Resta la sanità il tema principale in questa regione. Se ci sono buone possibilità per il Pronto soccorso di Agnone di continuare ad assicurare il servizio h24 (grazie alla soluzione con cui l’Asrem ha intercettato i due medici, Ettore e Andrea Iavicoli) dall’altra parte le indiscrezioni diffuse da Toma sul nuovo Pos 2019-2021 e che riguardano proprio il destino del Caracciolo – che rischierebbe il declassamento a ospedale di comunità -, hanno riportato alla ribalta la questione ospedale unico.
La polemica, nata sui social, dopo le dichiarazioni rilasciate dal senatore pentastellato ed ex direttore sanitario Di Marzio a Teleregione nel corso dell’ultima puntata di Fuoco incrociato (per i numeri il Molise avrebbe diritto in base agli standard a «mezzo ospedale»), ha già visto la smentita di Andrea Greco, il consigliere regionale a 5 stelle. Ma non solo. Sulla stessa lunghezza d’onda si sono posizionati anche Cefaratti (Orgoglio Molise) e Antonio Tedeschi (Popolari per l’Italia).
A mettere i puntini sulle i anche l’altro senatore molisano a 5 Stelle, Fabrizio Ortis. Nelle scorse ore ha chiarito, ancora, la posizione del Movimento: «L’idea dell’ospedale unico, di cui si è tanto parlato ultimamente sui media regionali, benché accademicamente valido, è solo un modello ideale, non applicabile all’attuale condizione infrastrutturale del Molise». E ancora una definizione dell’assetto del nuovo Pos 2019-2021: «Il nuovo Piano Operativo Sanitario deve prevedere un modello hub and spoke con al centro Campobasso e i due ospedali di Isernia e Termoli; inoltre, bisognerà garantire alle comunità di Larino, Venafro e Agnone quelle strutture sanitarie attorno alle quali è possibile mantenere quel senso di comunità che noi, come Movimento 5 Stelle, abbiamo sempre considerato essenziale per la qualità della vita di tutti i cittadini».
D’altra parte per Ortis «il diritto alla salute è costituzionalmente sancito e, come tale, tutti i molisani hanno diritto a servizi di qualità che li facciano sentire sicuri sul nostro territorio». Quindi, ancora un no «ai meri criteri numerici di riorganizzazione sul territorio». Il tutto per salvaguardare il Molise che, mai come in questo momento tra spopolamento e carenza di lavoro, «per sopravvivere come regione» necessita di «un’inversione di tendenza, con l’impegno a ogni livello istituzionale per ripopolare il territorio».
Un’inversione necessaria, sicuramente. Altrimenti ci sarà ancora poco tempo per parlare di Molise.

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