Una riunione di maggioranza che non è una passeggiata di salute. Al netto di accuse più o meno nette, se ne esce con una linea che punta a sterilizzare la mozione di sfiducia a Luigi Mazzuto, primo punto dell’agenda del Consiglio.
Mazzuto rimette il mandato di assessore in quota Lega nelle mani del governatore Donato Toma, che apre la verifica politica, la settimana prossima le consultazioni coi vertici nazionali e locali dei partiti. È la prima intesa del conclave. La seconda è in un documento firmato da 12 esponenti del centrodestra, tutti quelli presenti tranne Scarabeo, assente giustificato alla seduta: piena desione alla maggioranza. Quindi, se Toma – dopo aver comunicato all’Aula la disponibilità messa per iscritto da Mazzuto – chiede di ritirare la mozione, ci si aspetta che succeda. Invece, le pasionarie Aida Romagnuolo e Filomena Calenda non ci stanno. Romagnuolo, prima firmataria della mozione, tiene il punto e chiede di votare. Finisce dieci a dieci, la sfiducia è respinta.
Un pomeriggio nero a Palazzo D’Aimmo per la maggioranza che governa il Molise da un anno. Mazzuto, dopo il voto, ribadisce: «Un gesto di disponibilità e rispetto verso la maggioranza che mi ha sostenuto e mi sostiene, come si vede dall’esito del pronunciamento dell’Aula sulla mozione. Come la Lega fa dove governa. Mettiamo in discussione anche ruoli importanti per la tenuta della maggioranza e la governabilità». Rafforzato dall’esito della votazione in Aula comunque l’assessore al Lavoro aggiunge: per ora resto al mio posto, continuo nell’azione che ritengo di aver svolto nel migliore dei modi.
Che fosse diventato pomo della discordia, era evidente. Toma gli ha chiesto la disponibilità al passo indietro e lui l’ha data. Sulle due consigliere che poi in Aula hanno disobbedito il presidente non si scompone: «Non ritengo sia un dissenso politico la loro posizione su Mazzuto».
Dimissioni congelate, comunque, adesso Toma avvierà il confronto. Affida a una nota breve e istituzionale il riassunto di quanto avvenuto: «I consiglieri di centrodestra hanno sottoscritto un documento in cui ribadiscono di far parte tutti assieme della maggioranza che sostiene il presidente Donato Toma. Un atto di fiducia incondizionata, che fa chiarezza sulle tante congetture fatte in relazione alla tenuta del governo regionale».
A seguire i lavori, ex dipendenti Ittierre e dello Zuccherificio. Applausi quando Toma legge la nota di dimissioni, urla e parolacce quando pochi minuti dopo il presidente Micone aggiorna il Consiglio a martedì 16 luglio (il governatore aveva un leggero malessere, si è saputo poi, e per questo non ha ricevuto la delegazione e chiesto di aggiornare i lavori). Fuori esplode la rabbia all’indirizzo del governatore, accompagnato in auto dai carabinieri presenti e dai vigilantes. Una contestazione che Toma ridimensiona: «Li ho guardati in faccia, ho l’impressione che siano fomentate da qualche ‘Ciro Menotti’ della situazione. C’è un bando a disposizione per loro».
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