Il capo del Sinedrio Caifa che condannò a morte Gesù, un improbabile paragone a Gesù, la reazione furibonda del presidente del Consiglio regionale, quello della giunta – un passato da seminarista – prima di cominciare il suo intervento si fa il segno della croce in Aula.
La coda della discussione sulla legge di Stabilità – non ancora approvata e rinviata a domani – non è meno violenta e colorita del resto delle sedute che dal 27 aprile si susseguono per il varo della prima manovra del centrodestra tornato nel 2018 a guidare la Regione con Donato Toma.
Dopo gli emendamenti di modifica al testo, ieri mattina l’Assise ha avviato l’esame di quelli aggiuntivi. Di 54, la maggior parte a firma 5s o Pd. Molti di questi sui costi della politica. Tutti respinti, tranne quelli presentati dalla maggioranza. Per esempio l’emendamento del presidente Toma che conferma la sospensione del contributo da 5 centesimi per abitante per i gruppi è passato all’unanimità, col voto pure dei ‘nemici’ pentastellati. Un miracolo? Visto il clima da Vandea che ha avvolto via IV Novembre, si potrebbe dissacrare così.
La ‘Passione di Cristo’ fuori tempo massimo è andata in onda ieri a ora di pranzo. Come anche lo scontro sulla parola «cancrus», pronunciata da Toma all’indirizzo di Greco lunedì dopo che il capogruppo grillino gli aveva detto provocando la sua reazione «presidente oltre la prostatite oggi ha pure il torcicollo?».
Dunque, Greco stava illustrando un paio di emendamenti sempre sui costi della politica. L’ha presa alla lontana, una lezione di diritto. Il diritto giusto, politicamente o parzialmente giusto e quello ingiusto. Le regole che sacrificano una sola componente della comunità. Insomma, come disse Caifa: «Meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Dal vangelo di Giovanni la frase di questo articolo, non letteralmente così Greco. Ma la citazione è questa. L’ha utilizzata tornando sul subemendamento di Micone e Toma, presentato a un emendamento dei 5 Stelle che sarà esaminato nella prossima seduta, che taglia i fondi per il funzionamento dei gruppi a quelli che hanno più di tre consiglieri. Solo i grillini. Micone e Toma come Caifa. Quindi, Greco e i 5 Stelle come Cristo.
Pochi minuti dopo il presidente dell’Assemblea legislativa ha raggiunto il suo scranno per un intervento. Per denunciare che Greco, già protagonista «ieri di numerose sceneggiate», oggi «si è voluto paragonare a Gesù. È di una gravità incredibile! Ha detto che Caifa preferì sacrificare Gesù a un intero popolo, facendo credere che noi preferiamo muoiano i 5 Stelle e non tutti i gruppi. Non è così, ma sulla sua testa non vedo aureole, consigliere Greco». Un’offesa alla religione cattolica, per Micone insopportabile. E Toma, chiudendo il dibattito, ha dichiarato: «Ho bisogno di riprendermi perché sono stato seminarista due anni». Prima di cominciare a parlare, il segno della croce. Immortalato dalle telecamere dello streaming.
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