Ieri mattina ha firmato l’accettazione di candidatura alle europee del 26 maggio. Aldo Patriciello è alla quarta competizione per Strasburgo. In campo con Forza Italia, l’onorevole di Venafro avvia ufficialmente la campagna elettorale.
Insieme a lui a Roma, fra gli altri, la coordinatrice regionale degli azzurri Annaelsa Tartaglione.
Altra sfida, dunque, per Patriciello. «Sempre più entusiasmante», la commenta l’eurodeputato. «La cosa più bella – aggiunge – è ritrovare la fiducia, la simpatia, il sorriso degli elettori. Se le stesse persone mi sostengono da 15 anni vuol dire che mi sono comportato bene».
Onorevole, Forza Italia scommette ancora su di lei nella circoscrizione Sud.
«Sono felice e ringrazio il presidente Berlusconi per l’attestato di stima e fiducia nei miei confronti. Segno che il lavoro svolto in questi anni a Bruxelles nel difendere l’Italia, e il Mezzogiorno in particolare, è stato apprezzato».
Questa campagna non è come le altre. Per l’Unione è quasi ‘epocale’.
«Sì, sono convinto che la prossima campagna elettorale abbia un’importanza fondamentale. Non tanto e non solo per Forza Italia, quanto per l’Europa in generale. L’Italia deve mirare ad avere un peso politico più forte a Bruxelles, se vogliamo davvero contare. E l’unico partito che può incidere è il Partito popolare europeo, di cui Forza Italia è espressione. Non a caso il presidente del Parlamento è un forzista, il nostro Antonio Tajani».
La battaglia è coi sovranisti. Che conquistano spazio anche perché chi vive in Italia, e in generale in Europa, vive condizioni di disagio e difficoltà: disoccupazione, povertà in aumento, recessione. Come contate di convincere gli elettori a votare per voi?
«Votare il cosiddetto fronte sovranista alle europee significa indebolire la posizione italiana, oltre ad essere una contraddizione in termini, un periodo ipotetico dell’irrealtà. Nelle prossime settimane, dunque, avremo l’arduo compito di fare capire tutto questo agli elettori. Dovremmo parlare sì di sovranismo, ma di sovranismo europeo, perché non c’è nulla di più identitario della nostra storia comune».
I problemi, però, restano tutti sul tavolo.
«L’Europa sta attraversando un periodo storico particolare, di grandi cambiamenti: l’uscita della Gran Bretagna, l’enorme flusso migratorio, la minaccia terroristica, il neo-protezionismo commerciale della presidenza Trump, l’ascesa mondiale della Cina, le nuove norme in tema di tutela ambientale. C’è qualcuno che pensa che l’Italia possa risolvere sfide così globali in solitudine? È fin troppo chiaro che problemi comuni necessitano di risposte e azioni comuni. È prioritario avere, però, idee chiare e una visione strategica a lungo termine degli obiettivi da raggiungere».
r.i.

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