Nel 2017 era l’unica regione del Sud a registrare un calo del Pil (dell’1%). Un anno dopo, il Molise fa meglio del Mezzogiorno – il prodotto interno lordo cresce dell’1% contro lo 0.6% di incremento medio nel Meridione – e pur se di poco sta sopra la media italiana dello 0.9%.
Le anticipazioni del rapporto Svimez illustrate ieri a Roma sorridono alla XX Regione.
Nei numeri, però, anche le contraddizioni di un’economia regionale a due facce: è stata sostenuta soprattutto dall’industria in senso stretto che ha registrato un’ottima performance (+5,4%), tengono i servizi (+0,7%), vanno in negativo le costruzioni (-1,0%) e l’agricoltura (-2,3%).
Soddisfatto, il governatore Toma, ma fino a un certo punto. «Non sono soddisfatto perché penso che possiamo e dobbiamo fare meglio. Da questo punto di vista – dice – sono ottimista sul 2019. Avremo un sommarsi di moltiplicatori e sarà interessante capire anche se si conferma la crescita dell’occupazione». Il presidente della giunta, titolare della Programmazione, è ottimista proprio in virtù degli investimenti messi in campo per il sistema produttivo (dai bandi in corso per artigianato, commercio e altri settori a quello sulla micro ricettività e ad altri interventi per il turismo) e per le infrastrutture, che rappresentano un fattore importante per il rilancio e la tenuta dell’economia. In particolare, i 12 milioni per le strade stanziati da una delibera Cipe, altri 20 che sono in fase di riprogrammazione e poi circa altri 13 milioni di avanzi di amministrazione sbloccati e impegnati con due recenti delibere di giunta. Ancora, aggiunge, ci sarà la ricaduta dei 220 milioni del Cis.
E della Zes, che proprio oggi Toma lancerà a Roma insieme al ministro del Sud Barbara Lezzi. Di infrastrutture e degli investimenti messi in campo Toma ha parlato ieri anche durante la visita alla sede dell’Ansa a Roma. «Abbiamo lanciato il piano delle strade comunali e provinciali – ha detto – con una serie di interventi finanziari per circa 35 milioni di euro complessivi. Ad oggi sono state approvate delibere per circa 13 milioni, e sono già previsti stanziamenti fino ad arrivare a 35. Stiamo cercando nelle pieghe del fondo di sviluppo e coesione altre risorse».
Tornando al rapporto Svimez, in linea generale, dopo un triennio di debole ripresa del Mezzogiorno, nel 2018 si riallarga la forbice col Centro-Nord. Tengono solo gli investimenti in costruzioni, crollano quelli in macchinari e attrezzature. Prosegue il declino degli investimenti pubblici. Al Sud mancano quasi 3 milioni di posti di lavoro per colmare il gap occupazionale col resto del Paese e il dramma maggiore è l’emigrazione verso il Centro-Nord e l’estero. Capitolo a parte, nel report illustrato, la limitazione dei diritti al Sud. Nel comparto sanitario si registra un divario già nell’offerta di posti letto ospedalieri e si amplia nel settore socio-assistenziale, dove il ritardo delle regioni meridionali riguarda soprattutto i servizi per gli anziani. Infatti, per ogni 10.000 utenti anziani over 65, 88 usufruiscono di assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari al Nord, 42 al Centro, appena 18 nel Mezzogiorno, di cui addirittura 4 su 10mila in Basilicata, 8 in Molise, 11 in Sardegna, 15 in Sicilia. Ancor più drammatici i dati sull’edilizia scolastica. A fronte di una media oscillante attorno al 50% dei plessi scolastici al Nord che hanno il certificato di agibilità o di abitabilità, al Sud sono appena il 28,4%. Inoltre, mentre nelle scuole primarie del Centro-Nord il tempo pieno per gli alunni è una costante nel 48,1% dei casi, al Sud si precipita al 15,9%. Con punte del 7,5% in Sicilia e del 6,3% in Molise.
È evidente, conclude Svimez, che serve con urgenza un piano straordinario di investimenti sulle infrastrutture sociali del Mezzogiorno: scuole, ospedali, presidi socio-sanitari, asili nido.

Foto: Ansa

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