Delle vicende che lo hanno riguardato nella passata legislatura, quando era il potente vicepresidente di Frattura, quella dei contributi post sisma percepiti per immobili acquistati dopo il terremoto è probabilmente quella che gli ha fatto più male. Non tanto in termini di consenso elettorale, in Consiglio è tornato con 4mila preferenze. Quanto in termini di immagine e credibilità: Vittorino Facciolla sui media e agli occhi dell’opinione pubblica è apparso come il sindaco, poi ex sindaco e assessore regionale, che ha approfittato dei suoi compaesani e dei fondi stanziati per la ricostruzione.
«Non lo auguro a nessuno, neanche al mio peggiore nemico politico», dice nell’Aula di Palazzo D’Aimmo dopo aver reso pubblica l’archiviazione del caso da parte del gip di Larino Elena Quaranta. Per il tribunale non ha commesso reati, non li ha commessi nemmeno per la Procura frentana che con il capo dell’ufficio aveva già chiesto l’archiviazione disposta a ottobre dal giudice delle indagini preliminari. Archiviazione, va precisato, disposta anche per il sindaco Caravatta e la sua giunta, denunciati insieme a Facciolla.
Se ne occuparono Le Iene, un paio di servizi che riaccesero i riflettori sull’assessore del portaborse (altro blitz del programma di Italia Uno). In paese per cercarlo, furono però accolti male dalla popolazione. Ma, inutile negarlo, l’esposizione per Facciolla fu devastante. Sotto accusa, in una denuncia prodotta da oppositori locali dell’ex primo cittadino in procura e nella battaglia che pubblicamente condusse l’avvocato termolese Campopiano, le procedure autorizzate da un’ordinanza commissariale dell’ex governatore Iorio e utilizzate non solo da Facciolla a San Martino e in generale nei paesi colpiti dal sisma, per cui il contributo per la ricostruzione può essere trasferito a un proprietario diverso da quello del 2002 in caso di alienazione.
In Consiglio regionale il caso approda per una mozione dei 5 Stelle, una mozione in cui di fatto il capogruppo Andrea Greco resta solo. Il documento, che non menziona la vicenda Facciolla in particolare ma fa riferimento a San Martino (nel dibattito anche al rilievo pubblico assunto da alcuni fatti negli anni passati), chiede una verifica e il recupero delle somme. Un profilo diverso da quello penale, evidenzia Greco nella sua replica: «Vogliamo sapere come sono stati usati i fondi post terremoto».
Certo, però, la mozione è un’arma spuntata dopo che Facciolla ha dichiarato che c’è stata l’archiviazione. Anche perché non aver commesso reati implica la correttezza delle procedure seguite. «Greco si è fatto trascinare in una vicenda che ha ragioni di bottega territoriale», dice l’ex assessore. Mette all’indice un collaboratore del gruppo 5s, suo oppositore a San Martino, con cui ci sono in corso procedimenti penali, contesta il percorso del documento presentato. «Quando è stato accostato alla camorra io ho sempre difeso Greco. Ma quello che si chiede in questa mozione va nella direzione di comportamenti camorristici». Infine mette il dito nella piaga, o meglio nella crepa che si è aperta all’interno del Movimento. La mozione, intanto, non è firmata dai consiglieri Manzo e Nola. E quando Greco la illustra è solo, i suoi colleghi lasciano l’Aula (Primiani chiarirà Primo Piano che è stato casuale, ma mediaticamente è così). Non c’è nemmeno Facciolla ancora. Che poi chiudendo il suo intervento ringrazia i 5s che non hanno firmato la mozione e chi è uscito durante la discussione. «Le mani le ho sempre tenute a posto, la lingua forse no…», ammette. Aveva già querelato Le Iene all’epoca dei servizi andati in onda, ora – fa sapere – vuole studiare le carte, «dieci pagine di richiesta del pm e 16 di provvedimento del gip», per capire se ci sono profili di calunnia.
La replica di Greco respinge al mittente l’accusa di essersi fatto trascinare in questioni locali: «Il collaboratore tirato in ballo è uno stimatissimo professionista che Facciolla ha querelato in maniera seriale. Qualcuno prima di noi ha portato lo scontro politico in tribunale. Se la posizione di Facciolla è stata archiviata ne sono contento, ma si sta trasferendo la discussione su un livello non menzionato nella mozione. Se venire qui a chiedere conto di quanto avvenuto negli anni passati è un atteggiamento camorristico, e fuori da qui non viene certo visto così, sappiate che continuerò ad averlo. Nessuno mi può inibire nello svolgimento del mio ruolo, neanche chi nel Movimento non si rivede in questa iniziativa».
Il governatore Toma prende la parola per ribadire il no alla mozione che aveva già espresso spiegando all’Aula i passaggi amministrativi seguiti. Fanelli aggiunge che, dopo le dichiarazioni di Facciolla, il Consiglio dovrebbe chiudere del tutto la discussione. De Chirico e Primiani, rientrati in Aula, annunciano che si asterranno: l’obiettivo era chiarire e il chiarimento c’è stato, sia da parte di Toma sia da parte di Facciolla. Un solo voto a favore della mozione nel computo finale: quello di Greco.
r.i.

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