Fibrillazione. È questa l’atmosfera che pare regnare nel Movimento 5 Stelle. Sì, perché se in Molise l’impegno e la squadra è concentrata su Campobasso, unita su Roberto Gravina per vincere la partita del ballottaggio contro la D’Alessandro (centrodestra) e conquistare Palazzo San Giorgio, a Roma le cose non sembrano andare lisce come l’olio. Almeno questa è l’impressione dopo le europee. In Molise il Movimento è il primo partito. In Italia è terzo, al 17%. Un risultato, inaspettato, che ha scosso i vertici del M5S tanto che il vicepremier Luigi Di Maio, proprio ieri, ha rimesso agli iscritti, alla base, ogni decisione sulla sua leadership lasciando a loro l’ultima parola con il voto sulla piattaforma Rousseau.
Resta abbottonato il deputato Antonio Federico. Non dice nulla e nulla è dato sapere sul suo voto. Di certo si sa solo che ieri ha partecipato all’assemblea congiunta dei gruppi di Camera e Senato. All’ordine del giorno il ruolo del capo politico Di Maio.
Scopre le carte, ma non troppo, il senatore Luigi Di Marzio. Non dice se voterà sì o no, ma di sicuro per l’onorevole «il problema non è di una persona, ma di creare una nuova strategia per realizzare il sogno che abbiamo in mente per questo Paese». Le sue sono parole chiare: «quello che è successo ha messo in discussione la realizzazione di questo sogno. Per questo, ritengo opportuno e necessario verificare le strategie che non hanno funzionato». D’altra parte Di Marzio è medico e, conclude: «Parafrasando il mio mestiere, prima di reinventare una terapia è necessario stabilire una diagnosi».
Esce allo scoperto, invece, il consigliere Andrea Greco. Su facebook scrive accusando i detrattori del ministro: «Se Luigi (Di Maio, ndr) per qualche assurdo motivo non dovesse essere più il nostro capo politico io rassegnerei immediatamente le dimissioni da capogruppo in Regione Molise».
A prescindere dal risultato, oggi, sarà una giornata importante per il Movimento. Chissà che non si apra una nuova fase.

ppm

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