Se abbia chiesto a Giorgetti di sostituire il commissario della sanità Angelo Giustini e la sub Ida Grossi il governatore Toma non lo dice. Né in questa fase potrebbe spingersi così in avanti.
Ma una sorta di messa in mora politica ieri l’ha portata a casa. Nell’incontro col sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, riferisce il governatore, «Giorgetti ha approfondito la conoscenza della situazione. Gli farò avere un report dettagliato anche sull’attività dei commissari». La richiesta ufficiale al governo è di «rivedere i commissariamenti e riconsiderare la chiusura del punto nascita di Termoli. Ci siamo aggiornati alla prossima settimana».
Sui commissari Toma ha ribadito una posizione già espressa nella lettera inviata a Conte, Tria, Grillo e allo stesso Giorgetti nelle ore clou del clamore mediatico sull’ipotesi di inviare i medici militari nelle corsie molisane. L’ha rafforzata anche alla luce della nota del ministero della Salute che chiede a Giustini di revocare il decreto con cui impone la modifica della legge del 2007 sul pagamento di un vecchio mutuo.
Toma quindi sintetizza: «Da noi il commissariamento sta creando solo danni. Ci mancano 15 milioni di euro, è questo il disavanzo – peraltro sentiamo parlare di ulteriori tagli alla sanità a livello nazionale ed è una cosa inaccettabile – Se ci fossimo messi d’impegno coi commissari avremmo potuto recuperare. Ma loro sono venuti qui a fare i notai dei problemi che abbiamo».
Oggi il governatore è a Roma per la Conferenza delle Regioni. Si riapre il fronte con Grillo. «Il Patto per la Salute è sparito dall’agenda. Metterò la ministra di fronte alle sue responsabilità. Perché ad esempio nella trattativa sul Patto insieme ad altre Regioni come Lombardia ed Emilia chiediamo di abbassare a 300 il numero di parti necessari per un punto nascita. Se lo avessimo approvato in tempo, forse Termoli – conclude – non avrebbe chiuso. Se ci sbrighiamo, forse potrà riaprire».

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