Solo 4 italiani su dieci vogliono tornare a votare subito, mentre la maggioranza degli elettori Pd – ovvero il 64% secondo il sondaggio Winpoll-Sole 24ore – vede di buon occhio il matrimonio con i 5 stelle che ricambiano con un tiepido 43%.
La Lega paga lo scotto di aver staccato la spina al governo gialloverde: rispetto alle intenzioni di voto del 30 luglio, che avevano portato il Carroccio a sfiorare il 39%, il partito di Salvini perde 5 punti attestandosi al 33,7%. Risalgono invece sia il Movimento 5 stelle che il Partito democratico.
Proiezioni queste che favoriscono l’ipotesi di un governo giallo-rosso, anche se la strada continua ad essere irta di ostacoli. Tant’è che alla vigilia della seconda consultazione al Colle è stallo sul nome del premier.
Ieri il presidente Fico, gradito sia Zingaretti sia ai renziani, si è sfilato dalla premiership: la terza carica dello Stato, esponente di spicco dell’ala progressista del movimento, ha fatto sapere di non voler lasciare lo scranno più alto di Montecitorio.
Domani Mattarella incontrerà di nuovo i partiti, un solo giorno per trovare l’accordo su premier e programma.
Anche ieri Grillo ha rilanciato il nome del premier dimissionario e pure il Movimento insiste su un Conte bis.
Dal Nazareno però ribadiscono che la linea da seguire è quella della discontinuità sui nomi e sui programmi. Tuttavia un’apertura all’avvocato degli italiani c’è stata da parte dei renziani, che sono la maggiorar parte sia alla Camera sia al Senato, con un appello al segretario del Pd a dare l’ok a un Conte bis: «Zingaretti accetti la sfida del M5s, via libera a Conte per formare un esecutivo di svolta sui contenuti e sulla compagine ministeriale».
L’ipotesi di un ritorno al Viminale di Salvini e di un governo gialloverde 2.0 per i renziani va scongiurata ad ogni costo.
Conte piace perfino al segretario regionale del Pd che in questi giorni, senza nascondersi dietro un dito, ha ritenuto fattibile la nascita un governo Pd-M5s. Ieri sulla sua pagina fb ha scritto: «Si sarà anche svegliato dopo 14 mesi ma mi sembra che Giuseppe Conte sia senza dubbio il più lucido tra i grillini ed, in ogni caso, tra i pochi che guarda, senza indugio, esclusivamente all’interesse del Paese. Al suo cospetto, la truppa di chi affannosamente valuta cosa faccia meno male al movimento, se un nuovo contratto con la Lega, un accordo con il Pd ed il ritorno al voto, appare una camarilla da prima Repubblica».
Mentre il senatore Luciano D’Alfonso, ex presidente della Regione Abruzzo e molto vicino al Molise, con una foto pubblicata sui social restituisce una visione plastica di quello che accade al Nazareno dove, ieri pomeriggio, si sono insediati i sei tavoli di lavoro che elaboreranno il dossier da portare al confronto con il Movimento 5 stelle per la formazione di una governo giallorosso.
Nonostante le turbolenze delle ultime ore i dem si portano avanti il lavoro. Segno che, al di là delle resistenze interne, questo matrimonio si vuole fare. Anche se alla conferenza stampa di fine giornata Zingaretti ha continuato a tenere la barra dritta: no a un «rimpastone», sì a un governo di svolta e di discontinuità. No a un contratto, modello che ha fallito, sì a un «patto» che contenga più lavoro, più crescita e sviluppo.

Un Commento

  1. Mara Iapoce scrive:

    Ma chi l’ha detto?? Cinque stelle -PD: il sodalizio degli orrori. I partiti che vogliono farti sentire forestiero in casa tua e che relativizzano sprezzantemente i concetti di maschio e femmina. Ma che cosa state dicendo??

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