Rinviata anche ieri l’intesa formale alla Conferenza Stato-Regioni, tuttavia l’accordo sul riparto del Fondo sanitario 2019 c’è da tempo, un paio di settimane fa. Al Molise arriveranno 579 milioni. Oltre le quote premiali che ammontano a circa sei milioni. In totale, quindi, 586. Se la prossima settimana la situazione resterà la stessa, «daremo la mancata intesa e il governo procederà», ha spiegato il coordinatore dei governatori Stefano Bonaccini.
«Abbiamo un dettaglio più che altro di principio posto dalle province autonome, però penso proprio che si troverà una soluzione per la prossima settimana», ha aggiunto il presidente del Molise Donato Toma.
Intanto, è corsa contro il tempo in Molise per evitare di chiudere reparti importanti. Anche ieri il commissario Angelo Giustini si è confrontato con il gabinetto del ministero della Difesa per la richiesta di inviare negli ospedali regionali medici militari, almeno per i mesi necessari a uscire anche parzialmente dall’emergenza che negli ultimi mesi è diventata difficile da gestire. Il dicastero ha individuato un centinaio di camici bianchi che operano nella sanità militare, e possono essere impiegati in quella civile, che hanno le specializzazioni utili al Molise: ortopedici innanzitutto (Giustini ne ha chiesti almeno un paio per evitare di chiudere il reparto a Termoli dove ad oggi non c’è una corretta turnazione), e poi ginecologi, chirurghi, anestesisti. Lunedì il generale tornerà alla Difesa. Alla Camera, ieri mattina, ha di nuovo portato alla ribalta nazionale la difficile situazione in cui versa la sanità in Molise. Che insieme alla sub Ida Grossi sta affrontando per evitare di razionalizzare i servizi.
L’estate è alle porte, di questo il commissario è preoccupato. L’Asrem ancora di più. Alcuni medici andranno in pensione dal 1 giugno (per esempio Ginecologia del Cardarelli perderà un’altra unità) e da giugno inizia il piano ferie. Dopo l’ok della Camera, il decreto Calabria passa al Senato: contiene l’emendamento che cancella il blocco del turnover in caso di disavanzo, ma i tempi di approvazione definitiva e poi dello svolgimento dei concorsi non mettono al riparo dall’impossibilità di erogare l’assistenza dove non ci sono medici.
«Il provvedimento prevede misure straordinarie per la gestione commissariale della sanità calabrese, ma anche interventi strutturali di carattere generale per il sistema sanitario nazionale. Tra queste, senza dubbio l’abolizione del blocco turnover per le Regioni in piano di rientro come il Molise», così dopo il voto di Montecitorio il deputato dei 5 Stelle Federico. La cancellazione del blocco era stato annunciato rispondendo in Aula a una sua interpellanza. Misura, ha ammesso il pentastellato, attesissima «perché i conti del 2018 hanno messo in mostra debiti per 22 milioni di euro che hanno di fatto riattivato il blocco delle assunzioni». Il verbale dei tecnici è stato notificato qualche giorno dopo la discussione dell’interpellanza.
In attesa della conversione definitiva del decreto «insieme ai commissari della sanità molisana e insieme al ministero della Difesa, già da una settimana siamo al lavoro per individuare figure professionali tra medici militari in ausiliaria – ancora Federico – da poter utilizzare subito per garantire l’erogazione dei servizi in alcuni reparti degli ospedali molisani».
La cattiva programmazione del passato ha portato a concorsi deserti e carenza oggettiva di specialisti. Senza dimenticare che Roma ha bloccato il richiamo in servizio dei medici pensionati e anche sul ricorso alle società esterne l’ok non è arrivato. Ieri nella Capitale, prima a Chieti, in contesti nazionali, perciò Giustini ha rilanciato il grido d’allarme. «Io e la mia vice ci stiamo mettendo la faccia. Stiamo tentando veramente di tutto. Questa situazione però deve essere portata fuori dal Molise, fatta conoscere a livello nazionale. E in questo tutti possono fare la propria parte», ha concluso il generale della Finanza.

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