Luca Zaia: ovvero, il potere non logora chi ce l’ha. Il leghista da otto anni presidente del Veneto è il governatore più amato. Rieletto nel 2015 con poco più del 50%, oggi 62 elettori su 100 (dei mille intervistati da Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore) lo voterebbero.
Confermato al primo posto del Governance poll 2019, colpisce che continui a crescere nel gradimento popolare.
C’è in questo risultato anche un po’ del vento che spira a favore della Lega. Anche se il suo fresco collega Fedriga in Friuli (secondo in classifica) lascia sul terreno rispetto alle urne di pochi mesi fa 6 punti percentuali. Terzo, manco a dirlo, Fontana: il leghista succeduto a Maroni alla guida della Lombardia (rispetto a un anno fa perde lo 0,6%). Il centrodestra occupa anche il quarto e il quinto posto con i neo eletti presidenti di Abruzzo (Marsilio) e Sardegna (Solinas). Il primo del centrosinistra è Stefano Bonaccini. L’unico del Pd che cresce, però, è Nicola Zingaretti: al nono posto, +5,9% di gradimento rispetto al dato elettorale di dieci mesi fa. Crollo verticale di Oliverio (Calabria): 38,1% di gradimento, -23,3%. Nel suo caso pesa la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto (l’obbligo di dimora è durato tre mesi ed è stato annullato poi dalla Cassazione)
A metà classifica il presidente del Molise Donato Toma: il 22 aprile 2018 vinse con il 43,4%, nel sondaggio è al 37,2% (perde il 6,2%). Dietro di lui De Luca, ultimo Musumeci (come era ultimo il predecessore Crocetta).
Dal 25 al 31 marzo scorso, sono stati contattati mille elettori in ogni Regione. La domanda era questa: «Le chiedo un giudizio complessivo sull’operato del presidente della Regione. Se domani ci fossero le elezioni regionali, lei voterebbe a favore o contro l’attuale presidente della Regione?». Non ci sono i candidati alternativi, le risposte sono figlie di un giudizio – spiegava ieri Trovati sul Sole – «che mescola politica, giudizio sui risultati dell’amministrazione e valutazione sulla persona del governatore».
Oltre che, aggiunge Toma, sulla coalizione di cui un governatore è ritenuto, a torto o a ragione, responsabile. Per qualsiasi cosa. Per cui la vetta di Zaia il capo dei Palazzo Vitale la spiega anche con un panorama politico non solo a trazione leghista, in Veneto la Lega è più che azionista di maggioranza nel centrodestra. «La coalizione che mi sostiene è davvero variegata. Ed è a trazione Forza Italia, un partito che non parla alla pancia degli elettori». Toma insomma non si scompone, anzi. «Diciamo che l’attendibilità non è elevatissima perché ci sono molti fattori da considerare. Sono a metà classifica, a meno di un anno dall’insediamento. Dietro di me ci sono governatori del Sud come De Luca. Con una maggioranza in cui, è evidente anche sulla scelta dei candidati sindaci, ognuno la pensa come vuole e addirittura un partito impone il suo candidato… Anche le spaccature vengono attribuite a me dall’opinione pubblica. Nelle condizioni date – conclude Toma – quello che fa i miracoli fra i governatori sono io… Evidente, poi, che abbiamo ereditato una situazione tragica. E questa indicazione, ancorché da interpretare, è uno stimolo a fare sempre meglio».
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