Mentre durante il Consiglio regionale del Molise – martedì – i 5 Stelle denunciavano che il costo delle prestazioni di Neuromed e Cattolica a pazienti non molisani si ripercuote sui nostri conti e sulle nostre tasche, l’Assemblea legislativa della Sardegna in una seduta altrettanto fiume (ma più produttiva) decideva di assegnare al Mater Olbia 150 milioni di budget per tre anni. Una casa bianca sul monte Tabor che apre grazie a una joint venture fra arabi e cattolici (i primi hanno rilevato nel 2014 il progetto di don Verzè): il Mater Olbia è un ospedale cofinanziato da Qatar Foundation Endowment e Fondazione Gemelli. Il suo ingresso nel sistema sanitario pubblico sardo ha trovato posto – niente di meno – nella prima finanziaria del governo 5 Stelle-Lega. È la legge di bilancio 2019, infatti, ad autorizzare la Sardegna – «al fine di dare certezza e attuare gli impegni in relazione agli investimenti stranieri concernenti l’ospedale e centro di ricerca medica applicata “Mater Olbia”» – a programmare, per il triennio 2019-2021, «l’acquisto di prestazioni sanitarie specialistiche ambulatoriali e ospedaliere da soggetti privati in misura non superiore al livello massimo stabilito dall’articolo15, comma 14, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, incrementato del 20%». Una disposizione precisa, dettagliata. Non si può dire sia cucita sul Mater Olbia: è, in chiaro, diretta a finanziarlo. Con quale obiettivo? Aumentare la mobilità attiva, prevede l’articolo 572 della legge di bilancio, e ridurre quella passiva.
Nelle ore in cui a Cagliari si chiudeva un’operazione travagliata – l’ok al finanziamento attraverso una variazione al bilancio era stato rinviato – e sulla quale non sono mancate polemiche anche per via di alcune inchieste giudiziarie, a Campobasso finiva nel mirino dei pentastellati la finanziaria di Renzi che nel 2016 autorizzò tutte le Regioni a programmare «l’acquisto di prestazioni di assistenza ospedaliera e di alta specialità, nonché di prestazioni erogate dagli Irccs a favore di cittadini residenti in regioni diverse da quelle di appartenenza». Sta qui, per i grillini molisani, la causa del disavanzo sanitario 2018: il Molise paga per i ricoveri di pazienti extraregionali in Cattolica e al Neuromed e solo dopo due anni riceve la compensazione dalle Regioni di provenienza. La loro soluzione è limitare il budget assegnato ai privati per gli extraregionali (questo prevedeva l’odg respinto da Palazzo D’Aimmo). Il che però non aumenta la mobilità attiva, semmai la riduce. E il Molise – l’ultima certificazione nel rapporto Gimbe – è l’unica regione del Sud col saldo positivo fra chi si cura altrove e chi sceglie le nostre strutture.
Specchi riflessi. Con l’ennesima coincidenza: in Sardegna la Regione punta sull’eccellenza della Fondazione Gemelli per «abbattere i viaggi della speranza nella penisola» e «azzerare le liste d’attesa»; in Molise il dibattito sui privati, più sul Neuromed che sulla Fondazione (Gemelli Molise a breve) in verità, ha tutt’altro tono.
I 5 Stelle sardi hanno votato contro l’operazione (favorevoli la maggioranza di centrodestra e il Pd). Ma da Roma la benedizione del governo in cui i 5s guidano il ministero della Salute era arrivata in maniera concreta. Senza il via libera della finanziaria, la Sardegna al Mater Olbia non avrebbe potuto assegnare 150 milioni di budget. Tanto che l’esponente di Leu Eugenio Lai si è chiesto «cosa accadrà dopo il 2021, quando finiranno i tre anni di deroga al tetto della spesa sanitaria privata che sono stati concessi alla Sardegna».
E allora il tema è di principio. Finanziare un ospedale dei privati in Gallura è importante, tanto da dedicargli un articolo della manovra nazionale. In Molise, invece, le cose cambiano. Il ministro Grillo potrebbe spiegarci perché. In fondo, basta un videomessaggio…

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