Oggi pomeriggio la riunione di giunta, già calendarizzata prima della revoca delle deleghe. Dopo il varo delle delibere, il chiarimento. Donato Toma dirà agli uomini del suo esecutivo cosa si aspetta, da loro e dai rispettivi gruppi politici: «Disciplina in Consiglio, ordini del giorno e mozioni che siano discussi prima in maggioranza e poi presentati, non viceversa, lealtà massima, nessun trasversalismo o accordo sottobanco».
Il presidente non ha azzerato la giunta e non ipotizza di cambiarla, avvicendamenti non sono all’ordine del giorno. Redistribuirà le deleghe aggiustando qualche «sbavatura» emersa in questi mesi, compiti affini fra loro che sono attribuiti ad assessori diversi per esempio. «Nel merito abbiamo lavorato bene, ma io non sono scudo di nessuno, deve avere lo scudo, gli assessori al contrario devono fare da filtro. Mi aspetto coesione massima, se siamo una squadra ci dobbiamo comportare come una squadra, che ha un coach», dice il governatore. Alla soglia di una primavera fondamentale, per le amministrative che possono dargli l’occasione di creare una filiera politica sul territorio (a parziale ristoro di un governo nazionale che invece non è sempre, spesso anzi non lo è, in linea con Palazzo Vitale), consegna agli assessori un messaggio chiaro: «Zero individualismo, è un modo vecchio di fare politica. Perché ho ripreso in mano ora le deleghe? Perché abbiamo messo a posto delibere importanti per il Molise e adesso questa decisione non pregiudica nulla. Sto completando il Def, la prossima settimana ci saranno le audizioni, le faranno gli assessori accanto a me». Nella buona e nella cattiva sorte, se il presidente viene attaccato dalla minoranza si aspetta che i suoi lo difendano. Ancora di più, non si aspetta attacchi da fuoco amico. La questione con la Lega è ancora aperta, per via della posizione della capogruppo Romagnuolo. «Ho letto la nota del coordinatore e mi ha anche assicurato lealtà. Non ho motivo di dubitarne, ma credo che quel partito debba risolvere i suoi problemi interni», chiarisce. E aggiunge che da Salvini non ha avuto riscontri sulla sua richiesta.
Ultimo, ma non ultimo, capitolo: la comunicazione fra esecutivo e assemblea, che stenta a decollare. E per questo spuntano odg all’improvviso e si stravolge il lavoro della Conferenza dei capigruppo. Oppure ci sono consiglieri che dicono di aver appreso le decisioni dalla stampa. «Questo lavoro di raccordo è competenza del sottosegretario. Avevo delle deleghe da assegnargli ma le ho bloccate. Penso che questo ruolo non sia stato ben interpretato, chiariremo pure questo». Anche l’operato di Quintino Pallante è in discussione, quindi. Mossa strategica per non scoprire troppo il fianco visto che Pallante è vicino a Iorio che chiede da quando è rientrato un assessorato e l’azzeramento delle deleghe ha naturalmente rafforzato il pressing?
Il presidente sul punto glissa, salvo ricordare che non prevede cambi in squadra. «Voglio che la maggioranza rifletta sui vari ruoli. C’è qualcuno che vuole sfiduciarmi? Lo faccia. Io non sono attaccato alla poltrona ma ci tengo a fare bene. Le liturgie politiche, allora, lascino spazio alla programmazione manageriale».
ritai

LA LEGA. 

Mazzuto: presto un confronto. «Siamo maggioranza, chi è stato eletto se ne faccia una ragione»

In Molise la Lega è in maggioranza, questa è la linea. Il coordinatore regionale Luigi Mazzuto, assessore come i suoi colleghi senza deleghe da sabato mattina, lo dice in una nota e lo precisa meglio a Primo Piano. «Chi è stato eletto in Consiglio se ne faccia una ragione», aggiunge in maniera chiara. Anticipando un confronto interno al partito, in seno ai suoi organi e con le due consigliere, soprattutto con la capogruppo Romagnuolo visto che Calenda ha tutt’altro comportamento politico. «Un confronto opportuno», ancora Mazzuto.
Calenda, appunto, su Fb sabato pomeriggio ha postato una foto con Salvini e questa riflessione: «Chi sbraita e alza la voce fa tanto rumore, ma quando questo si affievolisce rimane solo un silenzio imbarazzante, il silenzio di chi ha promesso ma non ha mantenuto, di chi si schiera contro tutti e, al contempo, contro nessuno. Attendo i futuri sviluppi politici, con la certezza che chi è preposto a prendere certe decisioni sia in grado di comprendere cosa sia più giusto per questa regione»
«La Lega Molise la sua scelta l’ha fatta il 22 aprile 2018, quando ha deciso di correre nella coalizione di centro destra, e di avere partecipato attivamente a sostenere convintamente la candidatura del commercialista di lungo corso Donato Toma. Non siamo ne spaventati, ne preoccupati se oggi il governatore ha deciso di aggiustare il tiro. La Lega Molise, nell’adottare lo stile del suo leader Matteo Salvini e del partito che amministra regioni importanti, voleva e vuole un deciso cambio di indirizzo delle politiche da adottare per il rilancio della regione e per fermare l’emorragia dei giovani», così la nota. In cui Mazzuto rivendica anche «sette mesi di attività intensa, mirata soprattutto a recuperare il terreno perduto dalla precedente gestione politica della regione, ed i cui risultati si evidenzieranno solo più avanti».
«Non siamo i più bravi, ma di certo daremo il nostro apporto convintamente. Le tinte forti – rimarca così la distanza probabilmente dalla capogruppo che ha parlato di ruspe per rispondere a Toma che chiedeva quale fosse la linea del Carroccio – servono a dare la scossa ma non le soluzioni e pertanto non servono, ma l’ascolto, il dialogo ed il confronto costante potranno rappresentare la chiave di lettura giusta all’interno del partito di Salvini in Molise ma anche all’interno della stessa maggioranza». Questo, conclude, gli ha confermato il leader qualche giorno fa quando lo ha incontrato in Abruzzo dove ha iniziato la campagna elettorale per le regionali.

