L’appello ad abbassare i toni lanciato dal presidente Toma è caduto nel vuoto. Lo strappo che si è consumato all’interno del centrodestra dopo l’elezione al vertice della Provincia di Isernia di Alfredo Ricci continua ad allargarsi.
Gli ultimi in ordine cronologico che hanno alzato la voce sono i consiglieri comunali di Isernia del gruppo Popolari per l’Italia (servizio a pagina 9). Ovvero, quelli che fanno riferimento all’assessore regionale Vincenzo Niro.
Niro, insieme a Patriciello e Micone, alle provinciali di domenica 25 agosto ha sostenuto il sindaco di Frosolone Felice Ianiro, candidato ufficiale del centrodestra. Almeno tanto avrebbe stabilito il tavolo della coalizione. Di fatto, però, Forza Italia, con la sola eccezione di Patriciello, ha votato Ricci.
Che Roberto Di Baggio, isernino doc, avesse sostenuto la candidatura del sindaco di Venafro era noto. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma l’assessore regionale azzurro non ne ha mai fatto mistero. Chi è finita nel tritacarne, accusata addirittura di essersi intestata la vittoria a risultato acquisito, è la deputata di Forza Italia (eletta in Puglia) Annaelsa Tartaglione. Che in Molise è anche coordinatrice del partito del Cav.
Tartaglione, secondo le accuse mosse da Patriciello, Niro e Micone, lo scorso 3 agosto ha avallato la candidatura di Ianiro. Quando poi è scoppiato il bubbone, con una nota di non semplice interpretazione a firma del “coordinamento regionale di Forza Italia” ha sostenuto che il partito era schierato, invece, con Ricci. Alle accuse, anche assai circostanziate (nomi, testimoni, date, incontri), la bella onorevola con un passato in passerella e da anni fedelissima di Berlusconi non ha mai replicato nel merito.
Il livello del dibattito ha ormai oltrepassato il regime di guardia. In difetto, non in eccesso. Girano tra gli addetti ai lavori messaggi, audio messaggi, registrazioni di incontri, screenshot, foto, video: tutti contro tutti.
Ritrovare il bandolo della matassa diventa sempre più complicato.
Un fatto però è oggettivo e ad oggi inconfutabile: nessuno ha smentito Felice Ianiro, che nei minuti successivi al termine ultimo per la presentazione delle candidature ha rilasciato a tutti i media regionali interviste affermando di essere il candidato ufficiale del centrodestra. Nessuno, ma proprio nessuno.
Chissà, forse i vertici di Forza Italia pensavano di farla franca e che il risultato passasse inosservato per via della crisi di governo.
Un errore strategico notevole che potrebbe risolversi con un nulla di fatto, ma potrebbe anche avere conseguenze devastanti.
Sembra ormai chiaro che si sia formato un asse tra Patriciello, Niro e Micone. Un asse che a Palazzo D’Aimmo conta (sulla carta) cinque consiglieri regionali, ovvero, Di Lucente e Tedeschi per i Popolari per l’Italia, Cefaratti e Matteo per Orgoglio Molise (dunque, Patriciello) e Micone (Udc). Un asse che conta anche due assessori in giunta (Niro e Cotugno).
Toma vola alto, e non potrebbe fare altrimenti. Ma i mal di pancia in maggioranza si moltiplicano.
Alle “storiche” pretese accampate da Michele Iorio, Aida Romagnuolo e Mena Calenda, si aggiunge il cataclisma in atto. E non è finita. Perché è evidente che la formazione di un nuovo governo potrebbe avere conseguenze anche sugli equilibri interni alla coalizione che governa la Regione.
Il presidente solo ieri da queste colonne ha fatto sapere che è disposto ad ascoltare tutti, ma le decisioni sono le sue. Senza girarci troppo intorno, Toma ha affermato di essere in credito con il centrodestra: mi hanno cercato – il suo ragionamento – perché erano in crisi, serviva un uomo in grado di battere il Movimento 5 Stelle, all’epoca favoritissimo nei sondaggi. Ho sovvertito i pronostici, battuto i temibili avversari e vinto le regionali.
Come dargli torto?
È tuttavia impensabile che una Regione possa essere governata serenamente da una maggioranza che siede sugli scranni con il coltello tra i denti.
Toma sa che non può sottovalutare la forza di Patrciello e Niro. L’eurodeputato, lo dicono i fatti, da anni decide le sorti delle elezioni che contano. Niro da quando siede tra i banchi del governo regionale ha moltiplicato i consensi.
