Conferma: «Non smantello ma modello la giunta». E aggiunge che in sanità punta a giocare un ruolo politico, ora che ci sono i commissari, per trovare a Roma le sponde giuste e necessarie per la revisione del decreto Balduzzi.
La ridistribuzione delle deleghe ai cinque assessori e la migliore definizione delle funzioni del sottosegretario è cosa (quasi) fatta quando Donato Toma risponde al telefono. Gli ultimi dettagli in serata, stamattina il decreto e le comunicazioni al Consiglio regionale.
Il governatore ribadisce i concetti più volte espressi nei dieci giorni di ‘tagliando’ (lui non parla di crisi). «Tratterrò qualche delega per me, ma il grosso delle attribuzioni resterà tale e quale». Quindi, le deleghe pesanti (dalle Infrastrutture alle Attività produttive, dall’Agricoltura al Lavoro) non le muoverà, assicura.
Quando il 5 gennaio revocò il decreto con cui aveva attribuito i settori ai componenti dell’esecutivo, Toma parlò di una Ferrari da far girare a dovere. Dieci giorni ai box, come ne esce questa Ferrari? «Ne esce che sarà meglio di prima. Consideri che è come se l’avessimo alimentata con il gasolio Excellium… La macchina correrà molto meglio. Nel 2019 dovremo far arrivare al territorio tutte le risorse che abbiamo a disposizione. Abbiamo cominciato a farlo con la delibera che finanzia le piscine di Isernia e Bojano. Continueremo così».
Nel riassetto, secondo i rumors filtrati in questi giorni, un ruolo predominante lo avrà la programmazione, delega che Toma conserva per sé e con cui sostanzialmente coordinerà il lavoro dei vari settori e degli assessori: gli atti che sono di programmazione, al di là della delega a cui sono riferiti, li supervisionerà il titolare della programmazione e quindi il presidente. Questa la sintesi emersa dalle indiscrezioni di questi giorni. Il governatore sul punto si limita a dire che «la programmazione avrà il ruolo di propulsore dell’azione dell’esecutivo».
Anche con qualche delega in più, comunque senza la gestione quotidiana della sanità perché la struttura commissariale si è insediata, Toma avrà più tempo. Dopo il primo incontro a fine dicembre, il presidente ha rivisto qualche giorno fa il commissario Giustini. Un breve confronto, però ognuno ha il suo ruolo adesso. Qual è quello che Toma punta a interpretare? «Sarò, diciamo così, un postulante politico in sanità. Lavorerò soprattutto a Roma per arrivare a una modifica del decreto Balduzzi». Lo aveva detto già in campagna elettorale: il provvedimento che lega il criterio demografico alla possibilità di accreditare discipline come cardiochirurgia e neurochirurgia (servono 600mila abitanti, il doppio di quelli che ha il Molise) a suo parere va cambiato. Ora può dedicarsi alla sfida. Parecchio difficile.

r.i.

Il presidente replica alla Triplice: «Invito infondato: io non ho mai interrotto il confronto»

«Abbiamo una grande considerazione del ruolo che le organizzazioni sindacali svolgono a tutela dei diritti dei lavoratori. Non solo. Riteniamo che esse siano uno strumento fondamentale di mediazione tra le istanze di chi rappresentano e il potere decisorio degli organismi eletti dal popolo. Un rapporto, quello fra istituzioni e sindacato, che deve essere corroborato e temprato dal rispetto dei reciproci ruoli e non deve mai essere messo in discussione. Proprio per questo motivo, non comprendiamo l’azione di protesta, posta in essere da Cgil, Cisl e Uil, che hanno deciso, a differenza di altre sigle sindacali, di non prendere parte, l’8 gennaio scorso, all’incontro sui redigendi documenti di programmazione economico-finanziaria 2019-2021, una fase di ascolto che la Regione ha avviato interloquendo con il partenariato socio-economico e gli stakeholder molisani». Il governatore Donato Toma replica alla Triplice che nei giorni scorsi aveva denunciato la mancanza di concertazione da parte della Regione.
La convocazione per l’8 gennaio, spiega, era un invito al dibattito e «aveva come obiettivo, semplicemente, sentire le parti sindacali per capire se i contenuti delle linee programmatiche, già ampiamente discussi anche con Cgil, Cisl e Uil l’estate scorsa, potessero dar luogo a una proposta programmatoria che accogliesse le richieste dei lavoratori. L’appuntamento, che ha registrato l’assenza del sindacato unitario, in altri termini, era propedeutico a una proposta ancora da definire, una riflessione proprio sulle osservazioni ricevute dai sindacati. L’intento, tra l’altro, era quello di comunicare anche il lavoro svolto dalla giunta». Un metodo di dialogo costante col partenariato, sostiene il presidente, «più snello e diverso dalla prassi, che sta ricevendo ottimi consensi dal territorio». La concertazione coi sindacati, invece, ci sarà sulla proposta di bilancio che passerà poi all’esame della Prima commissione consiliare, «contesto in cui, come è sempre avvenuto, si dà audizione al partenariato socio-economico sul documento predisposto». Infine, conclude: «L’invito che i sindacati hanno rivolto alla Regione, attraverso un comunicato stampa, di riprendere il confronto appare, pertanto, privo di fondamento. La sollecitazione, semmai, avrebbero dovuto indirizzarla a loro stessi, per aver deciso di non presentarsi all’ultima riunione programmata. Noi non abbiamo mai interrotto il confronto, anzi intendiamo intensificarlo. Dal sindacato ci attendiamo tantissimo. Occorre affrontare insieme, come è sempre stato e continuerà a essere, le innumerevoli problematiche che interessano i lavoratori molisani, far sentire la nostra voce all’unisono sui tavoli romani dove si giocano partite decisive per il futuro Molise, reclamare maggiore attenzione verso una regione che resiste e continuerà a esistere».
Appreso della risposta del governatore, dal sindacato confederale hanno controreplicato: «Forse il presidente non ha compreso il nostro messaggio o finge di non capirlo. Glielo chiariremo meglio in una conferenza stampa mercoledì».

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