Luca Brunese è simpatico. Sorridente, mai corrucciato. Ma pochi minuti di chiacchierata dopo l’elezione a rettore rendono evidente che è assolutamente consapevole del nuovo ruolo e altrettanto deciso sul modo con cui vuole interpretarlo. Affabile, non buonista. Aperto, non consociativo.
«Ho scelto di fare questo percorso perché ero convinto di essere il miglior candidato possibile», dice. Quindi, che rettore sarà? «Ho fatto tutta la campagna credendo molto nel programma, di cui sono molto orgoglioso. Ci credo molto e credo negli amici che mi hanno aiutato a scriverlo. Lavoro, quindi, per realizzarlo. E se come io penso si rivelerà efficace porterà risultati e benessere a tutta l’università». Un’università, la sua, che ambisce a un ruolo importante nella comunità accademica nazionale e a fare rete con gli Atenei vicini.
Non ha stravinto, la partita è stata combattuta, sul finale arroventata e avvelenata. La distanza non infinita con lo sfidante Coppola (168 a 152) lo consegna all’incarico con l’immagine di chi ha detto qualche no. O non ha detto qualche sì. Ad abbracciarlo, dopo la proclamazione al quinto piano di via de Sanctis, i colleghi e dipendenti suoi compagni di viaggio, sua moglie e i loro due figli.

Un decreto del Miur – entro un paio di settimane – lo insedierà ufficialmente. Lo attendono le prime decisioni, quelle che connoteranno il mandato. Per esempio la scelta del vicario, fin qui per consuetudine un incarico quasi asetticamente assegnato in base ai pesi e contrappesi interni.
Una delle sue priorità è il rafforzamento del rapporto col mondo della scuola. E con le famiglie: «Non conoscono a fondo le opportunità che il Molise e l’Unimol danno ai loro figli. L’Ateneo offre un livello qualitativo molto alto, per quanto riguarda i docenti più alto di quello che si pensa. Quando un ragazzo va a studiare fuori non trova altrove una maggiore qualità rispetto a Unimol. Come dire: oltre il danno, la beffa». Se le famiglie, si rendono conto del «tesoro del Molise», come l’ex preside di Medicina ha definito l’Ateneo, comprenderanno che la scelta è vantaggiosa sotto il profilo economico, perché mantenere un figlio fuori costa molto, e che i loro figli studiano meglio qui anche perché restano a casa, ne guadagna in qualità il tempo dedicato alla formazione universitaria.
Ieri mattina lo ha chiamato il presidente della Regione Donato Toma per gli auguri. Una delle domande di rito è proprio sul rapporto che intende instaurare con l’istituzione territoriale più importante. Motore e supporto, ha detto nel suo programma. «Una sinergia – non nasconde – che per partire deve nascere da un rapporto di fiducia reciproco. Un rapporto – più in generale – trasparente, schietto e appunto di grande fiducia. Che va costruita. Seguendo la strada istituzionale: nessuna scorciatoia».
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