Il ministro Di Maio partiva per la Francia dove ha poi incontrato esponenti dell’ala dura dei gilet gialli, il governatore Toma per il Belgio dove è impegnato nel Comitato delle Regioni a Bruxelles. «Ci siamo incrociati in aeroporto e l’ho fermato. Sta lavorando bene col mio assessore (Mazzuto, ndr) sul reddito di cittadinanza, mi ha detto. Ne ho approfittato per precisargli: ti volevo comunicare che io non bullizzo nessuno».
Donato Toma racconta così il brevissimo incontro col vicepremier che dall’Abruzzo nel fine settimana gli ha lanciato bordate sull’atteggiamento coi commissari della sanità nominati da Palazzo Chigi il 7 dicembre scorso. Lo ha accusato in particolare di aver lasciato Giustini e Grossi senza computer, senza riscaldamento. Perso il potere sulla sanità, ha tirato le somme Di Maio, i presidenti di Regione ostacolano i tecnici inviati dal governo Conte a risanare la situazione. Toma invece smentisce e punta a sua volta il dito contro i grillini molisani, il riferimento più diretto è a Greco, che a suo parere vogliono strumentalizzare.
Presidente, i commissari della sanità sono ancora senza computer?
«Guardi, i commissari hanno tutto. Dal 27 dicembre gli ho messo a disposizione la direzione generale della Salute. Ho fatto scegliere a loro il piano e la stanza, hanno scelto il terzo piano. Hanno scelto i collaboratori. C’è stato bisogno di spostare mobili e suppellettili, lo abbiamo fatto in tempi record. Ogni tanto vengono su da me, parliamo di sanità, prendiamo insieme il caffè. Le dirò di più: di recente gli ho portato io stesso il caffè e l’altro ieri i cioccolatini belgi…».
Racconti paralleli, il suo e quello di Di Maio. Come le rette, non si incontrano.
«Ho letto le dichiarazioni del vicepremier e ho visto poi il video postato dall’amico molisano di Di Maio (Andrea Greco, ndr). Mi sono fatto quattro risate. Ho anche sentito Giustini, abbiamo sorriso anche con lui. Diciamo che la prendo alla leggera adesso, è una battuta elettorale. E magari i 5 Stelle non hanno ancora elaborato il lutto per aver perso in Molise. Non me la prendo quando queste cose le dice l’amico molisano di Di Maio anche se lo reputo inopportuno. Però se a dirle è il vicepresidente del Consiglio, beh, gli devo rispondere che ha informazioni sbagliate e consigliargli di prendere quelle giuste. Se questa polemica continua, dovrò scrivergli in via ufficiale».
Se il clima con Giustini e Grossi è così sereno, però, come mai queste accuse della parte politica che li ha nominati? Tutto inventato?
«Le ripeto, io esaudisco le istanze dei commissari nell’ambito delle regole e delle previsioni normative. Mi hanno fatto richieste che sto valutando, ma non ritengo sia il caso di parlarne».
Però così chiunque può immaginare qualsiasi cosa, presidente.
«Diciamo con una metafora che quando sono indeciso se pagarmi un caffè coi soldi miei o della Regione, uso i miei. Comunque, ribadisco, c’è massima collaborazione. È servito l’ausilio di un autista, ci ha pensato il mio. So che anche l’Asrem ha messo a disposizione i suoi mezzi e le strutture. E comunque, tornando a Di Maio, le pare che potrei bullizzare un generale della Finanza in pensione e un’ex direttrice di Asl?».
Il Molise sperimenta per la prima volta la coabitazione fra commissari esterni e presidente in carica che quindi è esautorato dalla gestione del piano di rientro e della programmazione sanitaria.
«Questo secondo aspetto è uno dei motivi per cui ho impugnato la delibera di nomina dei commissari. Ma l’impugnativa esula dal rapporto con loro».
Appunto, i ricorsi. Forse Giustini e Grossi non l’hanno presa bene?
«Li ho avvisati prima che avrei fatto ricorso…».
Ci sono i primi decreti, non ancora indicativi della direzione che i commissari intendono dare alla sanità molisana. Che ruolo intende giocare lei?
«Sugli atti dico: vedremo. Vedremo anche l’esito delle future decisioni. Adesso so che stanno ascoltando associazioni e comitati, stanno facendo una ricognizione sui bandi della sanità in corso. Credo che il presidente della Regione, il più alto organo istituzionale sul territorio, andrebbe consultato. Intanto, ho la delega alla Sanità. E poi tratto sul riparto del fondo nazionale, tante decisioni senza di me non credo le possano prendere. Non c’è un collegamento politico, ma un collegamento funzionale sì».
ritai

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