Da Napoli, il governatore del Molise Donato Toma ha lanciato la sfida del regionalismo cooperativo. «Ritengo – ha detto – si debba parlare non di autonomia differenziata ma di regionalismo cooperativo».
L’annuncio alla tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Banco di Napoli dal titolo ‘La precaria unità – Autonomie differenziate e coesione sociale’. Insieme a Toma al convegno hanno preso parte gli altri governatori del Mezzogiorno. Il Molise chiede una «maggiore presenza delle Regioni nelle decisioni da parte dello Stato. Quindi – ha spiegato Toma – penserei a una presenza in Consiglio dei ministri con rango di ministro da parte dei governatori quando si parla di legislazione che impatta direttamente ed esclusivamente nella propria Regione».
un modello simile a quello delle Regioni a statuto speciale, come Sicilia e Sardegna che «hanno diritto di intervento, addirittura con voto, nel Consiglio dei ministri per le materie che impattano direttamente sulle questioni regionali».
Riguardo all’autonomia differenziata, il governatore del Molise ha ribadito che, così come è stata fin qui prospettata, non può fare altro che produrre «squilibri e sbilanciamenti a favore delle aree più ricche del Paese».
«Non si può far partire un processo di riforma – ha detto ancora Toma – se non si creano condizioni di partenza uguali per tutti i territori e perché ciò avvenga occorre fare un’attenta valutazione dei livelli essenziali di prestazioni e quantificare, preventivamente, i fabbisogni standard e i loro costi».
«Il Molise e le altre regioni del Sud – ha concluso Toma il suo intervento – non possono farcela da sole. Non ci può essere autonomia differenziata su alcune materie se non c’è un livello di autonomia finanziaria che assicuri una copertura stabile sotto il profilo finanziario».
Parlando coi giornalisti ha poi aggiunto: «La mia regione è piccola, non ha una autonomia finanziaria e per chiedere l’autonomia differenziata su alcune materie è necessario che ci sia una copertura stabile sotto il profilo finanziario. Il Molise questo non lo può fare e ritengo che altre regioni, specialmente al Sud, non possano fare un regionalismo attuato così sbilanciato, a favore di chi è già più ricco».

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