Grinta e mordente non lo abbandonano mai, sia nelle occasioni ufficiali, sia se si tratta di una chiacchierata ‘amichevole’ che poi diventa un’intervista.
Sorride poco, serio e sempre calato nel ruolo, Andrea Greco (e il suo gruppo) è una spina nel fianco per il governo regionale.
Rispetto a qualche grillino (più di qualcuno) che non ha fatto fare bella figura al Movimento, il leader pentastellato molisano è uno che sa il fatto suo. Titoli accademici a parte, Greco è, come si suol dire, sempre sul pezzo. Studia e si documenta. Non è uno che improvvisa: è difficile immaginare che vedrebbe mezzi pesanti in transito sotto il realizzando traforo del Brennero, per intenderci.
I suoi più stretti collaboratori raccontano che trascorre ore e ore a scartabellare atti, delibere, determine. Pare non gli sfugga nulla.
Ha un buon rapporto con il gotha del partito e con i ministri di Palazzo Chigi.
A Di Maio consiglierebbe di non «perdere mai quello spirito guerriero e gentile che lo accompagna. Rappresenta le speranze e la voglia di cambiamento di intere generazioni».
A circa un anno dall’insediamento tracciamo un bilancio (sintetico) dell’attività svolta in Consiglio?
«Posso dire che abbiamo dato il cuore, abbiamo fatto il massimo, sia in termini di opposizione dura e intransigente di fronte a tutto quello che non è andato nella direzione del bene collettivo, sia in termini di proposte concrete, atti e proposte di legge che migliorerebbero realmente la qualità dei molisani, ma che finora sono rimaste inascoltate. Possiamo e dobbiamo migliorare ma stiamo dando davvero il massimo e continueremo a farlo. Sentiamo su di noi la responsabilità di 65mila molisani che non abbiamo nessuna intenzione di deludere, quindi, seppur all’opposizione, abbiamo fatto e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità»
Non per farla entrare in casa di altri, ma l’espulsione di Calenda e Romagnuolo dalla Lega secondo lei può generare problemi di tenuta della maggioranza?
«La maggioranza ha avuto problemi di tenuta un secondo dopo l’insediamento: mettere insieme 10 partiti solo al fine di vincere le elezioni ha fatto perdere i molisani. Gli unici problemi che hanno provato a risolvere fino ad ora sono quelli relativi alle poltrone e agli incarichi, e questo è solo l’ultimo atto di un teatrino politico vergognoso che i cittadini molisani pagano a carissimo prezzo. Toma è il curatore fallimentare di Frattura e la Regione è totalmente paralizzata. Basti pensare che le uniche leggi proposte da questa maggioranza, oltre ad essere state tutte bocciate per incostituzionalità, miravano a salvaguardare gli interessi della casta: si va dal riconoscimento del gruppo Toma Presidente al tentativo maldestro di prolungare, per 5 anni, la poltrona da presidente del Consiglio a Salvatore Micone. Tutti argomenti che ai cittadini non interessano affatto».
Come giudica i risultati in Abruzzo e in Sardegna?
«I risultati ritengo che siano normali rispetto al comune andamento del MoVimento 5 Stelle nelle elezioni amministrative di livello locale. Ogni volta che alle regionali o alle comunali totalizziamo meno delle politiche, tutti sono pronti a dire che il Movimento è finito: evidentemente felici di poter banchettare su un passo falso. Ma la realtà, fino ad ora, ha dimostrato il contrario. È vero che si poteva fare meglio ma è altrettanto vero che queste mega coalizioni, messe in piedi solo ed esclusivamente per fermare il MoVimento 5 Stelle, stanno già avendo problemi con la formazione delle giunte perché, per i partiti, quello che conta è la spartizione matematica del potere a scapito del territorio. E questo è ciò che noi abbiamo combattuto e continueremo a combattere».
Per il Movimento non è andata molto bene. Sia sincero, in particolare in Abruzzo dove ha seguito la campagna elettorale di Sara Marcozzi, si aspettava qualcosa in più?
«In effetti credo che l’Abruzzo abbia perso una grandissima occasione. Sara, insieme a tutti i suoi colleghi, incarna a mio avviso lo spirito del Movimento e ciò che ne consegue. Basti pensare che, in cinque anni, cinque consiglieri regionali hanno rinunciato a oltre 700mila euro di emolumenti: soldi messi a disposizione per le piccole e medie imprese, per comprare ambulanze e una turbina spazzaneve. Insomma, gesti concreti che nel tempo hanno fatto capire quanto questi ragazzi abbiano realmente a cuore le sorti della loro regione. Per chi guarda da fuori può sembrare semplice e scontato rinunciare a migliaia di euro ogni mese, ma non lo è e quella deve essere la più grande dimostrazione di amore verso la propria terra. Dimostrare di mettere davanti al denaro gli interessi comuni è una dichiarazione d’amore che evidentemente gli abruzzesi non hanno colto».
