Sono i giorni convulsi della lunga maratona per l’approvazione del Bilancio regionale. I consiglieri del Movimento 5 Stelle, dopo una settimana di lavori quasi ininterrotti, convocano la stampa per comunicare di aver presentato un ricorso al Tar contro la Regione Molise. Il motivo? L’impossibilità di poter consultare gli atti amministrativi legati al documento finanziario attraverso la piattaforma Urbi, un vero e proprio ‘accesso negato’ alla mole di atti che, a loro avviso, sono fondamentali per una precisa e oggettiva analisi degli atti del bilancio regionale.
Ricorso presentato ma non accolto dai giudici amministrativi del Tar che ieri hanno depositato la sentenza.
Il ‘contenzioso’ tra il governatore Toma e il gruppo consiliare, l’ennesimo a dire il vero, nasce parecchi mesi prima di quei convulsi giorni di maggio. Il braccio di ferro inizia a novembre quando i consiglieri avanzano richiesta ufficiale al governatore per ottenere l’abilitazione all’accesso diretto dell’area «Contabile e Patrimonio» della piattaforma Urbi, il programma in uso agli uffici regionali: una sorta di banca dati contenente ogni tipologia di documento o atto amministrativo. L’istanza non è reputata accoglibile: per motivi legati alla sicurezza dei dati, scrive il presidente Toma, non è possibile consentire l’accesso ai non addetti ai lavori. Il ‘tira e molla’ va avanti fino ad aprile quando il governatore chiude la questione spiegando che «fermo restando il più ampio diritto di accesso, riconosciuto al consigliere, a tutti gli atti che possono essere di utilità all’espletamento delle sue funzioni, tale diritto è consentito purché non si sostanzi in richieste assolutamente generiche ovvero meramente emulative. In sintesi, la concessione della richiesta abilitazione equivarrebbe ad un accesso indiscriminato e generale su non ben definiti atti d’ufficio, poiché deve sempre sussistere un legame diretto tra la richiesta di accesso stessa e lo specifico atto d’interesse».
Spiegazione che non basta ai consiglieri che decidono di adire le vie giudiziarie, passo questo annunciato in una conferenza stampa. Il tasto dolente, per i 5 Stelle, è però l’essere stati identificati con i «non addetti ai lavori». Ma come, l’accesso alla piattaforma e ai contenuti è consentita agli assessori che, tecnicamente, sono consiglieri ‘sospesi’ e non a chi invece effettivamente ricopre il ruolo?
La posizione assunta dal presidente Toma, però, è certificata dalla sentenza del Tar.
Per i giudici, il ricorso è infondato. Pur condividendo il fatto che il diritto di accesso del consigliere regionale non incontra il limite della riservatezza, per i magistrati resta ferma la regola per cui l’esercizio dello stesso presuppone la presentazione di una richiesta specifica e puntuale, che deve riferirsi a documenti preesistenti e già formati.
Invece, nel caso prospettato dai quattro consiglieri regionali che hanno firmato il ricorso presentato dall’avvocato Vincenzo Iacovino (Greco, Primiani, Fontana e De Chirico), il rilascio delle credenziali di accesso all’area “Contabile e Patrimonio” del sistema Urbi Smart, avrebbe consentito agli stessi di accedere «alla generalità indiscriminata dei documenti relativi alla contabilità dell’ente in mancanza di apposita istanza».
I magistrati precisano il punto parlando del rischio di «un monitoraggio assoluto e permanente sull’attività degli uffici, tale da violare la ratio dell’istituto, che, così declinato, eccede strutturalmente la sua funzione conoscitiva e di controllo in riferimento ad una determinata informazione e/o ad uno specifico atto dell’ente, siccome ritenuti strumentali al mandato politico, per appuntarsi, a monte, sull’esercizio della funzione propria dell’area “Contabile e Patrimonio” e sulla complessiva attività degli uffici, con finalità essenzialmente esplorative, che eccedono dal perimetro delle prerogative attribuite ai consiglieri regionali».
Un atto «inutile», lo ritiene il governatore Toma. Che, contattato sul verdetto da Primo Piano Molise, spiega: «Quello dei 5 Stelle è stato un ricorso non utile alla collettività. Ora mi chiedo, visto che le spese sono state compensate, chi pagherà le loro? Il gruppo con i soldi pubblici o si tasseranno i consiglieri? Sarei curioso di saperlo, io mi sono affidato all’Avvocatura e la difesa rientra nelle sue competenze. Ma il loro legale qualcuno dovrà pagarlo…».
Toma era naturalmente convinto della legittimità del suo diniego all’accesso. Sarebbe stato, dice, come «dare le chiavi di un ufficio a un signore che poteva entrare quando voleva e leggere tutti gli atti di quell’ufficio». Una richiesta esorbitante, conclude, come l’ha giudicata anche la magistratura amministrativa.

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