Misurato, leale interprete della linea del Movimento. Mai una parola fuori posto, mai un tono che potesse far percepire all’interlocutore un dissenso.
Che con la Lega fosse tutto finito si è capito anche quando Antonio Federico ha descritto il lavoro di un anno con gli (ex) alleati del Carroccio come una «trincea». Ogni Commissione era una piccola trincea. E ancora: abbiamo provato a resistere.
Parole ‘grosse’ per il mite deputato. Mite, ma di fatto capo della delegazione molisana 5s in Parlamento.
Un ruolo che si è conquistato sul campo e che lo vede in pole position nella complicata partita dei sottosegretari. La lista è attesa per martedì. Naturalmente abbottonato, per educazione e magari un pizzico di scaramanzia, l’onorevole ‘chitarrista’ – che alla politica dice di preferire senza dubbio la musica – però non si tira indietro.
Federico, in tutta sincerità: si aspettava che Salvini chiedesse le dimissioni del premier nel pieno dell’estate?
«Mi aspettavo che Salvini staccasse la spina non appena lo avesse ritenuto utile per capitalizzare il proprio consenso. Sinceramente mi aspettavo meno che lo facesse in pieno agosto, suggerendo il voto a ridosso della discussione sulla manovra di bilancio».
Ha avuto paura di perdere l’occasione di contribuire al processo di cambiamento del Paese?
«Ho temuto di non riuscire a portare a compimento tutte le misure messe in campo per i molisani e tutti gli italiani».
Dopo il secondo giro di consultazioni, Di Maio dal Quirinale ha affermato di non rinnegare nulla del governo con la Lega. Lei, rispetto alla sua azione nelle Commissioni e in Aula, la pensa come il suo capo politico?
«Luigi, per la verità, ha detto di non rinnegare nulla di quanto ottenuto al governo, che mi pare cosa diversa. Per quanto riguarda il lavoro in Commissione Ambiente, ripeto quanto già raccontato: è stato sempre difficile lavorare con la Lega».
Crede nel governo che è appena nato?
«Ci credo fin tanto che lavorerà per realizzare i punti del programma ribaditi da Luigi Di Maio giorni fa dopo le consultazioni con il presidente Giuseppe Conte, gli stessi punti annunciati dal Movimento 5 Stelle in sede di stesura del Contratto di governo lo scorso anno e gli stessi punti contenuti nel programma elettorale votato da milioni di italiani».
L’esecutivo col Pd durerà fino al 2023?
«A questa domanda non posso rispondere in termini certi. Posso dire che me lo auguro e sono sicuro che se andrà avanti fino al 2023 vorrà dire che abbiamo raggiunto altri importanti obbiettivi per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese».
Come si fa a coniugare le accuse mosse quotidianamente dal Movimento al Pd di Renzi e Boschi con un futuro da trascorrere gomito a gomito?
«Guardi, non sarà semplice come non lo è stato fino ad ora con la Lega. Il punto però è un altro. Il Movimento 5 Stelle si è sempre definito al di sopra degli steccati politici. Già lo scorso anno, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche, dicemmo che se non avessimo avuto i numeri avremmo parlato con tutte le forze politiche per provare a formare un governo che facesse il bene degli italiani. Era e rimane questo l’unico modo di realizzare il nostro programma per la crescita del Paese data la situazione d’impasse causata da una legge elettorale che, pur di frenare il Movimento 5 Stelle, ha favorito lo stallo politico e istituzionale. I temi sono e restano centrali».
Un tema a caso: le concessioni autostradali. Sembra di capire che Pd e Movimento la pensano in maniera diametralmente opposta. Voi siete per la revoca, loro no.
«Giorni fa ho letto le dichiarazioni dell’ex ministro dei Trasporti in quota Pd Graziano Delrio, che ha detto, cito testuale: “Una revisione delle concessioni pubbliche, non solo quella di Autostrade, ci trova perfettamente d’accordo”. Credo che questa sia una buona base di partenza».
Tanti attivisti sono adirati con voi, avrebbero preferito il voto.
