È nato e cresciuto a pochi metri da qui. Volturara Appula è di fronte a Tufara. Per andare all’università a Roma, attraversava il Molise. Ne ricorda le curve. Come tanti giovani di queste parti, Giuseppe Conte ha lasciato la sua terra. Da primo ministro punta a fare in modo che i figli della Capitanata, del Molise e del sud in generale restino dove sono nati. O vi facciano ritorno. È uno degli obiettivi del contratto istituzionale di sviluppo che è il motivo della sua visita: fare sistema per realizzare progetti cantierabili e radicati sul territorio.
A Campobasso Conte arriva puntuale. Cordiale, non si sottrae ai saluti, anzi è lui a cercare le mani di chi lo attende dietro le transenne e lo applaude. Accolto dal prefetto Maria Guia Federico – insieme al consigliere di Palazzo Chigi Gerardo Capozza, all’ad di Invitalia Domenico Arcuri e al questore Mario Caggegi – il capo del governo prima di entrare si ferma con il presidente dell’associazione ‘Molirari’ che riunisce gli affetti da patologie rare.
Al secondo piano lo attendono i sindaci, i rappresentanti del mondo economico. Non sono stati invitati i sindacati. L’arcivescovo Bregantini sale in Prefettura. Qualcuno però lo vede andare via quasi subito. Qualche sbavatura che non guasta il clima. Conte, d’altro canto, è la figura di garanzia del governo gialloverde: lo è per Lega e 5s ma pure per l’opinione pubblica. Che lo definisce «pulito», gli chiede di andare avanti e «restare cinque anni».
Nel salone di rappresentanza, il premier ascolta gli interventi dei prefetti Federico e Guercio, del presidente dell’Anci Sciulli, dei sindaci dei capoluoghi Battista e d’Apollonio, del governatore Toma. Lo spaccato di una terra che ha bisogno di infrastrutture materiali e immateriali. Di immaginare un futuro possibile.
Il Molise, spiega il presidente del Consiglio, è una delle aree a cui servono «strategie di sviluppo adeguate, personalizzate». Il contratto di sviluppo è un «progetto di valorizzazione delle risorse locali e questo – sottolinea – è un territorio bellissimo. Io non sono cresciuto molto distante, a pochi chilometri da qui. Conosco la valle del Fortore, conosco anche bene questo territorio dove sono stato varie volte. Immaginate che quando ero studente universitario facevo sempre questo percorso con la macchina e quindi conosco, posso dire, tutte le curve e le infrastrutture viarie, le conosco a menadito e le ricordo bene». Sa di cosa ha bisogno il Molise, dunque.
Il contratto istituzionale è un intervento aggiuntivo rispetto a investimenti già previsti: per esempio il piano per la messa in sicurezza del territorio che sarà presentato entro questo mese (complessivamente vale 9 miliardi) e vedrà misure anche per la regione, una delle sette in cui il 100% dei Comuni è a rischio idrogeologico; l’accordo firmato per la strategia Matese; la convenzione con Rfi per l’elettrificazione della tratta ferroviaria. Questo ‘patto’ nasce per fare altre cose. Attività alimentari e artigianali, ricchezze archeologiche, tradizione enogastronomica: queste sono le caratteristiche valorizzabili del Molise. Allo stesso tempo, c’è bisogno di incrementare le infrastrutture viarie, ferroviarie e digitali.
Invitalia è soggetto attuatore dello strumento, che nascerà dalla richiesta delle amministrazioni e da un decreto del presidente del Consiglio che costituirà il tavolo. Della task force faranno parte i Ministeri interessati in base ai progetti e i partner locali. «Non ci sostituiremo a voi nell’elaborazione dei progetti, devono essere progetti sostenibili, radicati sul territorio. Quelli calati dall’alto non hanno nessun futuro. Noi potremo attirare investitori da fuori, imprese straniere, però voi dovete elaborare i progetti». Strategicità, cantierabilità e valore aggiunto: questi i criteri di selezione.
Non c’è un plafond di risorse prestabilito: «Prima le idee – spiega nel breve incontro coi giornalisti il premier – e poi i finanziamenti. I finanziamenti ci sono e seguiranno. Noi ci siamo e, dall’entusiasmo che ho visto oggi, sono convinto che questa regione saprà rispondere all’altezza».
A chi lo ha ascoltato nel Palazzo del Governo prima di andar via Conte ha detto: «Credo che il governo e il presidente del Consiglio debbano metterci la faccia. A voi chiedo di impegnarvi davvero perché so che tenete alla vostra terra e ai vostri figli, a cui so che volete assicurare un futuro in questa terra. E sarebbe molto bello che coloro che si sono allontanati possano decidere di tornare». rita iacobucci