Il Movimento non ama accostare i risultati delle politiche a quelli delle amministrative, ma conviene che qualcosa sta cambiando?
«Amministrative e politiche sono due mondi completamente differenti. Oggi, a mio avviso, stiamo pagando il fatto che gli effetti delle nostre manovre a livello nazionale ancora non si manifestano: penso al Reddito di cittadinanza, a Quota 100, all’abbassamento della pressione fiscale su piccole e medie imprese, ai soldi investiti per diminuire le liste d’attesa negli ospedali, al Daspo per i corrotti e corruttori, al Daspo per chi inquina i nostri territori, al divieto di pubblicità per i giochi d’azzardo. Tutte queste misure che sono state approvate ancora non esplicano i loro effetti. Però adesso ci siamo, siamo arrivati al rush finale e tra pochissimi mesi i cittadini inizieranno a vivere sulla loro pelle il cambiamento. Sono assolutamente fiducioso, e non per il bene del Movimento ma per quello dei cittadini italiani».
Se Di Maio le chiedesse un consiglio per il futuro?
«A Di Maio mi sento di dire che rappresenta le speranze e la voglia di cambiamento di intere generazioni, e per questo gli dico di non perdere mai quello spirito guerriero e gentile che lo accompagna, di buttarsi alle spalle ogni volta l’odio e il fango perché tutto quello che accade e che sta accadendo era assolutamente prevedibile: non potevamo certo aspettarci che chi vuole che nulla cambi in questo Paese restasse lì a guardare. È chiaro che ci fanno la guerra ma è altrettanto chiaro che bisogna rispondere con forza e determinazione. E Luigi ne ha da vendere».
Quindi non gli consiglierebbe di mollare la Lega?
«La lega non l’abbiamo mai abbracciata, per cui credo che non debba abbandonare nessuno né tantomeno mollare nessuno. Con la Lega si è stretto un contratto di governo e sulla base di quel contratto si stanno mandando avanti i lavori parlamentari. È chiaro ed evidente che quando due forze politiche si incontrano bisogna trovare un punto di mediazione, ma è altrettanto evidente che questa mediazione al momento vede otto misure su dieci, di quelle che sono state approvate, a firma Movimento 5 Stelle, e per noi è una grandissima soddisfazione. Senza questo accordo di governo non avremmo mai potuto fare una legge per il Reddito di cittadinanza,Quota 100 con l’eliminazione, nell’arco di tre anni, della vergognosa legge Fornero, non avremmo mai potuto fare una legge anticorruzione seria, non avremmo mai potuto fare una lotta senza quartiere ai reati ambientali. Quello che stiamo provando a dimostrare e che può esistere uno Stato che sta dalla parte dei cittadini. È una rivoluzione radicale, un cambio di paradigma totale del sistema su cui il Paese si è retto finora, ma siamo pronti a dimostrare di avere amore, passione, dedizione e le giuste competenze. Nessun cambiamento è indolore, e questo lo sapevamo benissimo, e per questo abbiamo bisogno di tutto l’appoggio dei cittadini, in particolare delle nuove generazioni».
Il 26 maggio due appuntamenti importanti: le europee e le comunali. Si vota, tra l’altro, a Campobasso e a Termoli.
«Il concetto di Europa solidale è stato messo a rischio in questi anni da chi ha fatto dell’austerity l’unico metodo di confronto con gli Stati membri e con i cittadini amministrati. Vogliamo ribaltare questo concetto e porre al centro i cittadini e i servizi essenziali: le europee saranno, ancora una volta, uno spartiacque tra la più vecchia partitocrazia e il MoVimento 5 Stelle. Qui gli interpreti saranno sempre gli stessi, anzi, sempre lo stesso, Aldo Patriciello, che rispunta fuori ogni cinque anni con soluzioni miracolose per il territorio per poi tornare a dormire politicamente il secondo dopo essere stato eletto. Per quanto riguarda Termoli e Campobasso abbiamo avuto dei portavoce che hanno lavorato tanto e bene per il territorio, e ora è il momento di raccogliere i frutti di tanto lavoro. Questo è ciò che mi auguro».

lc

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