«Come facciamo da anni, semplicemente gli abbiamo chiesto cosa ne pensassero. La votazione di qualche giorno fa su Rousseau ha certificato che quasi l’80% di chi si è espresso è favorevole alla costituzione del governo che ha appena giurato. È stato un risultato importante che ci ha dato una indicazione ben precisa, senza tentennamenti».
Tra i punti del programma c’è il taglio dei parlamentari. Fumo negli occhi degli italiani: con il risparmio non si sostiene nemmeno la metà della spesa annuale della sanità molisana.
«Vero. Del resto anche lo stipendio che mi taglio da sette anni ormai non serve a risolvere tanti problemi. Ma serve a dare un segnale di sobrietà e di rottura rispetto a un passato in cui la politica è stata intesa come Casta e come gestione dei centri di potere».
Se Conte le chiedesse di entrare a far parte della squadra di governo? Il Molise meriterebbe un sottosegretario per il contributo che ha dato al Movimento il 4 marzo 2018. Contributo comunque ribadito alle regionali, anche se non vinte, e, soprattutto, alle comunali del capoluogo.
«Queste sono valutazioni che interessano poco anche perché sono convinto che si possa fare il bene della propria terra pure da semplice parlamentare. Certo, se dovessero propormi un ruolo di maggior rilievo istituzionale non mi tirerei indietro».
In 14 mesi cosa ha fatto la delegazione parlamentare (di casa nostra) per il Molise?
«Ha lavorato, a volte raccontando il proprio lavoro, altre volte portando avanti la propria azione lontano dai riflettori. In questi mesi abbiamo trovato soluzioni di rilievo nazionale che hanno ricadute importanti sul Molise, penso a Reddito di cittadinanza, Quota 100, agli sgravi fiscali per le imprese che assumono al Sud, ai fondi per il dissesto idrogeologico che riguarda il 100% del territorio regionale, alle prime risorse per la viabilità interna. E poi c’è l’impegno specifico per le situazioni locali. Penso alla viabilità e ai fondi per il viadotto Sente-Longo e penso al lavoro. Per gli ex lavoratori di Ittierre è stata trovata una soluzione che sarà all’attenzione del Parlamento nei prossimi giorni, così come lo scorso anno è stato fatto per la cassa integrazione di Gam. Per l’azienda avicola siamo in continuo contatto con i lavoratori e già in queste ore stiamo lavorando per confermare il tavolo di confronto al Mise che avevamo ottenuto già nelle scorse settimane.
Ma per tornare alla domanda, ricordo anche l’impegno della collega Rosa Alba Testamento per l’ottenimento dei fondi per i nostri beni culturali, ad esempio per la riapertura della Biblioteca Albino; l’impegno del senatore Ortis a tutela della sicurezza e della difesa dei presidi territoriali molisani che hanno visto aumentare, e non diminuire come qualcuno annunciava, il numero degli operatori in Molise. E vorrei ricordare il lavoro svolto dal senatore Luigi Di Marzio in commissione Sanità: se oggi le nomine sanitarie sono slegate dalla politica lo dobbiamo anche al suo impegno in Senato».
Giuseppe Conte: la sintesi di Antonio Federico.
«Il presidente del Consiglio è stato due volte in Molise nel giro di pochi mesi, come non aveva fatto nessun premier prima di lui. Ed è arrivato nella nostra regione con 220 milioni di euro per il Contratto di sviluppo, dunque con fondi destinati allo sviluppo del territorio. L’iter ha subito uno stop solo a causa della sconsiderata crisi del mese scorso, ma sono certo che nei prossimi giorni il presidente tornerà in Molise per la firma finale. Noi lo aspettiamo a braccia aperte».
Il premier ha ricompattato gli italiani. Ma un’altra rottura con gli alleati difficilmente sarebbe compresa e perdonata.
«Quella di Giuseppe Conte è una figura di spessore umano prima ancora che politico. È riuscito ad essere amato e rispettato riavvicinando cittadini e istituzioni: un aspetto fondamentale per gestire il momento politico attuale e guardare al futuro».