Parla Invitalia: sostegno a idee radicate e sostenibili, lo sviluppo viene da fuori

Al vertice di Invitalia dal 2007, Domenico Arcuri arriva da una terra che sa cosa significa avere un gap col resto del Paese. Calabrese della provincia di Reggio, il manager che guida l’agenzia del Mise per l’attrazione degli investimenti conosce bene pure la situazione del Molise.
La partecipazione alla riunione in Prefettura a Campobasso è, infatti, anche l’occasione per tracciare a margine un sintetico bilancio dell’area di crisi complessa Campochiaro-Pozzilli su cui Invitalia ha puntato 15 milioni della legge 181. «Il bilancio è positivo, è stato investito circa il 90% dei fondi disponibili. Ovviamente – dice Arcuri – bisogna fare di più e meglio».
Con il contratto istituzionale di sviluppo si fa ‘diversamente’. Chiudendo l’incontro con sindaci e associazioni di categoria, l’ad di Invitalia sottolinea che «lo sviluppo non succede perché lo porta da fuori qualcuno». Per cui si parte dal territorio, da idee sostenibili e «che durino nel tempo». Inoltre, aggiunge, «non ci può essere sviluppo sostenendo solo le attività economiche e non c’è sviluppo sostenendo solo gli investimenti infrastrutturali». Il contratto, appunto, prevede il sostegno sia a interventi infrastrutturali sia alle attività produttive.
In Molise, dunque, arriveranno risorse aggiuntive. Quante? Dipenderà da «quante proposte saranno meritevoli di essere finanziate». Anche le idee candidabili devono essere diverse da quelle già proposte in altre sedi e finanziate con altri strumenti. Nei prossimi giorni gli incontri con amministratori e mondo economico per mettere a punto un «set di progetti candidabili sufficiente ed accettabile».
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Il governatore rilancia «Servono investimenti di cittadinanza»

