso, a meno di copiare quello che elaborammo tre anni fa. Nel bilancio 2018 – prosegue Facciolla – aumentammo di un milione la dotazione per le politiche socio-sanitarie, che almeno loro facciano lo stesso incrementando le somme già stanziate». Critiche a Mazzuto anche per il bando sui lavori di pubblica utilità, Facciolla lo accusa di aver dimenticato gli ex Zuccherificio pianificando un’azione tanto generalizzata che a quelle maestranze non sarà di alcuna utilità.
Ancora sulla pianificazione punta il dito sul piano della qualità dell’aria – «Hanno impiegato otto mesi per riproporre il piano approvato dalla giunta Frattura nel 2017» – e sul quello dei rifiuti: «Scade il 28 febbraio e dicono, sia la maggioranza sia l’altra minoranza, che il nostro non va bene. Ne facciano uno diverso, il nuovo, se sono capaci». Altro sassolino, riguardo al Psr. «L’assessore Cavaliere ha detto che entro fine anno saranno spesi 25 milioni. Ha dimenticato di dire che i bandi in pagamento sono del 2016 e del 2017. E che oggi nessun bando è in scrittura. Il Molise è stata l’unica Regione del Sud a non subire il definanziamento, a settembre 2017 era la migliore per i fondi del Psr impegnati, non vorrei che un anno e mezzo dopo saremo come gli altri».
Entrambi i consiglieri del Pd esprimono contrarietà al regionalismo differenziato. «Si creeranno gli stati uniti d’Italia con gettiti localizzati. Temo – così Fanelli – che ci fermeremo a 55 anni di autonomia. Bisogna ragionare su aggregazioni territoriali più ampie per evitarlo». La macroregione come ultima scialuppa di salvataggio. Anche i piccoli, conclude Facciolla, hanno possibilità di riscatto. «Ma serve programmazione e non frammentarietà di visione».
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