Ha dovuto ingoiare due bocconi amari, nel giro di un anno e mezzo. Prima l’alleato si chiamava Lega, oggi si chiama Pd. Ma il senso non cambia.
Andrea Greco, leader carismatico del Movimento 5 Stelle in Molise, affida la sua narrazione dell’accordo programmatico che ha consentito la nascita del Conte bis ad un lungo ed articolato post su Facebook. E svela la posizione personale rispetto al prima e all’oggi.
« Mai avrei pensato nella mia vita che il Movimento 5 Stelle avrebbe stretto accordi con la Lega, men che meno con il Partito Democratico. La spocchia senza limiti di troppi degli esponenti dem è per me qualcosa di terribilmente insopportabile, soprattutto considerando i disastri generati negli ultimi 5 anni di governo» spiega subito Greco, rivelando una insofferenza celata per settimane ma intuibile da qualche dichiarazione molto spinta sul ruolo dell’ex vicepremier Di Maio. Del resto, Greco è sempre stato in linea con l’ortodossia rappresentata dall’attuale titolare del dicastero degli Esteri.
Il capogruppo del Consiglio regionale si sofferma sull’impossibilità di un’altra strada, diversa da quella ormai intrapresa e si concretizzerà lunedì con la fiducia alla Camera e martedì con quella che il Conte bis incasserà al Senato. Il Movimento non poteva abbandonare i cittadini nel guado, spiega Greco. Non si poteva fare altrimenti, in pratica la legge elettorale «non lascia scampo: per vincere serve più del 40%. Scritta e voluta proprio per arginarci, per frenare l’onda di cambiamento che stava per abbattersi nel 2018. Il consenso raggiunto alle scorse elezioni per il Movimento è stato immane, ma non così grande da permetterci di governare da soli, per cui abbiamo fatto quello che avevamo ampiamente annunciato e promesso: far valere quel 33% in Parlamento senza alcun argine ideologico, per la formazione di 2 governi consecutivi guidati dal professor Giuseppe Conte. È chiaro ed evidente che per ‘pulire un mulino’ bisogna imbrattarsi di farina, altrimenti il rischio è quello di rimanere tagliati fuori dai processi decisionali e di conseguenza umiliare i milioni di cittadini che ci hanno voluto nelle istituzioni».
I 5 Stelle quindi hanno dovuto fare ‘di necessità virtù’. Allearsi per governare, per far valere il consenso. Lo hanno fatto con Salvini prima, «primo tentativo naufragato al Papeete, mentre si stavano facendo riforme importanti, per colpa di Salvini che voleva evidentemente andare al governo da solo». Lo hanno fatto con Zingaretti ora, «un’alleanza inaspettata e inimmaginabile solo 15 mesi fa che nasce per portare a termine quanto di buono si era iniziato e per cercare di fare molto di più per i cittadini, senza l’illusione di nuove elezioni che al limite ci avrebbero riportato al punto di partenza». Non nasconde la contrarietà alle decisioni assunte in tema di sostituzioni di ministri, Andrea Greco, che sottolinea come «per portare a termine i radicali cambiamenti avviati da Toninelli e Grillo, rispettivamente nei Trasporti e nella Sanità, mi sarei aspettato che quei due fondamentali ministeri restassero sotto la nostra gestione».
In questa ‘guerra’ interna contro l’alleanza mal digerita, Greco confessa: non mi fidavo ieri del Pd e non mi fido oggi. «Quello che ho sempre pensato del Pd, lo penso anche oggi. Nessuna giravolta, nessun cambio di bandiera e nessun tradimento. Mi fido però del Movimento 5 Stelle e mi fido di quello che la nostra squadra di ministri potrà realizzare oltre alla straordinaria opera di controllo nei ministeri».
Lui resta sul fronte: «Inizierò naturalmente dai ministeri della Sanità e dell’Economia che oggi determinano la vita della sanità in Molise. Esigerò le risposte che Pd e Leu devono dare ai cittadini molisani». Quindi ricomincia da dove il discorso si era interrotto prima della pausa estiva: al neo ministro Speranza chiederà «cosa intende fare in merito alle convenzioni con l’Irccs Neuromed di proprietà dell’eurodeputato Aldo Patriciello», alla deputata di Leu Occhionero di «incontrare la struttura ministeriale insieme ai commissari per porre immediato rimedio a questa situazione». Alla capogruppo dem Fanelli, sempre sullo stesso argomento, di attivarsi al Mef (a guida Pd).
In definitiva, «pur di dare una stabilità al Paese, accetto questo accordo con fiducia nel Movimento 5 Stelle, ma lo faccio con grande fatica». Ingoia il boccone amaro ma avverte: «Io non mollerò la presa e sarò sempre dalla vostra parte. I valori non sono cambiati e nemmeno le idee e i programmi. Quelli sono i miei e i nostri fari e per quelli andrò avanti al vostro fianco. Senza fare sconti. A nessuno».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.