Day after al veleno nel centrodestra regionale. La coincidenza fra la lotta fratricida per il vertice della Provincia di Isernia e i primi passi dell’accordo 5s-Pd per il governo nazionale fa precipitare umori e commenti.
Per esempio, si racconta di una campagna elettorale cattiva, troppo cattiva per un ente di secondo livello: amministratori che avrebbero avuto promesse di finanziamenti o ‘avvisi’ di revoca di finanziamenti a seconda della scelta di uno dei contendenti al vertice di via Berta. Dall’altro lato, c’è chi fa filtrare l’ipotesi di un super inciucio alla Provincia di Campobasso: pezzi di centrodestra insieme al Pd e chissà, adesso anche insieme ai 5 Stelle.
Dei protagonisti della contesa, solo l’ex presidente Michele Iorio chiama in causa direttamente il governatore Donato Toma. Fonti vicine al capo di Palazzo Vitale fanno notare che Toma è stato il garante del derby interno al centrodestra, derby che lui avrebbe evitato (lo ha detto chiaramente nel suo appello all’unità di qualche giorno fa). Garante della correttezza della competizione, affinché tutti potessero andare liberamente al voto, scegliendo senza condizionamenti esterni. Questa la linea che ha seguito Toma. Non ha chiesto voti per nessuno dei due, non c’è motivo di verificare nulla quindi.
Ai piani alti di via Genova, poi, nessuno dubita poi che Alfredo Ricci sia un esponente del centrodestra. Vanta amicizie politiche e personali nella sede della giunta e nel 2014 ‘si sacrificò’ contro Brasiello proprio alle provinciali. «Guidò il centrodestra in pieno renzismo e fratturismo», dicono ambienti vicini a Toma. E aggiungono, senza buonismo: chi oggi non tiene conto di questo, rappresentando Ricci come uomo non del centrodestra forse nel 2014 nel centrodestra non c’era ma era altrove.
Qualcuno si è spinto a dire: il centrodestra è finito. Finito sulla presidenza di un ente di secondo livello? Dopo una competizione in cui non hanno votato i cittadini ma gli amministratori?

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