FORZA ITALIA

Nico Romagnuolo: «I molisani hanno scelto noi e bocciato gli altri»

Non li nomina espressamente. Ma probabilmente il capogruppo di Forza Italia Nico Romagnuolo si riferisce ai 5 Stelle, o magari anche al Pd. Comunque, insomma, all’opposizione.
A suo parere affetta da «rancore alimentato da una mai sopita delusione, derivante dalla cocente sconfitta elettorale alle regionali», rancore che «porta ad attacchi scomposti, che nulla hanno a che fare con la politica e che mirano semplicemente e maldestramente a screditare l’immagine di chi è stato scelto dal popolo molisano per governare e sta già compiendo passi importanti per la risoluzione delle tante criticità all’ordine del giorno». Vale a dire il governo di centrodestra e il suo capo Toma, nel mirino di chi fa «solo tanto rumore per coprire il nulla che rappresenta. Personaggi che esistono soltanto se il livello dello scontro è alto e se il caos ha la meglio su tutto. Infatti vanno ad estrapolare dichiarazioni per montare casi mediatici buoni a solleticare i bassi istinti della parte più esaltata e ideologizzata dei social. Ma i contenuti sono come le temperature di questi giorni: sotto zero». Per chiudere, «un mix di propaganda ed estremismo che il Molise per fortuna ha già bocciato sonoramente lo scorso 22 aprile. Se ne facciano una ragione, – conclude – il popolo ha eletto Donato Toma e il centrodestra. I molisani hanno scelto la competenza, la forza delle idee e la voglia di costruire, hanno premiato una maggioranza che ora ha il diritto e il dovere di affrontare compatta le cose da fare».

I 5 STELLE

De Chirico affonda: «Sarà un match a chi avrà più forza e armi»

«Credo che la nostra denuncia sull’affidamento e sui costi relativi al Piano Turismo abbia scombussolato i “collanti” della maggioranza. Una maggioranza mai coesa nei fatti ma solo nei modi». Così Fabio De Chirico, portavoce dei 5 Stelle in Consiglio regionale.
Il tagliando avviato da Toma che troverà sintesi nella redistribuzione degli incarichi assessorili per l’esponente 5s sta mostrando le «ambigue ripercussioni» della legge elettorale che ha introdotto la surroga degli assessori con i primi dei non eletti. «Gli spazi da redistribuire sarebbero non solo in giunta ma a scalare anche in Consiglio visto che quella legge ha affibbiato il “precariato” sulla testa dei vari Tedeschi per Niro, Matteo per Cotugno, Scarabeo /Nico Romagnuolo per Cavaliere/Di Baggio. Il tagliando di cui parla Toma non sarà solo il risultato di una verifica di fiducia all’interno della squadra di giunta ma anche e soprattutto il risultato del match a chi avrà più forza e “armi”: per chiedere una conferma del posto, tra tutti quelli citati sopra che sono dentro, o per reclamare un posto, tra quelli che attualmente sono fuori, dalla giunta o addirittura dal Consiglio. Iorio o la Romagnuolo ad esempio, se entrassero in giunta, lascerebbero il posto in Aula e nelle commissioni a nuovi non eletti e caccerebbero automaticamente qualcuno dei quattro surroganti. Chi decide e perché».
Soprattutto, si chiede, «a chi giova tutto questo. In che modo i cittadini molisani elettori verranno coinvolti da queste scelte e come ne trarranno beneficio visto che già si sono espressi chiaramente otto mesi fa e ciò che pretendevano prima di tutto erano merito, qualità, preparazione e lungimiranza per risanare la loro regione e certo non le più penose logiche clientelari che peraltro sono ritenute da tempo responsabili di aver distrutto e dilapidato questo territorio».

 

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