Appena si insediò a Palazzo Vitale, il 9 maggio, trovò una nota dell’allora ministro del Sud De Vincenti: il Molise, c’era scritto, rischia di perdere 22 milioni del Por. Troppo bassi gli impegni -1,7 milioni -, elevata quindi la possibilità di dover restituire quella quota a Bruxelles.
Nella conferenza stampa di fine anno, convocata proprio per l’ultimo giorno del 2018, Donato Toma spiega che insieme al suo esecutivo ha recuperato 20 milioni «che si davano già per persi».
Il sigillo arriva qualche ora dopo dalla ministra Lezzi che sintetizza: i fondi europei di sviluppo regionale sono stati tutti spesi, abbiamo rendicontato tutto e non perderemo nemmeno un euro. Ammette una «piccola perdita che nel totale ammonta allo 0,5% relativa a un programma nazionale di inclusione che cercheremo di recuperare, poco più di 20 milioni di euro ma qui in ballo c’erano diversi miliardi».
Tornado al Molise e alla conferenza del governatore, sono ‘salvi’ 18,6 milioni impegnati in questi sette mesi che si sommano agli 1,7 di maggio. «Ieri l’ultimo rendiconto, abbiamo avuto – aggiunge Toma – il placet della piattaforma dell’Ue. È chiaro che ci potrebbero essere anche rendicontazioni che non vanno a buon fine ma siamo abbastanza al di sopra dell’obiettivo». In totale, riferisce, la Regione in sette mesi ha erogato 102 milioni in pagamenti ad imprese molisane.
«Abbiamo recuperato ritardi di quattro anni specialmente, sulla spesa comunitaria, e quindi abbiamo dovuto lavorare otto volte di più rispetto al normale», rivendica. Si promuove e promuove «la struttura, la giunta, i consiglieri (di maggioranza, ndr) che pure ci hanno dato una mano nell’azione di governo». Si promuove a pieni voti perché, stuzzicato dalle domande dei cronisti sulle iniziative delle minoranze (sia 5s sia Pd) sul terreno del taglio dei costi della politica, sostiene: «Ritengo di essere pagato troppo poco per quello che faccio. Probabilmente le opposizioni dovrebbero ridurre il proprio costo».
Una risposta a strettissimo giro ai consiglieri dem Facciolla e Fanelli che il 29 dicembre lo hanno accusato di navigare a vista, affetto insieme ai suoi da «annuncite acuta». Invece, Toma mette sul tavolo – a cui siede insieme agli assessori Di Baggio, Niro, Cotugno e Mazzuto (Cavaliere assente giustificato e il sottosegretario Pallante – l’avvio ad aprile dei lavori per l’elettrificazione ferroviaria, la convenzione con Anas per la manutenzione delle strade e la riprogrammazione dei fondi per il Sente e il Verrino, l’avvio dell’iter per la superstrada a 4 corsie. E poi i circa 3 milioni per le startup innovative, l’intervento che introduce il reddito di residenza attiva, 32 milioni di rendicontazioni per il post sisma 2002, le azioni di gestione dell’emergenza dopo il terremoto del 16 agosto scorso. Promossi gli assessori, con ampia sufficienza. Ora, dice, vedremo come saranno raggiunti gli impegni che ci daremo col Def. Infine, il 2018 è stato l’anno del commissariamento pieno in sanità. Così ha voluto il governo gialloverde. Ma se da un lato il governatore conferma la contrarietà all’incompatibilità fra la figura di commissario e quella di presidente di Regione perché «in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione, dall’altro conferma che la collaborazione con Angelo Giustini e Ida Grossi – che ha incontrato il 28 dicembre scorso – è iniziata all’insegna della schiettezza e della lealtà. «Ci auguriamo prosegua come è cominciata». Non dimentica però di ricordare il suo operato, da presidente, per la sanità in questi mesi: dal finanziamento dei lavori per realizzare la stroke unit al Cardarelli alla dialisi al Caracciolo di Agnone.
r.i.

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