Altro elemento che il governatore non può non temere è la lunghissima esperienza politica che porta con sé l’ex presidente Iorio. A capo della Regione per più di un decennio, siede tra i banchi di via IV Novembre dal 1990. Dei meccanismi che muovono il Molise conosce vita, morte e miracoli.
Seppur in una posizione contrapposta, Iorio da una parte, Patriciello, Niro e Micone dall’altra, tutti e quattro possono mettere seriamente in discussione la stabilità del governatore Toma.
Toma che si è tenuto distante dalle provinciali di Isernia, ma che la Tartaglione ha tentato di coinvolgere, nel probabile intento di poter così contare anche sulla sua protezione in caso di resa dei conti.
Il fatto che ieri mattina i Popolari per l’Italia di Isernia abbiano inteso prendere le distanze dal sindaco d’Apollonio la dice lunga su come Niro abbia recepito l’appello del governatore: «L’unità e l’umiltà – le parole di Toma – portano alla vittoria. Le divisioni e le prevaricazioni portano alla sconfitta. L’intera classe dirigente tragga le sagge conclusioni».
Anche se, rileggendo i fatti a distanza di qualche giorno e mettendo insieme i tasselli del complesso puzzle, al centro del bersaglio sembra esserci solo e soltanto la deputata Tartaglione. L’hanno attaccata i Popolari per l’Italia appena ieri, lo ha fatto l’eurodeputato di Venafro nei giorni scorsi. Micidiale, in tal senso, l’intervento del presidente del Consiglio Micone. L’esponente dell’Udc ha messo in fila, nero su bianco, la cronologia degli eventi. Per carità, non è detto che la sua versione sia quella esatta. Ma a distanza ormai di giorni, né la Tartaglione, né Forza Italia hanno speso una sola parola per smentire o quantomeno rettificare.
Andando un po’ più a fondo è evidente che tanto rumore non si giustifica con l’elezione di Tizio piuttosto che Caio in un ente di secondo livello, quali sono ormai le Province dopo la riforma Delrio. Il malcontento ha radici più profonde ed è esploso in questa circostanza.
Il presidente del Consiglio Micone, in un passaggio molto significativo della nota-denuncia trasmessa il 29 agosto scorso, ha scritto: «I malumori sono iniziati con la pretesa dell’assegnazione in giunta regionale di due assessori al partito di Forza Italia e continuati, sempre in maniera poco democratica, con l’attribuzione di infiniti elenchi di nomine regionali, penalizzando gli altri partiti eletti».
Sotto la cenere arde tanta brace.
L’avvertimento dei Popolari per l’Italia di Isernia sembra un segnale chiaro. Sei consiglieri comunali che prendono le distanze dal sindaco non è cosa da poco.
Niro negli ultimi mesi si è molto radicato nelle amministrazioni locali, a Termoli ha eletto cinque consiglieri, un assessore e il vicesindaco. Insomma, è uno che il territorio lo vive e se dovesse essere necessario non esiterebbe a far sentire il suo peso.
A Toma non ha chiesto una verifica, ma un chiarimento. Negli interventi post provinciali di Isernia ha sempre tenuto fuori il governatore dai ragionamenti, partendo da un assunto: l’accordo su Ianiro il 3 agosto l’ho ‘sottoscritto’ con la Tartaglione, a quel tavolo il presidente non era seduto.
Micone sembra avere un diavolo per capello. In un istante ha perso la sua proverbiale galanteria e riferendosi alla Tartaglione ha affermato che «nonostante sia stata eletta nella regione Puglia e non eletta direttamente dal popolo molisano, continua arrogantemente e prepotentemente a condurre una gestione pretenziosa della politica molisana, a partire da quella comunale fino a voler imporre l’assetto politico regionale».
Forte anche l’accusa di Patriciello: ha utilizzato un coordinamento che non è mai stato riunito e che quindi, di fatto, non esiste, se non per fare da paravento a chi non ha avuto nemmeno il coraggio di firmare ciò che ha scritto.
Sarebbe davvero bello (giornalisticamente, s’intende) avere l’opportunità di poter prendere parte al prossimo tavolo di coalizione. Quello che probabilmente si terrà se Toma dovesse decidere di azzerare la giunta. Da una parte la bella Annaelsa, dall’altra – incazzati neri – Aldo, Vincenzo e Salvatore.
Nonostante i temporali delle ultime ore, il settembre molisano si preannuncia rovente. Molto rovente.
Luca Colella

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