Il parere del Comitato delle Regioni Ue riguarda la disinformazione online e punta a un approccio europeo.
Disinformazione ma anche hater: sono le patologie dei social. Che si combattono anche sostenendo l’editoria locale, si legge nel documento, e garantendo così informazioni veritiere.
Una battaglia evidentemente prioritaria per il governatore del Molise Donato Toma, quella in particolare contro chi si nasconde dientro l’anonimato su Facebook & Co.
Da Bruxelles, dove è in corso la plenaria del Comitato, Toma ha avviato una sorta di crociata contro i leoni da tastiera.
Del progetto di parere si è discusso, prima della plenaria, nella riunione del Bureau del Comitato. E lì Toma ha espresso il suo parere. «Quale rappresentante di una regione italiana, sostengo fortemente il progetto di risoluzione sulla lotta all’incitamento all’odio e ai reati da esso motivati, come pure sono favorevole all’introduzione di misure idonee ad eliminare l’anonimato dai social», ha detto il presidente del Molise.
«Nelle scorse settimane, io stesso – ha raccontato – sono stato oggetto di insulti, intimidazioni e quant’altro, attraverso blog e profili falsi. Non sono solo i criminali a costituire una minaccia, ma anche taluni individui, mentalmente instabili, che vanno assolutamente fermati, perché attivano una spirale infinita e pericolosa. Soggetti che io definisco “leoni da tastiera” i quali, facendosi scudo dell’anonimato, riescono a ingiuriare chi fa il proprio lavoro. E sebbene non vi sia nulla da temere dalle ingiurie, queste situazioni creano comunque ansia e tensione, soprattutto in chi ti sta vicino, familiari in primis. Per questo motivo, non solo do il mio appoggio incondizionato a tale progetto, ma ritengo sia quanto mai opportuno, nella seduta plenaria del Comitato delle Regioni, fare una seria riflessione sugli emendamenti al parere sui social e sulla diffusione delle opinioni attraverso i social.
Dobbiamo combattere assolutamente l’anonimato. Fermo restando – ha concluso – la libertà di opinione e di critica, occorre far sì che ognuno abbia la facoltà di parlare, intervenire, scrivere, ma nella massima trasparenza e non sotto falso nome».

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