È il momento delle scelte. E Toma sceglie Salvini. In questi mesi il governatore del Molise non ha mai nascosto la sua stima per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Né l’apprezzamento per le partite gestite insieme al premier, dall’emergenza terremoto del 2018 al contratto istituzionale di sviluppo, l’unico che riguarda il territorio di un’intera regione e al cui tavolo istituzionale la Regione come ente siede insieme a Ministeri, Comuni, consorzi e Università.
Ma il suo discorso in Senato, no, non lo ha apprezzato né condiviso. Mentre della replica dell’ex vicepremier dice: «Non ha fatto un comizio, ha spiegato le ragioni della crisi». Toma le evidenzia, le declina in chiave molisana: sono i no e gli ostacoli dei 5 Stelle su vertenze e sanità. In definitiva, il capo di Palazzo Vitale auspica il ritorno alle urne. «Un governo che sia interlocutore certo, di un solo colore. Naturalmente, mi auguro che sia di centrodestra».
Nel suo ufficio in Regione, Toma ha seguito la diretta dal Senato. «Il discorso del presidente Conte non mi ha colpito in maniera particolare. Nella prima parte – analizza Toma – ha bastonato Salvini, addebitandogli responsabilità e comportamenti, ma quindi mi chiedo: il capo del governo di queste cose non si era accorto? E perché non è intervenuto? Io poi ritengo che l’acredine personale in politica sia meglio lasciarla da parte. Ai cittadini, ai molisani, non interessa questo. Interessa il destino delle imprese, come risolviamo i problemi della sanità. Poi, nella seconda parte del suo ragionamento, Conte ha fatto accenno alle cose da completare, sembra che auspichi una continuazione del suo incarico da premier. Insomma, un fine giurista. Ma diritto e politica non vanno d’accordo».
Al fianco di Salvini, dunque. Oggi ammaccato, ma pur sempre leader in pectore del centrodestra. «Una cosa per tutte. Ha spiegato: se il Mise non convoca le parti sociali, le convoco io. Aggiungo che insieme ai sindacati io ho chiesto un tavolo al ministero di Di Maio sulla Gam da un mese. Ancora nulla». D’accordo col capo del Carroccio pure sul fatto che la prima sfiducia a Conte sia arrivata dai 5 Stelle, col loro voto contrario alla Tav mentre il premier in Senato aveva appena comunicato che si farà. «In definitiva, un governo contraddittorio su tutto. I 5 Stelle hanno gestito in maniera autonoma i loro Ministeri e così la Lega. Ho lavorato molto bene con i ministri leghisti, per esempio la soluzione per l’accesso degli ex Ittierre alla mobilità l’abbiamo definita con il sottosegretario Giorgetti. Non posso dire lo stesso dei pentastellati. Basti ricordare che il Patto per la Salute è stato rinviato a dopo l’estate, o la storia del commissariamento della sanità. Come rappresentante istituzionale, ho bisogno di un governo nazionale che sia di un solo colore. Per questo auspico, a questo punto, il ritorno al voto. C’è necessità di avere a Roma un interlocutore stabile, certo. Mi auguro, naturalmente, che sia un governo di centrodestra».
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