In Molise si vocifera che tra i primi atti del governo che sta per nascere ci sarà la nomina di un nuovo commissario della sanità al posto di Angelo Giustini.
«Questa è una domanda che dovremmo rivolgere al neo ministro della Sanità, Roberto Speranza, che è in quota LeU».
A differenza della Lega, il Pd non ha interessi radicati al Nord. Perché non propone un piano Marshall per la sanità molisana? Un intervento straordinario che rimetta i conti in pari e fornisca l’ossigeno necessario ad assicurare servizi che chi vive in questa terra oggettivamente merita.
«Anche questa è una sfida che contiamo di raccogliere insieme al neo ministro della Sanità, puntando sulla centralità della sanità pubblica e sul contrasto alla carenza dei medici negli ospedali molisani».
Cosa si può fare invece per frenare lo spopolamento?
«Dobbiamo rafforzare le misure già messe in campo in questi mesi. Penso ad iniziative come ‘Resto al Sud’ rivolta al mondo dell’imprenditorialità; penso al Contratto di sviluppo che fornisce possibilità di crescita ai settori di edilizia e servizi; penso alle politiche di coesione da concordare con Regione ed enti locali; penso alla Zes Adriatica per la cui istituzione mercoledì scorso il presidente del Consiglio ha firmato il relativo decreto. Per il via libera definitivo alla Zona economica speciale ora bisogna attendere solo la Corte dei Conti. Si tratta di un risultato importante per il Molise che apre a nuove possibilità di investimenti, sviluppo imprenditoriale e occupazionale».
Però un vostro ex ministro, Bonisoli, ha cancellato la direzione del Polo museale, accorpando il Molise all’Abruzzo. Un ulteriore passo verso la cancellazione della regione.
«Come già specificato dallo stesso ministero, i Cda dei musei sono stati aboliti per semplificare, in quanto i loro pareri venivano comunque già approvati dalla direzione centrale. La ratio del decreto di riorganizzazione è dunque volta a razionalizzare e semplificare la gestione dei siti, ma non chiude all’autonomia degli stessi».
La Lega ha sponsorizzato e sostenuto in Parlamento la legge che di fatto taglia i fondi alle emittenti televisive delle piccole regioni. Legge che penalizza oltremodo il Molise. Adesso che Salvini è in minoranza, lo assume un impegno con gli editori e i giornalisti molisani?
«Dobbiamo ripartire dal lavoro fatto nelle scorse settimane con gli Stati generali dell’editoria e dobbiamo ascoltare tutte le associazioni in rappresentanza della categoria per trovare la soluzione migliore per tutti. In ogni caso in questo momento non sono nella possibilità di prendere alcun impegno se non quello di ascoltare tutti e portare la voce di tutti all’interno delle istituzioni».
Guardiamo ai fatti molisani: il centrodestra in regione sta implodendo.
«Sta accadendo perché le diverse anime che lo compongono, anche all’interno dello stesso partito, pensano agli interessi di bottega più che al bene comune. Intanto ai molisani non arrivano risposte concrete e questo alla lunga si paga».
Dicono che lei sia un ottimo chitarrista. Ha mai suonato un pezzo per Conte? E per Di Maio?
«Da tempo ormai suono solo per me stesso».
Meglio la politica o la musica?
«Naturalmente la musica».
Cosa vuole fare da grande Federico?
«Finita questa esperienza tornerò alla mia vita di privato cittadino».
Ultima domanda e non sia di parte: un giudizio sui primi tre mesi di Gravina sindaco di Campobasso?
«Anche non volendo essere di parte, non si può non essere dalla parte di Roberto Gravina e della sua squadra. Lo capisco quando mi ritrovo con loro e vedo l’entusiasmo dei cittadini».
l.c.

Un Commento

  1. Alessandro scrive:

    Mi ricordo che qualche anno fa, andammo in delegazione presso il Consiglio Regionale, nella stanza riservata al M5S, dove Federico svolgeva i compiti relativi al suo mandato, per una questione di lavoro. Ebbene, ci accolse in piedi davanti alla scrivania e, la prima cosa che disse in modo categorico, fu questa “” (no comment !!!!)

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