Scrive su carta intestata del gruppo politico ‘Toma presidente’. La crisi aperta dalla Lega a Roma, le elezioni provinciali imminenti (il 25 agosto si vota per il presidente dell’amministrazione di Isernia, il 3 settembre per Campobasso) e le tensioni interne alla maggioranza che lo sostiene a Palazzo D’Aimmo. Sono argomenti politici che meritano di essere trattati come tali.
Quindi il governatore l’appello all’unità lo mette nero su bianco come capo di un’istituzione e di una coalizione.
«Come sapete sono refrattario alle lunghe liturgie politiche e non mi interessa praticarle, lascio dunque ai partiti queste incombenze. Di una cosa però sono certo: il Molise ha bisogno di unità», avvia il ragionamento Toma. «Serve unità istituzionale da parte di chi in Parlamento rappresenta i nostri territori, per rafforzare le nostre posizioni e risolvere tavoli di crisi e problematiche a cui la nostra amministrazione regionale sta lavorando. Da questo punto di vista, sempre ragionando in termini istituzionali, il presidente della Regione considera strategica l’interlocuzione con deputati e senatori molisani: insieme – si appella alla delegazione prevalentemente pentastellata – dobbiamo far sentire la nostra voce a Roma per risolvere, ad esempio: la questione ex lavoratori Ittierre, che necessita del definitivo varo di un apposito decreto; la riprogrammazione dei fondi comunitari e di sviluppo e coesione che passa necessariamente per gli organismi centrali; l’accordo di partenariato sui fondi comunitari che ha necessità di interlocutori stabili. E così via, l’elenco è molto più lungo».
I passaggi successivi sembrano destinati proprio ai 5s, con loro infatti ci sono stati in questo anno gli scambi più accesi (e non Occhionero di Leu): «Possiamo sviluppare anche un’accesa dialettica politica (la dialettica è il sale della democrazia), ma fuori Regione si va assieme, governatore e delegazione parlamentare, senza corse in avanti per screditare chi sta arrivando con l’unico fine di difendere o reclamare i diritti dei molisani: non è una guerra fra chi ha vinto in Molise e chi (forse) ha vinto negli enti sovraordinati. Da questo punto di vista la mia porta sarà sempre aperta e la mia disponibilità sempre totale».
Secondo capitolo, le provinciali. «Anche a livello di partiti – e qui parlo come capo della coalizione che ha vinto le elezioni regionali nel 2018 – c’è bisogno di unità: per le elezioni provinciali di Isernia e Campobasso il suffragio non è popolare, ma dei gruppi politici. Ad Isernia – ammette – sarebbe stato più opportuno avere un solo candidato e non scatenare un braccio di ferro nell’ambito del centrodestra, se non altro per dare una immagine granitica della coalizione agli osservatori politici. Alle provinciali campobassane è vitale andare coesi e non perdere un solo voto, considerato che il Pd ha proposto una candidatura a presidente della Provincia, sulla carta molto debole politicamente, ma che tale potrebbe non essere considerato il fumus di inciucio con i grillini».
Se da un lato chiede di fare squadra ai 5s, dall’altro non risparmia loro stoccate: forse hanno vinto alle politiche, forse fanno l’inciucio col Pd, dice il governatore di centrodestra.
La stoccata più evidente, però, ai suoi. È la musica che accompagnerà, presumibilmente, la conclusione della riflessione avviata con le dimissioni dell’assessore leghista Mazzuto (congelate da Toma). «Le verifiche politiche non si fanno sui social, non si annunciano dal balcone mentre si “stendono i panni”, ma si fanno nelle riunioni di coalizione. Vorrei che ognuno di noi ricordasse la favola di Esopo “Al lupo al lupo!” ed il suo finale. Ed allora – conclude – che settembre ci porti umiltà, consapevolezza di essere forti se uniti, una visione politica di lungo periodo costruita con i giusti passi nel breve volgere di una legislatura. Donato Toma come sempre c’è. Per fare le cose perbene».

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