Al termine dell’incontro, durato circa un’ora e mezza, le sensazioni sono piuttosto positive. La misura illustrata agli amministratori è certamente un’opportunità da sfruttare al meglio per rilanciare il territorio, e l’arrivo del premier, insieme al numero uno di Invitalia, è un segnale di attenzione da parte del Governo da non sottovalutare. Ma è solo un primo passo: ora bisogna lavorare per garantire il finanziamento dei progetti che partiranno dal Molise.
È l’obiettivo dichiarato dal governatore Donato Toma: «Lo strumento messo in campo dal governo – ha commentato a margine dell’incontro – è il recupero di una normativa del 2011 che verrà estesa a tutta la regione e non solo a particolari aree di crisi. Si tratta certamente di una prospettiva positiva, ora però dobbiamo stare attenti a come si svolgerà il processo di confronto con gli enti locali. Chiaramente la Regione dovrà coordinare tutta la programmazione dei progetti, in modo da garantire la piena realizzazione del contratto di sviluppo».
Toma nel suo intervento in Prefettura ha posto l’accento sulle criticità che da anni attanagliano il Molise, come le altre regioni del Sud: «Un territorio colpito da grave dissesto idrogeologico ed eventi sismici; aree interne prive di rete ferroviaria funzionante e servite da strade provinciali impraticabili; dotazioni infrastrutturali carenti, molte delle quali al collasso; assenza di strade a quattro corsie; progressivo spopolamento dei Comuni, soprattutto nelle aree interne; invecchiamento della popolazione; disoccupazione di lunga durata, al di sopra della media nazionale; fuga di giovani cervelli in altre regioni d’Italia e all’estero; crisi della piccola e media impresa.
Lo stesso Molise potrebbe godere, però – ha evidenziato – di situazioni di vantaggio solo se opportunamente sfruttate e attivate. Ci riferiamo alla bassa densità di popolazione, al tessuto sociale fondamentalmente sano, all’assenza sul territorio di organizzazioni criminali radicate, alle eccellenze enogastronomiche, al patrimonio culturale da preservare e valorizzare, alle oasi naturalistiche e ai paesaggi di spiccato interesse ambientale, alle enormi risorse idriche che servono anche le regioni limitrofe.
Abbiamo ben chiara quale debba essere la strategia utile a rilanciare l’economia del territorio. In questi primi otto mesi di governo, ci siamo impegnati in una massiccia azione di recupero delle risorse del Piano Operativo Regionale. È stata una corsa contro il tempo, ma alla fine ci siamo riusciti. All’atto del nostro insediamento, avvenuto l’8 maggio 2018, erano stati certificati appena 1.7 milioni di euro; in sette mesi di duro e incessante lavoro, siamo riusciti a recuperare ben 18 milioni e 800 mila euro.
Siamo alla fase finale di definizione della Zes Adriatica con la Regione Puglia. Abbiamo bruciato le tappe e, in soli due mesi, predisposto un Piano strategico che ha ricevuto il plauso dai tecnici del Ministero.
Sul piano del trasporto su rotaie, abbiamo firmato con Rfi Italia una convenzione concernente le opere di potenziamento infrastrutturale e tecnologico sulla tratta Roccaravindola-Isernia-Campobasso.
Abbiamo indirizzato la nostra azione soprattutto sulla micro-economia, con una serie di misure che vanno a incidere sulle aree interne e i piccoli Comuni.
Un’attenzione particolare è stata rivolta alle politiche di coesione sociale.
Stiamo investendo sulla cultura con operazioni di grande spessore, nella convinzione che possano risultare attrattive per la conoscenza del nostro territorio.
Da solo, però – avvisa il premier – il Molise non può farcela, le regioni del Sud non possono farcela.
Ci sono due questioni cruciali per il futuro delle regioni meridionali: riequilibrare il gap tra Nord e Sud d’Italia, attuare una politica di grandi investimenti infrastrutturali».
Il governatore non ha nascosto «preoccupazione per quelli che saranno gli sviluppi legati al regionalismo differenziato, o rafforzato che dir si voglia. Laddove gli esiti di questo percorso dovessero essere quelli di ridurre l’apporto e la solidarietà delle regioni a saldo finanziario particolarmente elevato in misura tale da provocare la riduzione della loro maggiore capacità contributiva al Fondo di solidarietà nazionale, ci troveremmo, di fatto, di fronte a forme di autonomismo, ovvero di federalismo.
Ma non era questo lo spirito dei padri costituenti, i quali pensavano che la solidarietà nazionale dovesse contribuire a ridurre il gap tra regioni e, sopratutto, tra le regioni del Nord e quelle del Sud.
Qualora il regionalismo differenziato dovesse spianare la strada ad un federalismo squilibrato, riteniamo che lo Stato centrale e le altre regioni, in via preliminare, debbano mettere in condizioni il nostro Molise di elevarsi al rango infrastrutturale delle altre regioni e, segnatamente, di quelle del Nord».
La ricetta proposta da Toma è una sola: «Bisogna varare una stagione di interventi straordinari per il Molise e per il Sud in termini non solo di assegnazione di finanziamenti straordinari, ma anche di attivazione degli interventi già assegnati.
I punti cardine di questa nuova stagione sono lo snellimento della burocrazia e riduzione dei livelli di controllo, che ritardano enormemente l’utilizzo dei fondi sia europei che statali; un maggiore utilizzo delle procedure negoziate di assegnazione dei lavori pubblici; una rapida erogazione dei fondi pubblici una volta assegnati alle imprese; la formazione professionale continua dei dipendenti pubblici; una maggiore attribuzione della quota di fondo perequativo non attribuito esclusivamente su parametri demografici.
Insomma, immaginiamo una stagione di snellezza delle procedure e di rapidità degli interventi finanziari, accanto a maggiori e più diffuse competenze dei pubblici funzionari».
Infine, richiamandosi alla misura del Governo a sostegno della povertà nel Paese, lancia un monito al premier: «Il Molise e l’intero Sud chiedono l’attivazione di ‘investimenti di cittadinanza’».

