Angelo Giustini fa sul serio. Fair play a parte, il generale della Finanza in congedo inviato dal governo Conte in Molise a gestire il piano di rientro dal debito, si costituisce al Tar e va al contrattacco: per la sua difesa, curata dall’avvocato Giuseppe Ruta, la delibera con cui la giunta Toma ha dato incarico al costituzionalista Luciani di chiedere alla giustizia amministrativa di annullare la nomina dei commissari della sanità è a sua volta da revocare. Per conflitto di interesse: perché, sostiene il ricorso incidentale presentato ieri mattina, è stata votata anche dal vicepresidente della giunta Vincenzo Cotugno. Qual è il conflitto? Ha sposato la sorella di Aldo Patriciello, il rapporto di parentela quindi con la famiglia proprietaria del Neuromed, Irccs convenzionato con la Regione, che adesso ha quindi come interlocutrice la struttura commissariale.
Così, il commissario scende su un campo minato. Che è stato il campo di battaglia di questi, ormai 12, anni di piano di rientro. Nessuna dichiarazione da parte dell’avvocato, così ha concordato col generale. I commenti, dopo la decisione del Tar.
Nell’udienza che si è svolta ieri in via San Giovanni ha discusso il proprio ricorso ad opponendum anche un altro avvocato che in questi anni, spesso proprio con Pino Ruta, ha difeso le ragioni dei comitati nati a difesa degli ospedali pubblici o di strutture private contro, per esempio, il piano operativo dell’ex commissario. Si tratta di Massimo Romano, che insieme a Mariano Morgese, porta in giudizio le richieste del Forum e del Pro Cardarelli. Ha chiesto il rigetto del ricorso della Regione «per salvaguardare il principio di separazione tra i ruoli politici e i ruoli tecnici. Da dieci anni la regione è commissariata con risultati che sono sotto gli occhi di tutti in termini di qualità e quantità dei servizi offerti alla popolazione, dieci anni in cui la figura del commissario è coincisa con quella del presidente. Riteniamo ci sia incompatibilità fra queste cariche», ha detto a margine della camera di consiglio.
A corredo del ricorso dei comitati, ci sarebbe anche un articolo di questo giornale. Quello che riportava le dichiarazioni del ministro della Salute Giulia Grillo sulla necessità di inviare generali perché «in Molise, Calabria, Campania non puoi non mettere una figura di legalità, sono regioni dove sono agli onori della cronaca i problemi giudiziari». Poi corresse il tiro distinguendo la situazione molisana dalle altre, ma già allora il Pro Cardarelli le diede ragione.
Altro che fair play: il ricorso sul commissariamento è una battaglia giudiziaria vera, in cui tornano posizioni e rivendicazioni note, con qualche variabile rilevante: i comitati che nella passata legislatura Frattura, e anche nella precedente con Iorio, tendenzialmente attaccavano i commissari-presidenti e i loro atti di riordino adesso invece sono al fianco dei commissari tecnici. Anche se Giustini e Grossi hanno messo in chiaro da subito che il loro mandato è far quadrare i conti.
A parte il ricorso incidentale, c’è una richiesta di rinvio per un difetto di notifica alla sub commissaria, che ieri non si è costituita singolarmente come ha fatto Giustini. Anche su questo deciderà il collegio presieduto da Ignazio Silvestri. L’ordinanza è attesa fra oggi e domani.
Il governatore Donato Toma preferisce non commentare gli sviluppi della causa a tutela del libero convincimento del giudice. «Comunque vada – dice solo – ho difeso i diritti dei molisani. Se ci sarà la sospensiva e poi il pronunciamento della Corte costituzionale ne sarò contento. Se avrò, invece, torto avrò anche la coscienza a posto».

All’udienza di ieri, per rappresentare le posizioni del presidente e della Regione, il prof Massimo Luciani e Alberta De Lisio, che dirige l’avvocatura di Palazzo Vitale (quella distrettuale difende la presidenza del Consiglio e i ministeri di Economia e Finanza). Illegittima, per la Regione, la nomina in particolare di Giustini, finora il presidente del Molise era stato anche commissario. E il 7 dicembre, quando il Cdm ha deciso, il decreto fiscale che ha sancito l’incompatibilità non era ancora legge dello Stato. Ad aprile è fissata l’udienza alla Consulta sul ricorso della Campania per conflitto di attribuzione, Luciani chiederà la discussione congiunta. Intanto, nella causa al Tar, la prima istanza è quella della sospensiva. Per evitare vacatio, la prospettazione offerta ai giudici, il presidente sarebbe commissario e al suo fianco resterebbe la sub, incarico tipicamente esterno.

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