«Con il regionalismo differenziato rischiamo una secessione ante litteram e questo non lo vogliamo».
La mattinata di Donato Toma è iniziata alla Gil dove, a margine di un incontro che ha preceduto il Consiglio poi interamente dedicato al percorso di autonomia avviato da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ha dettato così la linea del centrodestra.
Dopo un lungo dibattito, l’Assise ha approvato un documento bipartisan e che ha riunito i quattro presentati da tutti gli schieramenti presenti a Palazzo D’Aimmo che impegna il governatore Toma, fra le altre cose, a «rivolgersi al presidente e al Consiglio dei ministri ed alla Conferenza delle
Regioni per far sì che il governo porti avanti un accordo tra le Regioni in cui vi sia almeno: la fissazione e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (…) e la previsione che il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle Regioni sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni territoriali, escludendo ogni riferimento ad indicatori di ricchezza» oltre che a promuovere «un’adeguata ripresa della legge 42/09, ivi inclusa la definizione dei costi standard e il principio di cui all’art.9, lettera g) comma 3 secondo cui la ripartizione del fondo perequativo tiene conto, per le Regioni con popolazione al di sotto di una soglia da individuare con i decreti legislativi (…) del fattore della dimensione demografica in relazione inversa alla dimensione demografica stessa».
In pratica, il Consiglio regionale del Molise agisce in linea con quanto anche altre Assemblee legislative del Sud hanno fatto – a partire dalla diffida della Calabria – come, peraltro, hanno suggerito i componenti dell’associazione ex consiglieri guidata da Gaspero Di Lisa. Al governo centrale la richiesta è questa: prima si devono garantire le stesse prestazioni e gli stessi diritti a tutti, poi si può procedere all’autonomia differenziata (o rafforzata).
Accenti diversi in Aula durante il dibattito. Più sfumata la posizione della Lega che ha difeso comunque l’iter avviato, accenti più ‘rotondi’ dai 5 Stelle che certo però non sono arrivati al livello di critica netto espresso dal Pd, in particolare con Micaela Fanelli che è stata prima firmataria della mozione trasversale, e dalle componenti del centrodestra (con, fra gli altri, Iorio, Nico Romagnuolo, Scarabeo). Ma la Lega alla fine si è spaccata di nuovo. Mentre Filomena Calenda ha sottoscritto il documento approvato, Aida Romagnuolo invece ha espresso l’unico voto contrario. A suo parere l’autonomia differenziata non penalizza il Molise, ma mira al buon governo dei territori.
I 5 Stelle aprono un altro varco: il dibattito, dicono, ha messo in mostra le spaccature del centrodestra. «L’apice della discordia è stato raggiunto quando l’assessore Mazzuto, attaccato da consiglieri della maggioranza, ha ricordato che, in Molise, la Lega ha appoggiato il governatore Toma alle elezioni perché nel suo programma ci sono regionalismo e autonomia. Il presidente ha smentito, ma la polemica basta a far capire quanto il centrodestra sia un progetto politico fallimentare alla base».

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