D’Apollonio fa appello al premier: «Non dimentichi il bando Periferie». Battista più cauto: necessario un piano per la sanità, il sistema salute è in crisi

«Prendiamo atto che il governo sta lavorando, oggi abbiamo avuto delle coordinate su come muoverci. Poi come la misura verrà finanziata questo ancora non mi è chiaro». Più cauto il commento del sindaco di Campobasso Antonio Battista che comunque ritiene positivo l’incontro di ieri con i sindaci e gli operatori economici. «Ahimè – ammette – mancavano le forze sindacali che invece sarebbe stato opportuno e necessario coinvolgere. Avrei gradito qualche risposta in più in merito al piano sulle Periferie, (in ballo ci sono 18 milioni per Campobasso, ndr) dove c’erano investimenti mirati al recupero e allo sviluppo dei nostri territori al pari del progetto che è stato lanciato oggi. Ad ogni modo, seguiremo con attenzione l’evolversi di questa misura e garantiremo la partecipazione dell’Amministrazione di Campobasso. Metteremo nel programma – annuncia – sicuramente degli investimenti sulle strade provinciali di cui non si è parlato, come non si è parlato di sanità. Insomma ci sono degli aspetti ancora da chiarire e che voglio approfondire». Il tema della sanità è stato toccato più volte da Battista anche nel corso del suo intervento di fronte al premier: «Nei nostri centri ospedalieri – ha ricordato – fino a qualche tempo fa arrivavano pazienti da ogni parte d’Italia. La sanità gravitava attorno all’ospedale regionale che oggi – evidenzia – paga lo scotto di una crisi, dovuta a scelte non sempre oculate, che ancora non si risolve, nonostante le aspettative e le necessità. Siamo sempre noi sindaci che tentiamo di arginare la sfiducia dei tanti che oggi non possono più permettersi di curarsi perché – ribadisce rivolgendosi a Conte – abbiamo un sistema salute che non funziona».
Il sindaco di Isernia Giacomo D’Apollonio si è detto soddisfatto del confronto con il premier: «È un segno importante di attenzione – ha evidenziato – e per il riequilibrio tra Nord e Sud che noi da anni chiediamo. Ci sono delle regioni che purtroppo sono indietro su tanti fronti, ben venga dunque questa iniziativa del governo. Troppo spesso ci siamo sentiti isolati rispetto alle istituzioni centrali, troppo spesso gli enti locali e i comuni si sentono lasciati soli rispetto a dei problemi che non possono fronteggiare senza un aiuto del governo. Noi abbiamo necessità di sviluppo, di un piano di occupazione per i giovani, di un programma di sostegno alle nostre imprese e alle attività artigianali. E nelle dichiarazioni fatte oggi dal premier Conte tutto questo c’è. Dobbiamo riuscire a fare il sistema, con delle idee chiare per rispondere alle esigenze dei territori. Dobbiamo creare occupazione, dobbiamo rilanciare l’economia, dobbiamo evitare lo spopolamento e soprattutto migliorare la situazione infrastrutturale». Anche il primo cittadino di Isernia ha rilanciato il tema dei finanziamenti previsti nel bando Periferie: «Contavamo su quelle importanti risorse, ma il bando ha dovuto subire un differimento delle fasi attuative, costringendoci a rivedere la tempistica dei programmi amministrativi, mortificandone in parte le prospettive. Ma confidiamo nel suo particolare impegno – l’appello lanciato al premier – per raggiungere ugualmente gli obiettivi prefissati, finalizzati alla riqualificazione del tessuto urbano e sociale della nostra città».

md

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