Arriva a Campobasso oggi, non un giorno qualunque. Il ‘giorno dei giorni’, quando in Consiglio dei ministri si potrebbe arrivare alla conta sulla revoca di Armando Siri da sottosegretario ai Trasporti. Il caso ‘spartiacque’.
Stasera a Campobasso c’è Luigi Di Maio. Fra una settimana esatta, Matteo Salvini. Saranno ancora alleati di governo? Fra una settimana sì, un governo non cade in campagna elettorale. Ma dopo le europee? Salvini in queste ore avverte: con i 5 Stelle c’è divisione, non solo su Siri.
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, che alle 19.30 porta in piazza Pepe il tour “ContinuareXCambiare” – insieme ai portavoce e ai candidati alle europee e alle amministrative – risponde a questa e altre domande di Primo Piano.
Ministro Di Maio, il sottosegretario Siri deve dimettersi: per voi è ormai una questione di vita o di morte.
«La questione fondamentale è sempre la stessa, quella morale. Il Movimento è sempre stato in prima linea contro ogni forma di malaffare e continuerà ad esserlo. E quanto sta accadendo in queste ore dimostra che non bisogna mai abbassare la guardia e che la corruzione è una vera e propria emergenza. Riguardo il caso Siri, mi auguro che non si arrivi alla conta in Consiglio dei ministri. Ma se si deve votare si voterà».
Lei e Salvini sarete ancora alleati di governo, dopo le europee? La situazione sembra compromessa stavolta. Cosa terrà insieme Lega e 5 Stelle, impegnati a combattersi ora strenuamente da avversari alle elezioni del 26 maggio?
«Il contratto di governo è una cosa, la campagna elettorale un’altra. Il nostro è vero ‘cambiamento’, ma serve coerenza anche da parte della Lega. In Italia si inizia a respirare un’aria diversa, faccio solo un esempio dopo gli arresti di ieri: con l’applicazione della nostra legge ‘Spazzacorrotti’, i politici e i funzionari che verranno giudicati colpevoli non metteranno più piede in un ufficio pubblico. Ovviamente ci aspettano tante altre battaglie: dal conflitto d’interessi alla legge che toglie la sanità dalle mani della politica, dal taglio degli stipendi dei parlamentari all’acqua pubblica. Voltiamo la pagina opaca del caso Siri e andiamo avanti».
In Molise, dati al 30 aprile, 6.388 domande per il reddito di cittadinanza. Che giudizio dà, ministro, al provvedimento che vi identifica di più, quasi il simbolo del vostro primo scorcio di governo?
«Partirei da più lontano: dal decreto Dignità, che anche secondo l’Istat ha già creato più occupazione e più contratti stabili, e da quota 100, che crea ricambio nel comparto lavoro. Venendo al reddito di cittadinanza, è servito a restituire una speranza concreta a milioni di famiglie abbandonate dai precedenti governi. Abbiamo portato a casa molti punti del contratto, ma continueremo a lavorare con impegno e dedizione per realizzare gli altri. Un esempio? Il salario minimo e il miliardo di euro che stanziamo per le famiglie, a sostegno di giovani che devono tornare a fare figli».
In molti casi, però, non arrivano 780 euro al mese. Ma 200 o anche meno. Mi riferisco al reddito di cittadinanza. Non teme l’effetto promessa tradita? Che gli italiani, così come hanno abbracciato senza riserve il Movimento, altrettanto repentinamente se ne allontanino anche perché la Lega appare più forte, il partito che ottiene di più?
«Mi permetta di sottolineare che otto provvedimenti su 10 realizzati dal governo hanno il marchio del Movimento. Durante le tappe del nostro tour per le europee tra il pubblico c’è sempre qualche cittadino che è già andato in pensione con quota 100 e altri che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza. Le loro storie mi spingono a fare sempre meglio per i cittadini.
Tornando alla sua domanda, la media degli assegni ammonta a più di 500 euro. Chi riceve un assegno inferiore è perché ha già altri introiti e la somma che riceve gli consente di arrivare a 780 euro. Le do inoltre una notizia: in Molise, la platea dei precettori di reddito è arrivata al 100% vale a dire che tutti i potenziali fruitori di reddito hanno fatto domanda».
Il Molise: la sanità commissariata non riesce ad assumere medici perché non si presentano ai concorsi o rinunciano; pochi investimenti sulle infrastrutture; imprese storiche chiuse senza una reale prospettiva di ripresa; il contratto di sviluppo del premier Conte è una promessa, ma diventerà realtà?
«Assolutamente sì. Con il contratto di sviluppo il nostro obiettivo è di rilanciare il territorio. Verranno analizzati oltre 250 progetti: recupero della rete infrastrutturale, riqualificazione dei borghi, turismo sostenibile, sono solo alcuni esempi. L’obiettivo è utilizzare senza sprechi le risorse fino a ieri perse tra le maglie della burocrazia».
In Molise un anno fa il Movimento ha eletto quattro parlamentari su quattro (il seggio della deputata Leu eletta è scattato con i resti). I molisani si aspettavano, e si aspettano, qualcosa in più dal governo.
«Sono diverse le misure dedicate al Molise, anche se sappiamo che c’è molto da fare.
Mi riferisco ai 40 milioni di euro per la ricostruzione post sisma in basso Molise nello ‘Sblocca-cantieri’, stanziati nel prossimo triennio, ai quasi 10 milioni per arginare il dissesto idrogeologico con il ‘Proteggi Italia’, ai quasi 6 milioni in manovra e ai più di 7 milioni grazie alla ‘norma Fraccaro’ per i Comuni molisani. Ripeto, c’è molto da fare, ad esempio nella sanità, dove abbiamo trovato una situazione disastrosa tanto da doverla commissariare, ma dove contiamo di tornare presto a una normalità degna di un Paese civile».

rita iacobucci

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